Home Archivio

 

VENERDI DI SANGUE
A CHRISTCHURCH

Un australiano con in mano un fucile d’assalto capace di un grande volume di fuoco all’alba del 15 MARZO 2019 venerdì ha fatto strage di fedeli nella moschea «al Noor» [La Luce] e nella moschea «al-Masjid» [Il luogo della prosternazione]. 50 le vittime uccise a sangue freddo dal delinquente mentre erano in preghiera, cinquanta martiri. Un delinquente bianco assatanato dall’idea razzista della «supremazia dell’uomo bianco e della sua «religione» e disumanizzato al punto da programmare e attuare con belluina ferocia il massacro, di cui ha voluto anche filmare l’esecuzione. Il razzismo del killer e il suo odio di religione sono documentati dal nome del suo omologo di Macerata [Traini], che spara a degli «uomini neri» e dai richiami alla battaglia navale di Lepanto e all’assedio di Vienna dove la «croce» sconfisse la «mezzaluna»! Razzismo bianco euro-centrico e Islamofobia il miscuglio velenoso, il matrimonio satanico che figlia a velocità suina odio e violenza, un binomio, che ha iniziato ad aggirarsi come spettro pauroso nei luoghi, da cui fu sradicato nel secolo scorso. Episodi che sono la punta emergente di un iceberg di dimensioni difficilmente quantificabili, ma che fuori di metafora sono alimentate dalla paura del diverso su cui non cessa di soffiare la propaganda populista in una situazione che sotto alcuni profili non è lontana da quella della Repubblica Tedesca di Weimer levatrice del Nazismo.
NUOVA ZELANDA
Quanti di noi eravamo a conoscenza dell’esistenza della Nuova Zelanda, un arcipelago che si trova nel globo terracqueo esattamente agli antipodi dell’Italia prima del tragico venerdì di sangue del 15 marzo ultimo scorso in una località il cui toponimo è Chiesa di Cristo [Christchurch] ? La Nuova Zelanda è uno Stato del Sud-Est asiatico, che si trova sull’orologio, niente po’ po’ di meno, 11 ore avanti rispetto a noi e 10 quando in Italia c’è l’ora legale e laggiù l’ora solare! Il suo nome ufficiale è New Zealand – Aotearoa, la sua capitale è Wellington. Lo Stato, che ha ottenuto l’indipendenza nel 1907, appartiene al Commonwealth, è una monarchia parlamentare, la cui sovrana è la regina Elisabetta II ed è membro delle Nazioni Unite dalla fondazione, avvenuta nel 1945. Premier del governo è la signora Jacinda Ardern. Gli abitanti (stimati a marzo 2015) sono 4 578 900.
Inaspettatamente la Nuova Zelanda ha dato al mondo una formidabile dimostrazione di come la civiltà deve affrontare senza titubanze la sfida del terrorismo islamofobico e del razzismo suprematista bianco, che ha un suo antenato nel Ku Klux Klan. Le sue istituzioni e la gente in perfetta sintonia, unite attorno a Jacinta, la loro stupenda premier hanno fatto scuola di alto livello civile di come si deve rispondere alla violenza terroristica e alle forze del male, che mirano a provocare il casus belli per lo scontro di civiltà e che hanno dappertutto i loro portabandiera.
JACINTA ARDERN
Jacinta Ardern, la premier della New Zealand, che fa parte del Commonwealth britannico, di cui è sovrana la Regina Elisabetta II d’Inghilterra, ha indossato il velo in segno di solidarietà alla Comunità musulmana, cui appartenevano le vittime della strage delle Moschee di Christchurch, e le donne neozelandesi stanno indossando, anche loro, il velo, come fatto dalla loro Premier.
LE COMMEMORAZIONI
IN LOCO
Le commemorazioni hanno avuto luogo all’Hagley Park di Christchurch - davanti alla moschea Masjid Al Noor - che è stato teatro del maggior numero di «testimonianze di sangue». Sono state migliaia le persone che hanno partecipato una preghiera per commemorare le vittime dell’islamofobica violenza razzista. L’«adhan» del rito congregazionale del giumu’ah [venerdì], intonato dai muezzin, è stato trasmesso in diretta da tutti i maggiori network nazionali, seguito poi da due minuti di silenzio, subito dopo il quale ha avuto inizio il rito, esattamente una settimana dopo l’orrendo crimine compiuto dal killer, un estremista di destra che ha voluto fare il sanguinario comin’ out della sua ideologia criminale e criminogena in un Paese tranquillo all’estrema periferia del mondo, scelto oculatamente per ottenere una risonanza propagandistica del suo delirio suprematista islamofobico a livello planetaria dell’evento, al fine di promuovere replice da parte di qualche minus habens come lui, che come tutti i pazzi lucidi trovano frequentemente imitatori.
BILAL E SUMAYYAH
Nel marzo del 2013 veniva sepolto a Milano nel Cimitero islamico di Bruzzano il fratello Franco Bilal Pavesi, uno dei primi italiani, che hanno reso Testimonianza « che non c’è divinità, tranne Allàh e che Muhàmmad è Apostolo di Allàh» al Centro Islamico di via Anacreonte 7, la prima organizzazione socio-cultural-religiosa di base dei Musulmani presenti a Milano. Insieme a lui aveva reso laTestimonianza anche sua moglie, originaria di Wellington la capitale della Nuova Zelanda, la quale entrando nell’Islàm aveva preso il nome di Sumàyyah, che Allàh si compiaccia di lei, la prima martire dell’Islàm. I due coniugi che hanno vissuto a lungo nella Terra santa del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, dove hanno perfezionato il loro Islàm, hanno svolto grande attività di da’wa tra gli immigrati in Arabia per motivi di lavoro e dove ambedue hanno reso l’anima ad Allàh,rifulga lo splendor della Sua Luce, ma le cui tombe si trovano a Milano per loro espresso desiderio, prima di passare a miglior vita.
-o0o-
Alla notizia della strage di fedeli nella moschea di Christchurch, il pensiero è corso a loro due, alla sorella Sumayyah, venuta a Milano dagli antipodi non solo in senso figurato, ma anche geografico, per entrare nella luce dell’Islàm. Le loro condizioni economiche non erano floride, Sumayyah avrebbe potuto insegnare inglese in un istituto, che chiedeva una madre-lingua inglese per l’insegnamento, ma Bilàl preferì di no, facendo affidamento su Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, e Allàh, ricompensò la sua fiducia in Al‑Razzaq. Una grossa impresa edilizia con lavori in Arabia Saudita si rivolse per traduzione documenti al Consolato onorario del Kuwait, dove Bilal, che frequentava la piccola moschea che ivi si trovava, venne a sapere della ricerca di personale e, essendo geometra, fece domanda e venne assunto, in quanto musulmano. Andò in Arabia, dove dopo qualche tempo anche Sumayyah si recò, svolgendo anch’essa attività di da’wah in inglese, tale essendo la sua lingua madre. Riposino in pace in attesa della ricompensa in paradiso per la loro fede e la loro attività.

