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SIRIA BOMBARDAMENTO
CHIMICO CRIMINALE

In quello che possiamo chiamare abominevole teatro di crimini contro l’umanità che è diventata la Siria nelle mani della sanguinaria dittatura della minoranza alaouita incarnata da Bashàr al Assad, per i seguaci del quale < lā ilāha illā Bashàr> è la bandiera di combattimento, alcuni giorni or sono è avvenuta l’ultima cinica manifestazione della bestialità oppressiva del carnefice del popolo siriano, il bombardamento chimico del villaggio di Khan Shaykhūn circa settanta chilometri a sud della città di Idlib, causando 74 vittime e numerosissimi feriti, la totalità dei quali civili e in maggioranza bambini. Foto raccapriccianti mostrano decine di bambini martirizzati da sostanze letali, suscitando indignazione. Il carattere bestiale della strage di innocenti è accentuato dal fatto che dopo il bombardamento chimico è stato portato un successivo attacco aereo mirato alle strutture ospedaliere, alle quali erano stati fatti affluire i feriti e i soccorritori, che ha accresciuto il numero delle vittime, seguendo uno schema offensivo già usato in passato dall’aviazione del regime di Assad, i piloti della quale appartengono alla setta alaouita, che difende con le unghie e con i denti il suo potere sul popolo siriano, sostenuta della Russia di Putin, con truppe di terra e interventi aerei mirati a fiaccare la resistenza morale della popolazione, che sostiene la rivolta contro la dittatura, attraverso stragi e massacri di civili non combattenti in armi per la libertà, causando la fuga all’estero di centinaia di migliaia di profughi, uomini, donne e bambini ridotti a vivere in condizioni di estremo disagio. Il mondo si agita a vuoto e le grandi potenze, nonostante la condanna dei crimini assadiani da parte dell’opinione pubblica mondiale, sono impotenti a fermare il massacro, per l’impossibilità di modificare negozialmente le attuali sfere di influenza strategica consolidate in Medio Oriente, in funzione della stabilità dello stato sionista insediato in Palestina. Noi Musulmani dobbiamo invocare Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, perché faccia tornare la Pace nella terra di Sham e dobbiamo attivarci nel soccorrere i fratelli costretti dalla violenza del regime alla dolorosa condizione di profughi. E che Allàh, l’Altissimo, ascolti le nostre preghiere.

N.° 206

Ramadàn
1438
Maggio
2017

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