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Moschea al-Aqsa

Dice Allàh, rifulga la Sua Luce, nel Sublime Corano: «Lode a Colui che di notte trasportò il suo servo [il profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria] dalla Moschea Sacra [al-Màsǧidu l-Ḥarām] (ossia dalla Mecca) alla Moschea Remota [al‑Màsǧidu-l-Àqsā] della qual benedicemmo il Territorio intorno a essa [la Palestina] per mostrargli alcuni dei nostri Segni”. Così dal Sublime Corano, Sura XVII, 1. La Moschea si trova sul ḤÀRAM SHARĪF che è tutto il Recinto sacro musulmano, noto in Occidente come la Spianata del Tempio a Gerusalemme, dove al tempo di Gesù [il Messia ‘Īsā figlio di Maria] sorgeva il Tempio di Erode.
In verità, il profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse per ispirazione divina, che la Moschea al-Àqṣā fu il secondo luogo di culto sulla Terra dedicato l’adorazione del Dio Uno unico e Uni-personale / Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, quaranta anni dopo la costruzione della Nobile Kà’bah nella valle di Bàkkah nel Hiǧāz, eseguita dal profeta Abramo [Ibrāhīm, su lui la pace] e da suo figlio Isma’īl [Ismaele].
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Alla Sala di adorazione, suddivisa in sette navate, nelle quali possono eseguire il rito d’adorazione più di cinquemila fedeli, si accede da un grande vestibolo con sette arcate che danno accesso alle porte dell’epoca, in cui Gerusalemme [al‑Quds] faceva parte dei domini asiatici della dinastia Fatimide, la capitale della quale era al Cairo. Esse immettono nelle sette navate dell’interno. La navata centrale è formata da due file di massicce colonne con capitelli corinzi ed è decorata con mosaici; il soffitto, dorato, è a cassettoni ed è un gioiello di arte araba. Le navate sono separate da colonne di marmo e pilastri di pietra, le arcate sono in rame placcato d’oro. L’interno della cupola è ornato di mosaici e decorazioni con iscrizioni tratte dal Corano, di cui la maggior parte furono eseguite per ordine del sultano Ṣalāḥu-d-Dīn al-Ayyūbī [il cui nome, latinizzato, diventa Il Saladino] successivamente alla seconda liberazione di al-Quds dal quasi centenario dominio crociato, dopo il 1187. Pure per ordine del Sultano furono costruiti il grande miḥrāb e minbār il pulpito in legno di cedro, finemente cesellato e incastonato d’avorio e madreperla, distrutto da un incendio nel 1969, quando un ebreo ultra-ortodosso australiano appiccò il fuoco alla Moschea.
La prima liberazione di al-Quds, questa volta dal dominio bizantino, avvenne ad opera del secondo Califfo, il principe dei Credenti [amīru-l-mu‹minīn / latinizzato in miramolino],’Ùmar ibn al‑Khaṭṭāb [che Allàh si compiaccia di lui] nel 636 dell’era volgare, anno 14° dopo l’Egira del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, il quale fece edificare sull’area del Ḥāram Sharīf, [dalla Roccia del quale il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, dopo il viaggio notturno e l’adorazione in esso come imām di tutti i Profeti, su loro la pace, prese il volo per il mì‛rāg alla fine del quale fu ammesso alla Presenza Divina] una Moschea, denominata poi al-Àqṣā, una Moschea in legno a copertura della Roccia, detta Moschea di Omar, denominazione rimasta anche dopo che nel 68° dell’Egira, il quinto Califfo Omàyyade
‘àbd el‑Màlik [685-705] fece costruire la Cupola della Roccia.
Nell’anno 1099 Gerusalemme, caduta nelle mani dei Crociati, diventa la capitale del loro Regno e l’area, dove ora sorgono le attuali costruzioni, che era ritenuta essere stata occupata anticamente dal palazzo di Salomone, diventa la provvisoria dimora dei sovrani, presso la Moschea, fino a quando, pronto il nuovo palazzo reale presso la chiesa del presunto Santo Sepolcro, essa fu ceduta ai Templari, i quali, chiamandola Palazzo di Salomone, ne fecero la loro la sede.
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Dopo la definitiva vittoria del sultano Ṣalāḥu-d-Dīn al-Ayyūbī, la Moschea riprese la sua precedente funzione e venne arricchita, come detto precedentemente, di marmi, mosaici e decorazioni che si possono ammirare tuttora. Durante la lunga dominazione turca, specie sotto il sultano ottomano Sulaymān detto il Magnifico [1494 – 1566], nel sec XVI, furono compiute grandi opere di restauro per dare all’edificio l’aspetto che aveva ai tempi dei califfi Abbàsidi e dei Fatimidi. La moschea successivamente subì molti altri rifacimenti, gli ultimi dei quali risalgono al 1938.
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Nel giugno dell’anno 1967, Gerusalemme cade nelle mani dell’ultima potenza colonialista insediatasi in Palestina con la connivenza delle Nazioni Unite, Madinat Yiesrael. Questa entità geo-politica in Medio Oriente è il risultato dell’impresa imperialista del Movimento Sionista, il cui obbiettivo strategico è la restaurazione, dopo più di duemila anni, del Reich della nazione giudaica, Eretz Yisrael, dal Gran fiume d’Egitto all’Eufrate e la purificazione delle Terre d’Israele dalla presenza di tutte le chiese e di tutte le moschee, come ebbe a proclamare lo speaker di Radio Tell Aviv il 14 maggio del 1948.
Da allora, abilmente orchestrata dai centri di potere politico-economico-finanziari influenzati dalla capillare presenza ebraica negli organi decisionali delle potenze occidentali, una intensa propaganda mass mediatica viene portata avanti per addomesticare gradualmente l’opinione pubblica, onde portarla, passo dopo passo, a essere indifferente a quello che succede a Gerusalemme se non addirittura ad approvare il progetto di radere al suolo le Moschee esistenti sulla cosiddetta “spianata del Tempio” per ricostruirvi il cosiddetto Tempio di Salomone.
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E mentre i mass media occidentali lavorano sul piano della propaganda filo-sionista a manipolare le coscienze, sul piano pratico la potenza occupante utilizza estremisti ultra-ortodossi per dissacrare il luogo sacro, il terzo luogo sacro dell’Islàm, dopo la Moschea Sacra della Mecca [al-Masǧid al-Ḥarām] e la Moschea del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, a Medina [al‑masǧid an-Nabawī] in quanto esso fu la meta del viaggio notturno del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, e base di partenza della sua ascensione alla Presenza divina di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce. Questi estremisti, infatti, entrano con la forza nella Moschea, disturbano i fedeli in preghiera usano violenza agli stessi, e inoltre, l’esercito impedisce l’accesso al Ḥàram Sharīf ai fedeli musulmani di età inferiore ai 50 anni, arrestando i guardiani e gli addetti ai servizi della moschea, provocando ad arte le proteste dei fedeli che si oppongono ai tentativi di dissacrazioni ai fini di porre in atto misure di repressione, eseguite con particolare violenza, come documentato da filmati degli episodi.

N.° 185

Giumada II° 1435
Marzo 2014

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