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EDITORIALE
GIUMADA II°
e il vigneto di Tayf

Siamo nel sesto mese dell’anno lunare 1437 – giumādā th-thāniyah – mese nel quale il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria prima dell’anno dell’Egira si recò a Tàyf per ivi invitare all’Islàm, con risultato, apparentemente, negativo perché in quella esperienza profetica ci sono insegnamenti per il musulmano, che riflette sulle vicende terrene del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. L’incontro con Dais, lo schiavo cristiano del padrone della vigna, che porta al Profeta dei grappoli d’uva e dice, a richiesta del Profeta, di essere originario di Ninive, la città attualmente martoriata dei mercenari dell’ISIS e patria del profeta Yunus, su lui la pace, dà lo spunto per il racconto della storia del profeta di Ninive, su lui la pace, nel Sublime Corano, che ha per i dotati d’intelletto l’insegnamento da parte di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, per bocca di Yunūs [Dhū-n-Nūn] dell’invocazione della misericordia, dopo la presa di coscienza della propria condotta ingiusta, In relazione alla liturgia pasquale di questi giorni, il Messaggero ricorda e cita la Parola di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, in argomento. Fondamentale per non andare fuori strada è l’amore per il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, di cui in questo numero è dato l’esempio dell’amore di Kubàyb, perché la riflessione sull’amore di lui per il Profeta, alle soglie del martirio, che Allàh si compiaccia di lui, è molto importante, oggi, nel momento storico, in cui viviamo in cui gli inganni della vita terrena pullulano intorno a noi, per cui richiedono da parte nostra grande vigilanza e di attivare la funzione essenziale nell’Islàm di ordinare il bene e proibire il male, che incombe su tutti, ma in particolare sui responsabili, i quali hanno una funzione di guida. A questo scopo il Messaggero ha chiesto al dott. Ali Abu Shwaima, personaggio pubblico e portavoce qualificato dell’Islàm di rilasciare un’intervista per illustrare sulle nostre pagine in modo non falsificabile il pensiero dell’Islàm su argomenti che vengono trattati e maltrattati dai mass media, solitamente a scopo disinformativo. Non manca la ricetta e il ricordo che la rana, in quanto anfibio, è harām e che il cane ha da essere escluso dall’abitazione del musulmano, per obbedienza al precetto del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria.

N.° 196

Giumada II°
1437
Feb/Mar
2016

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