COMUNICATO DELL’UCOII
Roma, venerdì 15 marzo 2019
L’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia esprime il suo massimo sgomento per l’attacco terroristico perpetrato da un commando di quattro terroristi in due moschee della città di Christchurch, in un giorno sacro per i Musulmani di tutto il mondo, provocando la morte di 49 persone.
L’attentato alle due moschee è stato deliberatamente dichiarato essere contro persone immigrate e di fede musulmana, come spiega il manifesto che è apparso poco prima della strage, poi cancellato. Non ci sono dubbi che la matrice di questo atto vile sia razzista e anti islamica e a rendere il fatto ancora più grave e inquietante è il tweet postato da uno dei presunti terroristi dove si leggono vari nomi di criminali razzisti, tra cui quello di Luca Traini.
Le immagini scioccanti che arrivano dalla Nuova Zelanda ci danno la misura della pericolosità che costituisce il crescente e irresponsabile incitamento all’odio xenofobo e islamofobo di cui siamo testimoni negli ultimi tempi. L’UCOII chiede a tutte le Istituzioni pubbliche in Italia, civili e religiose, una condanna netta e chiara non solo dell’attentato di Christchurch ma anche della retorica tristemente ricorrente che diffonde odio e pregiudizio contro i Musulmani e migranti in generale. Chiediamo inoltre di promuovere nuove politiche per prevenire questo tipo di violenza e contrastare i discorsi di incitamento all’odio (hate speech).
Questi episodi di violenza e tutti i discorsi che li alimentano vanno condannati e isolati. È necessario contrastare l’islamofobia e la xenofobia e superarle con il dialogo, l’incontro, la conoscenza reciproca, per non cadere nella trappola di pregiudizi pericolosi.
L’UCOII invita le guide religiose e le Comunità Islamiche a pregare per le vittime.
Il nostro cordoglio più sentito va ai famigliari delle vittime. Voglia Iddio aiutare tutti noi a liberarci dall’odio e dal rancore.
Yassine Lafram
Presidente UCOII - Unione delle Comunità Islamiche d’Italia

N.° 212

Shabàn 1440
Aprile 2019

Sfoglia on-line

Scarica PDF