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GENITORI E FIGLI
AL-IHSAN BI-LWALIDAIN
LA PIETA’ FILIALE NELL’ISLAM

La nostra dottrina del mondo e il nostro codice di vita si fondano sul Sublime Corano e sull’Insegnamento del profeta, Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, quindi è sulla base del Sublime Corano e della Nobile Sunna dell’Apostolo di Allàh, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, che tratteremo l’argomento importantissimo della pietà filiale, al-iḥsān bi-l-walidàyni.
Allàh, sia gloria a Lui l’Altissimo, prescrive all’uomo la pietà filiale, dicendo (ed Egli – sia gloria a Lui l’Altissimo – è il migliore dei dicitori):
Abbiamo consigliato all’uomo il rispetto e la pietà filiale verso i suoi due genitori. (Sura al-Ahqāf, àyah 15)
Al-iḥsān, cioè il buon comportamento nei confronti dei genitori da parte dei figli, al-iḥsān bi-l-walidàyni è strettamente legato nel Sublime Corano all’adorazione e al ringraziamento di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, il Quale non accetta l’adorazione, da chi non rispetta i genitori e non si comporta nei loro confronti con amore filiale, e da chi non è riconoscente nei confronti dei genitori non accetta il ringraziamento. Ma può ringraziare Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, chi non sente il dovere di onorare e ringraziare i genitori? No! Come potrebbe, infatti, ringraziare Allàh, l’Altissimo, per averlo creato, avergli dato una bella immagine e una buona salute, se non ringrazia i suoi genitori, che sono le persone che l’hanno pro-creato? Chi non ringrazia i genitori è un uomo da nulla, al quale bisogna far ricordare! Ricorda, o uomo da nulla, quanta fatica hanno fatto, quando tu eri piccolo e loro ti servivano, che facevi come se tu fossi il loro signore! Loro non dormivano senza il tuo permesso e non si riposavano, se non quando tu dormivi. Dice Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce: Non è forse il bene la ricompensa del bene? Tuo padre ha faticato per te, perché tu arrivassi dove sei arrivato e sentiva la sua esistenza legata alla tua felicità e quando tu non eri contento, egli soffriva. Non dobbiamo meravigliarci, se Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, ha messo subito dopo il dovere dell’adorazione del Creatore il dovere della pietà filiale. Dice Allàh, l’Altissimo: “Abbiamo ordinato all’uomo di non associar nulla a ME nella sua adorazione e di trattare bene i genitori”.
Un giorno, il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, gridò: “Sarà umiliato! Sarà umiliato! Sarà umiliato!”. Gli fu chiesto: “Chi, o Apostolo di Allàh?”. Rispose: “Colui che vive con i suoi genitori anziani e loro non lo fanno entrare in Paradiso [perchè li tratta male]!”. Un’altra Tradizione profetica ci fa ascoltare il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, mentre insegna: “Il compiacimento di Allàh è nel compiacimento del padre e il dispiacere di Allàh è nel dispiacere del padre!”. Per questo motivo nelle norme della Sharī’ah il figlio e tutto ciò che gli appartiene appartengono a suo padre. Un giorno, dal Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, andò un uomo per lamentarsi di suo padre, il quale pretendeva da lui del denaro, dicendo: “Io ho dei figli da mantenere e mio padre vuol prendere ciò che possiedo!” Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, mandò a chiamare il padre, il quale, mentre si avvicinava sussurrava qualcosa. Scese in quell’istante Gibrīl, su lui la pace, e disse al Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria: “Il vecchio ha detto qualcosa dentro di sé, cerca di sapere cosa prima di interrogarlo”. Quando il vecchio, appoggiandosi al bastone, fu giunto davanti al Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, questi gli chiese: “Come mai vuoi prenderti i soldi di tuo figlio?”. Rispose: “O Profeta, chiedigli dove manda i suoi soldi! Alla suocera e alla famiglia di sua madre”. Allora il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse: Lascia questo e dimmi cosa hai sussurrato nel tuo petto! L’uomo capì che Allàh lo aveva informato di quello che lui aveva detto dentro di sé e disse: “O Profeta, Allàh ci dà sempre delle prove per accrescere la nostra fiducia in te!” poi recitò questa poesia:
