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ARROGANZA
E GIORNALISMO

Viviamo in un tempo, in cui l’Islàm è “attenzionato” dalla stampa a motivo di eventi, i quali, benché non abbiano nulla a che fare con l’Islàm, cosa di cui i direttori dei giornali e i giornalisti sono a perfetta conoscenza, servono a sfornare carta stampata e trasmissioni televisive, il cui scopo è, per usare un eufemismo, quello di mettere in cattiva luce l’Islàm, con lodevoli eccezioni. Per sbarcare il lunario non si danno scrupolo fiancheggiare il terrorismo sanguinario di mercenari al soldo della reazione mondiale anti-islamica con le loro produzioni giornalistiche e televisive finalizzate a demonizzare l’Islàm e i Musulmani di casa nostra, per cui fanno interviste a soggetti maschili e femminili, accuratamente selezionati, i quali farebbero bene a tenere la lingua in mezzo ai denti, per cavare dalle loro bocche, con trabocchetti linguistici, convinti della loro superiorità, talvolta addirittura antropologica, delle testimonianze da ammannire ai fruitori della carta stampata e ai video-dipendenti dai loro programmi televisivi, normalmente, spazzatura.
Questa convinzione della superiorità della civiltà occidentale - prodotta da una visione trionfalistica e da una non conoscenza dell’Islàm [ignoranza che affonda le sue radici nella accanita polemistica anti-islamica del medio evo, per cui il musulmano era malus e il mali-cidio (uccisione del musulmano) un’azione - non omicida - ma meritoria] è fonte di arroganza negli intervistatori quando intervistano dei musulmani, allo scopo di far dire loro quello che devono far dire loro per sbarcare il lunario. L’arroganza è percepibile anche nei giornalisti professionalmente scafati, che con abilità la dissimulano, ma in quelli alle prime armi è sempre palpabile con mano nel modo che hanno di condurre l’intervista.
La verità di questa affermazione, chi volesse averne la conferma, non ha che da sciropparsi l’intervista svoltasi sul sagrato della Moschea del Misericordioso, il primo edificio di culto islamico – moschea con cupola e minareto, in Italia, fondato nel 1988, il 28 maggio. Si potrà vedere l’arroganza dell’intervistatrice nel voler insegnare il Corano al Presidente del Centro Islamico di Milano e Lombardia e Imàm della Moschea, che il Sublime Corano, lo conosce a memoria, e insieme a esso i diversi commentari di insigni ermeneuti, ed è perfetto conoscitore della lingua araba e della lessicografia coranica, sia nel suo aspetto di dottrina del mondo sia nel suo aspetto normativo, unitamente alla dottrina e alla precettistica profetica, nonché alla giurisprudenza musulmana, storica e attuale. Oltre all’arroganza e ai tentativi di sgambetto, si potrà notare l’insistenza insolente nella reiterazione di domande, alle quali era stata data risposta esaustiva. Per fare un esempio: il motivo del velo. Risposta: “Il motivo di ogni comportamento del credente e della credente è l’obbedienza al Comandamento divino e al precetto del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria”. Risposta chiara ed esauriente, ma non soddisfacente per l’intervistatrice che reitera la domanda, ottenendo risposta: “Alla stessa domanda le rispondo così anche se me lo chiede mille volte!”.
L’intervista è disponibile sul canale Youtube CentroIslamicoMilano.
Il link diretto è:
https://youtu.be/MwQlRflcVQo

N.° 197

Ràgiab
1437
Aprile
2016

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