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Algeri

Il nome arabo è al-Giazā‹ir [plurale di al-giazīrah, che significa isola], quindi: LE ISOLE, che i colonialisti francesi europeizzarono in ALGIER / ALGERI. L’insediamento originario, una struttura urbana in forma di anfiteatro, alla greca, si chiamava dai Greci Icosion. Durante il periodo ottomano, nel XVIII sec. essa era abitata da 100.000 a 120.000 abitanti, che erano in maggioranza musulmani, ma c’erano anche decine di migliaia di israeliti e cristiani, la maggioranza dei quali erano venuti, musulmani e non musulmani, da regioni diverse e anche lontane. La città offriva occasione di vivere dignitosamente a chi non ne aveva nel paese di provenienza: italiani, albanesi turchi, greci. Ci si poteva diventare anche dei pascià come il Hàggi Husseyn Mezzomorto, il hàggi Hassan Veneziano, Corso, Arnaut l’albanese e altri. Algeri disponeva di infrastrutture migliori di quelle di qualsiasi altra città mediterranea o mondiale. I suoi abitanti si sono dissetati alle sue fontane pubbliche, le quali erano più numerose dei suoi celebri caffe, che erano più di 60. C’erano 33 bagni pubblici [hammamāt] in un’epoca in cui in Europa nemmeno i re sapevano cosa fosse una toilette. Essa poteva dormire tranquilla grazie alla presenza di 12.000 militari in otto caserme, che garantivano la sicurezza pubblica.
In città c’erano più di 120 moschee, conventi e mausolei, c’erano anche delle sinagoghe e delle chiese. I fanciulli imparavano a leggere e a scrivere nelle madrase, nei conventi delle confraternite, nei midrashim ebraici. Non mancavano nel quartiere al-Qissarìyyah, delle warraqāt [librerie] aperte al pubblico a disposizione degli studiosi. C’erano dei sūq [mercati] rinomati in tutto il Mediterraneo, che si stendevano da Bab Azzūn a Bab el-Wèd, senza contare i mercati rionali, come i magazzini di Sidi Abdallah nella parte bassa del quartiere Sidi Mohammed, o quelli di Ben Rabba al muraglione di Sustara.
Nel cuore di El-Bàhǧah [l’Incantevole] – come veniva chiamata la città - c’erano numerosi fanādīq [alberghi], dei cabaret e delle taverne, per divertire i viaggiatori, i commercianti o semplicemente la gente di passaggio di tutte le nazionalità.Fuori dalle mura c’erano splendidi giardini e verzieri,ville e palazzi. Così era Algeri al tempo del suo splendore e della sua gloria e questo io dico [è lo scrittore che parla] e lo ricordo a coloro che non la conoscono e che non la vedono che attraverso gli occhi di coloro che ne hanno distrutto i due terzi, durante i primi anni dell’occupazione coloniale, in nome di una pretesa missione civilizzatrice.
Le persone interessate ad approfondire possono leggere: L’Algérie avant l’occupation française. Vedere, anche, su internet: Cultures Societe Algerie Alger Alger Histoire Alger Ottoman.

N.° 195

Rabì I°
1437
Dicembre
2015

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