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Le vane chiacchere
del politico

Di Antonio Pilato
Oggi, più di quanto lo è stata fino a qualche decennio addietro, la gente ben pensante e,
vuoi per congenita disposizione naturale vuoi per acquisizione culturale, dotata del pensiero libero e  critico, non è più, grazie a Dio, disposta ad accettare passivamente le chiacchiere del politico, e abboccare, come pesciolini, affamati, all’amo, alla seduzione del linguaggio, chiunque si presenti al pubblico, dotato o superdotato della tecnica della comunicazione di massa (che come si sa viene dal pulpito ben confezionata).Mi riferisco soprattutto al presidente del Consiglio. In politica, a meno che non  si  faccia di tutta l’erba un fascio, come nell’arte contemporanea  dove l’urinatoio di Marcel Duchamp diventa opera eccellente, il linguaggio deve essere usato come  vagone tenuto esatto al millimetro  sulle rotaie, per viaggiare correttamente, altrimenti presto crolla, cade nell’errore mostrando tutto il carico della limitatezza di senso, anzi ancor peggio del totale nonsenso. Meglio usare poche parole semplici, scarne, senza il superfluo né manchevolezze, aderenti alla realtà terrena e senza  “coloriture di risonanza metafisica “; l’uso di un linguaggio comprensibile a tutti, non riservato solo
ai dotti, per il fine di evitare alla gente comune, che vive solo  di fatica, di consultare il dizionario inglese o chiedere aiuto ai figli   che hanno studiato… Occorre invece tacere assolutamente su ciò che non si può realizzare. A volte, come in amore, il silenzio ha più valore della parola, è 
più eloquente delle chiacchiere, ancor meno di quelle che a Milano si vendono nel supermercato nel periodo di carnevale. Come si dice comunemente “cane che abbaia, non morde,” e  “asino che  raglia non dice niente”. Questa opinione è argomentata a proposito dei comizi, rivolti a tutti gli italiani, dalla nascente  stella renzina, venuta da cielo in terra a miracolo mostrare. È opinione diffusa infatti che egli ha detto e fatto, in pochissimi  giorni,
tutto e il contrario di tutto. Un docente in classe, se avesse esordito in eguale misura, avrebbe subitamente determinato l’ira degli studenti e demotivato, sin dalle prime lezioni, il loro impegno nello studio. Per  finire, qualora le promesse di questo presidente del consiglio, dovessero arrivare al porto, si spera   che gli strumenti   adoperati   non siano  quelli di sforare ulteriormente il debito pubblico, il pagamento degli interessi del quale graverebbero, ulteriormente e più pesantemente,  sulla  gente  già provata, causando disperazione indiscriminata di massa e quei suicidi degli imprenditori, coscienti di non avere più vie di salvezza. 18 marzo 2014.
-o-
Un giorno, l’autore, il professor [1] Antonio Pilato, parlando di “politica” mi disse. “Quando l’Islàm si farà avanti [se Dio vuole, ho aggiunto] sarò al tuo fianco”. Si era concordi nel ritenere che un sistema non può essere cambiato dall’interno da persone che ragionano con la stessa logica del sistema, perché il cambiamento sarebbe solo apparente, come disse il Gattopardo. Perché le cose cambino, per potere ottenere l’apocatastasi [2] è necessaria una logica diversa come quella che si fonda sul principio che “nessuno ha titolo di essere dominus [3] dell’uomo, tranne il Creatore.

NOTE
[1] professore di filosofia in pensione
[2] apocatastasi = ristabilimento. a livello socio-politico dell’ordinamento di Dio sulla Terra.
[3] dominus = padrone

N.° 184

Giumada I° 1435
Marzo 2014

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