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Al-isrā‹ wa l-Mì’rāğ

La notte del 27 del mese di Ràǧab [leggi ràgiab] il Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria [dal calar delle tenebre all’alba] viaggiò dalla Mecca ad Al-Quds (Gerusalemme) – da al‑Quds alla divina Presenza e dalla divina Presenza ritornò alla Mecca. A questa esperienza soprannaturale del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, accenna Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, nel Sublime Corano [àyah 1 della sura intitolata al-isrā‹ n. 17]

Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, raccontò che nella sua ASCENSIONE ALLA PRESENZA DI ALLAH aveva ricevuto tre cose: 1) l’ordine eseguire ogni giorno cinque riti di adorazione; 2) le ultime ayāt della Sura della Vacca [il Secondo capitolo del Corano]; 3) l’assicurazione del perdono per tutti quegli appartenenti alla ùmmah, che per regolare la loro vita, non avrebbero preso altra guida all’infuori del Sublime Corano, la Parola di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce. Il rito d’adorazione, in quanto forma cerimoniale di riconoscimento da parte del fedele della sovranità di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, è il fulcro della religiosità islamica. Esso è il più grande dono che Allàh, l’Altissimo, ha fatto agli uomini. Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse: “Il rito d’adorazione preserva gli uomini dal compiere azioni spregevoli e proibite!”. Il fedele, quando esegue il rito, stabilisce un rapporto di tipo confidenziale e riservato con ALLAH, Potente ed Eccelso Egli è, e l’essenza del RITO è il SENTIMENTO della realtà di questo RAPPORTO CON ALLAH, un rapporto diretto e senza intermediari! Disse ancora il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria “Il rito d’adorazione eseguito con devozione è l’Ascensione al divino degli appartenenti alla mia ummah [o come disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria].

I Musulmani, nell’esecuzione dei cinque riti d’adorazione prescritti, si rivolgono unicamente ad Allàh, il sommamente Misericordioso il Clementissimo, e la prosternazione è segno di umiltà ed espressione posturale del desiderio di avvicinarsi ad Allàh, Sia gloria a Lui l’Altissimo.
Il Secondo capitolo del Corano, la Sura della Vacca, inizia con le seguenti parole:


Nel Nome di Allàh,
il Sommamente Misericordioso,
il Clementissimo.
Quel Libro, senza alcun dubbio, è una guida per i timorati!(2) Coloro che credono nell’invisibile, che eseguono l’adorazione quotidiana, che elargiscono, prelevando da quanto Noi abbiamo fornito loro per nostra provvidenza (3) e coloro che credono a ciò che su di te è stato fatto scendere, a ciò che è stato fatto scendere prima di te e nella vita futura hanno assoluta certezza, (4) quelli sono sulla direzione (che proviene) dal loro Signore e quelli sono coloro che hanno successo!(5)


E la chiusa del Capitolo è un sublime atto di FEDE che IDDIO insegna al credente. Dice ALLAH:


Appartiene ad Allàh tutto quello che esiste nei cieli e sulla terra ed Allàh vi chiederà conto di ciò che è dentro voi, sia che lo manifestiate sia che lo teniate nascosto. Egli perdona a chi vuole e chi vuole Egli punisce. Allàh, infatti, ha potere su tutto ciò che esiste!(284) L’Apostolo ha creduto in ciò ch’è stato fatto scendere su lui dal suo Signore e (così pure) i credenti. Tutti hanno creduto in Allàh, nei Suoi angeli, nei Suoi Libri, nei Suoi Apostoli. Noi non facciamo distinzione tra nessuno degli Apostoli. Essi dissero: “Abbiamo udito ed abbiamo ubbidito! Perdonaci, o Signore nostro. In Te si conclude ogni ritorno!”.(285) Allàh non impone ad un’anima qualcosa, se non nei limiti delle sue forze. A favore di un’anima il suo merito ed a suo carico il suo demerito. Signor nostro, non prendertela con noi se dimentichiamo o se facciamo sbagli! O Signore nostro, non ci addossare un gravoso fardello, come l’hai addosatto a quelli che ci hanno preceduto. Signor nostro, non ci gravare di cose superiori alle nostre capacità, ma sii indulgente con noi, perdonaci, usaci misericordia, Tu sei il nostro protettore, perciò sostienici, facendoci trionfare su coloro che rifiutano di credere. (286)