Ti ho mantenuto quando eri bambino piccolo, ti ho dato di che vivere finché sei diventato grande! Tu crescevi con ciò che io ti procuravo per sopravvivere! Quando tu, per la malattia, avevi qualche dolore, di sera, io non riuscivo a prendere sonno, perchè temevo, che il male si aggravasse e lo sentivo come fosse in me stesso, anche se so che il giorno della morte è stabilito, e soffrivo, nel vedere la tua sofferenza e non facevo che piangere. E quando tu sei diventato grande e sei arrivato allo scopo che io desideravo ed alla posizione a cui io aspiravo che tu arrivassi da tanti anni, hai fatto del risultato dei miei sacrifici la causa di trattarmi con durezza e con parole cattive, come se fossi tu ad avere il merito di essere arrivato dove sei arrivato. Ho sperato che, dato che tu non facevi quello che io meritavo tu facessi come figlio, tu facessi con me come fa il vicino con il vicino e che tu mi riconoscessi il diritto del vicino verso il suo vicino, e invece tu mi rifiuti i soldi e fai l’avaro!”.
Quando il vecchio ebbe finito il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse: “Neanche un muro o un sasso possono ascoltare queste parole senza piangere! Poi, preso il figlio per una spalla, lo sospinse verso suo padre, dicendo: Tu e tutto quello che possiedi appartenete a tuo padre!”
E se questo è per il padre, quali sono i doveri verso la madre? Ti ha portato in grembo nove mesi, ti ha allattato per tanto tempo e tu sei una parte del suo corpo! Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, mette la mamma davanti al padre... e non di poco. Un giorno un uomo si recò dal Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, e chiese: “O Apostolo di Allàh, a chi è dovuto il massimo rispetto? Rispose: A tua madre! Disse l’uomo: E a chi dopo? Rispose: A tua madre! Disse l’uomo: E a chi dopo? A tua madre! Insistette l’uomo: E a chi dopo? Rispose: A tuo padre”. Su questi insegnamenti era basata l’educazione dei Compagni del Profeta che Allàh si compiaccia di loro, e della generazione che li ha seguiti sulla via di Allàh, l’Altissimo, e della terza generazione. Questi sono i principi che governano le relazioni inter-soggettive all’interno della famiglia islamica, la quale è basata sull’amore e sul rispetto reciproco tra i suoi componenti e che insegna ai piccoli il rispetto per le persone anziane e la tenerezza verso i bambini agli adulti. Un giorno, davanti al figlio di Omar, che Allàh si compiaccia del padre e del figlio [‘Abdu-llàh] passò un uomo, che portava sulle spalle la madre, molto anziana. “Mamma - dice l’uomo - io sono per te come un cammello, non aver paura!” Poi, rivolgendosi al figlio di Omar, chiese: “O figlio di Omar, non sto compiendo il mio dovere verso mia madre?”. Il figlio di Omar, rispose: “Quello che stai facendo non vale un minuto del suo travaglio nel metterti al mondo!” . Nell’Islàm sono al bando tutte quelle forme dirette o indirette di insegnamento, che mettono la discordia e l’odio tra i componenti della famiglia. L’Islàm rifiuta che la famiglia diventi un recipiente di odio, dove il figlio detesta il padre, il marito odia la moglie, la moglie odia la suocera e così via...
L’Islàm organizza la vita del nucleo familiare in modo che ognuno compia il suo dovere e veda riconosciuti i suoi diritti, con amore e rispetto. Per questo l’Islàm rifiuta quei comportamenti che vengono propagandati attraverso il cinematografo e la televisione, da cui non viene che veleno per distruggere la famiglia: vedi Dinasty, le telenovelas, Beautiful e così via. L’Islàm invita la madre a educare la figlia al rispetto della suocera, dicendole che se lei ama suo marito deve amare anche la madre di suo marito e che come lei si comporterà con la suocera così si comporterà sua nuora nei sui confronti. L’Islàm dice alla moglie che i genitori di uno sono quelli che lo fanno arrivare al paradiso e che se ama suo marito deve impedirgli di essere contro i suoi genitori. La moglie deve sapere che la peggior cosa che una possa fare, dopo l’associazione ad Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, di qualcosa o qualcuno nel culto di adorazione, è il cattivo comportamento nei confronti dei genitori. Disse il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria: “I peccati mortali sono quattro: il politeismo, l’omicidio, la mancanza di rispetto verso i genitori e il falso giuramento”. Quindi dobbiamo stare attenti al nostro comportamento verso i genitori. Chi riflette e ha intelligenza deve sapere che con poco si può dare molta gioia ai genitori, facendo sentire loro il suo amore e con poco si può dare dispiacere ai genitori e dispiacere ad Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce. Un giorno Mosè, su lui la pace, chiese all’Altissimo: “Chi sarà il mio amico intimo in Paradiso?”