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27 safar

Il 27 è una data che ricorre nella cronistoria degli albori dell’Islàm. Il 27 di Ramadàn dell’anno 13 prima dell’Egira avvenne la discesa del Sublime Corano nel cuore del quarantenne Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, contestualmente alla di lui investitura apostolico-profetica, quando, essendo egli in ritiro spirituale nella grotta del monte Ḥirā‹, gli fu ordinato dall’angelo Gibrīl, su lui la pace: “Leggi!” e il seguito è a tutti noto. Il 27 di Ràgiab avvenne l’ascensione del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, alla divina Presenza di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, oltre il Loto del Termine. Il 27 di Safar, il secondo mese dell’anno lunare, del 13° anno lunare dall’inizio della rivelazione, ebbe inizio dal Monte Thàur l’evento più importante nella storia dell’umanità: la grande Egira, che avrà termine il 12 di rabì’u-l-àwwal a Yàthrib, la futura Medina del Profeta [Madīnatu-n-Nabī] al‑Munàwwarah, la Luminosa.
Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, aveva ordinato al Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, il trasferimento della sede della predicazione dell’Islàm dalla Mecca a Yàthrib, dopo averlo salvato dal complotto ordito per ucciderlo dagli esponenti di primo piano della classe dominante meccana, punta dell’iceberg di un sistema di dominio dell’uomo dell’uomo, i quali, avendo visto nella predicazione di liberazione dell’uomo dal dominio da parte dell’uomo attraverso l’obbedienza al Creatore dell’uomo, dopo aver vanamente tentato di integrare il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, nel loro sistema di potere.
Fu in uno degli ultimi giorni di Ṣàfar - precedenti il giorno 27 - che avvenne il miracolo della tela di ragno. Lo scout beduino che guidava i cacciatori della taglia posta dalla dirigenza meccana sulla testa del Profeta, aveva trovato tracce del passaggio di un cammello nei pressi della grotta, dove il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, e Abū Bakr, il compagno della grotta, di cui è menzione nel Sublime Corano, che Allàh si compiaccia di lui, aveva trovato rifugio. I cacciatori, certi di essere riusciti a mettere le mani sul Profeta e di aver guadagnato la taglia lo chiamarono a gran voce, invitandolo a uscire; sicché Abū Bakr, che Allàh si compiaccia di lui, ebbe timore che se quelli si fossero avvicinati, li avrebbero visti, dato che grotta non era grande abbastanza perché dall’esterno non si vedessero i piedi. Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse. “Non temere, in verità, Allàh è con noi!”. I cacciatori si avvicinarono, ma quando giunsero vicino alla grotta, videro che il suo ingresso era sigillato da una tela di ragno, talmente grande, da escludere che dentro essa potesse esserci qualcuno. Ma non bastasse la tela del ragno una colomba covava nel suo nido nel cespuglio
vicino all’ingresso, per cui i cacciatori, delusi, se ne andarono. Così Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, salvò il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, dalla cattura. E, quando alla Mecca le acque si furono calmate il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, con Abu Bakr e la guida beduina, presero la via per Yàthrib. La storia dell’umanità stava cambiando pagina. L’ultima edizione dell’Islàm, quella definitiva, veicolata dalla rivelazione coranica, entrava in scena nella storia dell’uomo nel desolato deserto della penisola araba tra la Mecca e Yàthrib, per mezzo di un uomo, di cui fu scritto dallo storico francese Lamartine:
“Se la grandezza d’intenti, l’esiguità dei mezzi e gli sbalorditivi risultati sono i tre criteri che permettono di individuare il genio umano, chi potrebbe arrischiarsi a confrontare qualsiasi altro grande uomo della storia moderna con Muhàmmad? Filosofo, oratore, apostolo, legislatore, guerriero, conquistatore di idee, restauratore di credo razionali, di un culto senza immagini; il fondatore di venti imperi terrestri e di un impero spirituale, questo è Muhàmmad. Se prendiamo in considerazione tutti gli standard, con cui si misura la grandezza umana, è lecito chiedersi: “Esiste uomo più grande di lui?”.
Mai esistette uomo più grande di lui, perché Egli, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fu educato e istruito da Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, per essere il Messaggero della Verità riguardo alla condizione dell’uomo sulla Terra, riguardo al significato escatologico della sua esistenza terrena, per essere precettore, modello di comportamento e maestro di vita.

N.° 195

Rabì I°
1437
Dicembre
2015

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