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Il trattato
di Hudaybiyyah

Nell’anno sesto dell’Egira il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, ebbe in un sogno l’ordine di eseguire il piccolo pellegrinaggio, per cui diede inizio ai preparativi per eseguire la ‘ùmrah nei mesi della tregua d’armi. Con settanta cammelli per il sacrificio egli si avviò verso La Mecca accompagnato da quattordicimila uomini senza armi.
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I Quraish si trovarono di fronte a un dilemma. Erano i mesi della tregua d’armi, per cui, se essi avessero attaccato, avrebbero violato i mesi sacri della tregua, con l’aggravante che il Profeta* e i suoi seguaci erano disarmati, c’erano i cammelli per il sacrificio ed erano state dichiarate le intenzioni pacifiche per l’esecuzione dei riti del Pellegrinaggio. Se essi, invece, senza opporre resistenza avessero permesso al Profeta* e ai suoi seguaci di eseguire il Pellegrinaggio, entrando alla Mecca, si sarebbe potuto dire in tutta l’Arabia che essi avevano avuto paura del Profeta*.
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Che fare per uscire con onore dal dilemma? Trattare, tenendo il bastone dietro la schiena! Messe sul piede di guerra le loro forze armate, i Quaraysh chiesero di trattare e il Profeta* acconsentì. Dopo alcune tergiversazioni, finalmente i Quraish inviarono come loro interlocutore nella trattativa Suhàyl bin Amr che venne accettato dal Profeta*. L’incarico di mettere per iscritto i termini dell’accordo venne affidato a Ali bin Abu Tàlib.
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Il Profeta* diede inizio alla dettatura con bismi-llàhi r-Rahmàni r-Rahìm, ma Suhàyl obiettò che loro non conoscevano né Rahmàn né Rahìm per cui si doveva iniziare con la formula d’uso Bismi-Ka, Allahùmma. Il Profeta,* acconsentì a iniziare il trattato con la formula tradizionale e iniziò la dettatura, dicendo che l’accordo avveniva tra Muhàmmad, l’Apostolo di Allàh e Suhàyl bin Amr, ma Suhàyl disse di no perché i Quraysh non gli riconoscevano la qualifica di Apostolo di Allàh. Si doveva scrivere che l’accordo era avvenuto tra Muhàmmad bin Abdullàh e Suhàyl bin Amr.
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Ali aveva già scritto Muhàmmad l’Apostolo di Allàh e rimasto interdetto, quando il Profeta* acconsentì anche a questa richiesta di Suhàyl, si rifiutò di cancellare quello che aveva scritto. Allora, il Profeta* di suo pugno scrisse Muhàmmad bin Abdullàh.
I Compagni presenti si adirarono per il comportamento ostile di Suhàyl, ma tacquero per rispetto al Profeta*.

TERMINI DEL TRATTATO DI HUDAYBIYYAH
[di non belligeranza]

1 – Non ci sarà guerra tra le due parti per due anni, che vivranno in pace tra loro.
2 – I Musulmani torneranno indietro quest’anno e potranno tornare per eseguire il pellegrinaggio alla Kà’bah l’anno prossimo con le spade inguainate, restando alla Mecca per soli tre giorni.
3 – Le tribù beduine sono libere di allearsi con chi voglione delle due parti.
4 – Le carovane dei Quràysh potranno passare per Medina senza subire molestie.
5 – Se uno dei Quraysh si trasferisce a Medina senza il consenso del governo della Mecca dovrà essere restituito, mentre se un Musulmano ritorna alla Mecca non dovrà essere restituito.
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I Musulmani erano rabbiosi. Portavoce della loro rabbia fu 'Uthmān bin ‘affān, il quale disse:
“O Profeta di Allàh, tu non sei un Profeta?”.
Il Profeta*: “Certamente! Perché no?
Uthmān: “Noi non siamo musulmani?”
Il Profeta*: “Perché no?
Uthmān: “Questa gente non è infedele?”
Il Profeta*: “Certamente che lo è!
Uthmān: “E allora perché trattiamo con loro come inferiori?”.
Il Profeta*: “Io sono Servo di Allàh e di Lui Profeta. Non posso disobbedire ai Suoi ordini. Altrimenti Egli mi priverebbe del Suo sostegno!
‘Umar non fu soddisfatto della risposta, ma appose la sua firma al documento come testimone.
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Questo trattato di non belligeranza con i politeisti idolatri della Mecca a costo della rinuncia alla basmalah e al titolo di Apostolo di Allàh da parte del Profeta* ebbe gran numero di benefici effetti sulla vita della Comunità Islamica, che nei due anni successivi a Hudaybiyah crebbe in numero di più di quanto era cresciuta nei venti anni precedenti.

N.° 184

Giumada I° 1435
Marzo 2014

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