È dopo dodici anni dall’inizio della sua Missione Profetica, che L’Apostolo di Allàh, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fece questa esperienza straordinaria.Egli fu trasportato agli estremi confini della realtà creata, dove ha termine l’esperienza tridimensionale e il tempo si dissolve oltre la luce nei portentosi abissi dell’inesplorabile eternità. Così egli, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, nella sua pienezza di creatura, limitata nel tempo e nello spazio, fu ammesso ad affacciarsi, grazie all’Onnipotente misericordia del Creatore, sull’Infinita Maestà Divina e a sentirne l’Ineffabile Presenza. Nella notte del 27 RAGIAB, il settimo mese dell’anno lunare, il Profeta, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fu trasportato in un viaggio notturno, alla velocità del lampo, dalla Mecca a Gerusalemme. Il suo viaggio fu un VIAGGIO FISICO, non il frutto d’un esperienza onirica o di una «visione estatica»! Allàh, Onnipotente Egli è, il Quale creò dal nulla ogni cosa mediante un monosillabo [l’imperativo KUN! Che significa ESISTI!]; Allàh, il Quale creò lo spazio e il tempo e il Quale governa, senza affaticarsi, tutti gli l’universi, concesse al Suo Profeta, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, un’esperienza, straordinaria che lo svincolò dalla dipendenza spazio-temporale, a cui l’uomo non può sfuggire, trasportandolo a dorso del lampo, nella notte santa del 27 di RAGIAB, dal SACRO TEMPIO CUBICO, costruito alla MECCA dal profeta IBRĀHĪM (su lui la pace) e dal suo figlio primogenito, il profeta ISMĀ‹ĪL (su lui la pace), alla MOSCHEA REMOTA, a Gerusalemme, costruita sempre dal profeta IBRĀHĪM (su lui la pace) e dal suo figlio secondogenito, il profeta ISḤĀQ (su lui la pace) quaranta anni dopo.
Dopo avere adorato l’Onnipotente nel TEMPIO REMOTO (al - màsǧid al Aqṣā) il Profeta Muhàmmed, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria venne introdotto dal SIGNORE DEI MONDI nella realtà invisibile. Egli, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, entrò nella Realtà invisibile, con il suo CORPO e con la sua ANIMA.
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L’analisi testuale del brano coranico, in cui vien fatto cenno al VIAGGIO NOTTURNO ed all’ASCENSIONE, suffraga la corporalità del viaggio, in quanto la parola usata è la parola àbd, il cui significato è schiavo, creatura, persona in condizione di completa sottomissione fisica. Il verbo usato, àsrā, viaggiare di notte, è usato nel Sublime Corano per indicare il movimento «fisico» di un corpo, anche nella Sura XX (ayah 77) dove Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, ordina a Mosè (su lui la pace) di «muoversi» con i Suoi servi per abbandonare l’Egitto. Questo esclude che «al-isrà ual mi’ràj» - il viaggio notturno e l’ascensione al cielo - sia stata un’esperienza spirituale e che si sia trattato di un «viaggio onirico!». Se si fosse trattato di un «viaggio onirico» o di una «visione estatica» Allàh, l’Altissimo, avrebbe usato la parola appropriata per significare che si era trattato di un sogno o di una visione... come nella sura Yūsuf [Giuseppe] (Ayàt 5-6) e nella sura XXXVII (ayah 102). Perciò, siccome Allàh è La Verità [AL-ḤAQQ] e LA PAROLA DI ALLAH è Verità, che si esprime anche in chiarezza linguistica e proprietà terminologica, non ci possono essere dubbi circa il fatto che Viaggio notturno e l’ascensione del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, sia stata un’esperienza vissuta fisicamente.

E La Lode appartiene ad Allàh
Padrone e Signore di tutto ciò che esiste!

N.° 186

Ràgiab
1435
Maggio 2014

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