. Disse l’Altissimo: “Quel Tale!”. Allora, Mosè andò a vedere per quale motivo quel Tale indicato dall’Altissimo era meritevole di così alto onore e trovò che prima di andare a casa dalla moglie e dai figli alla fine della giornata quell’uomo accudiva amorevolmente la madre anziana, circondandola di ogni cura, perchè non fosse molestata da bestie, e provvedendo ai suoi bisogni. Quando Mosè vide il comportamento di quel Tale gli disse: “Con questo hai meritato, ciò che ho udito!” Trattare bene i genitori può rendere meritevole il figlio di ottenere il soccorso di Allàh, l’Altissimo, in situazioni difficili. Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, raccontò di tre che, a causa di un forte temporale, si erano rifugiati in una grotta, sul cui ingresso era poi franato un grosso macigno. Dopo aver vanamente tentato di smuovere il macigno dall’ingresso, i tre, rassegnatisi a morire, incominciarono a raccontarsi le loro opere buone e, quando uno di loro raccontò della sua pietà filiale, la misericordia dell’Altissimo, a causa del buon trattamento verso i genitori di quell’uomo, fece spostare il macigno e i tre furono salvi. Fu chiesto a Fuḍàyl bin Iyyàd, uno della seconda generazione dopo il tempo del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria: “Cos’è la pietà filiale?”. Rispose: “Devi essere sollecito nel servirli! Non devi alzare la tua voce sopra quella loro; non devi guardarli con occhio malevolo, non devi comportarti con loro se non nel migliore dei modi e devi chiedere per loro la Misericordia di Allàh, sia nella loro vita presente che dopo la loro morte”.
Un giorno, Abū Huràyrah vide due che camminavano e chiese al più giovane: “Chi è che cammina con te?”. Rispose: “È mio padre”. Allora Abū Huràyrah disse: “Non chiamarlo mai per nome, ma chiamalo “Padre” e guardati dal camminare davanti a lui, ma cammina o di fianco a lui o dietro; non devi sederti, fino a quando lui sta in piedi; non devi incominciare a mangiare, prima che lui abbia incominciato e, quando torni da un viaggio, devi andare a trovare i genitori, prima di andare dalla moglie e dai figli. La pietà filiale non finisce con la vita, ma continua anche dopo la morte. Un uomo andò dal Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria e disse: “O Apostolo di Allàh, mi sono comportato bene con i miei genitori, c’è qualcosa che posso fare per loro dopo la loro morte?”. Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, rispose: “Sì! Devi pregare per loro e chiedere perdono. Se essi hanno fatto una promessa, devi essere tu a mantenerla, se andavano a trovare i parenti, devi continuare ad andare tu a trovarli in memoria di loro e a rispettare i loro amici”. Vedete cosa dice il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, per sottolineare l’importanza della pietà filiale: “Per chi arriva alla sera con il compiacimento dei genitori, si aprono due porte nel paradiso, se i genitori sono due, ed una se il genitore è uno solo; mentre per chi arriva a sera e i genitori sono dispiaciuti di lui, si aprono due porte nell’inferno, se i genitori sono due e una se il genitore è uno solo”. Gli chiesero: “Anche se i genitori ti opprimono?”. Rispose, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, tre volte: “Sì! Anche se i genitori ti opprimono!”.
Alī Abū Ṭālib, che Allàh nobiliti il suo volto, disse: “Se ci fosse una parola più corta di uff, Allàh avrebbe proibito di dirla ai genitori! E’ un dovere per tutti i musulmani la pietà filiale verso i genitori, per cui i bambini vanno educati alla pietà filiale e al rispetto per le persone anziane, nell’età, in cui si forma la loro identità islamica, perché è nella loro infanzia e nella loro fanciullezza, che si forma la struttura portante della loro personalità,.

E la lode appartiene ad Allàh
il Signore di tutto ciò che esiste.

N.° 198

Shabàn
1437
Maggio
2016

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