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ALI ABU SHWAIMA
SEGRATE E L’ISLAM
un esempio
di convivenza e dialogo

CORRIERE DELLA SERA - 12 ottobre 2018

Parla l’imam presidente del Centro Islamico di Milano e Lombardia, medico internista e dietologo, e uno dei fondatori dell’Ucoii.
Di Silvia Morosi

In molti lo chiamano «il dottore», perché Ali Abu Shwaima, l’imam della moschea di Segrate, alle porte di Milano, nella vita di tutti i giorni è anche un medico internista e dietologo, attivo nella consulta cittadina per stranieri del comune dove risiede (Pioltello) e nel «Forum delle Religioni a Milano», fondato nel 2006. Come racconta la biografia sul sito del centro islamico, Abu Shwaima è nato ad Amman, in Giordania nel 1950, e a 19 anni, terminati gli studi superiori in Giordania, si è trasferito in Italia dove si è iscritto alla facoltà di Medicina. Dopo un periodo di sei mesi a Perugia per l’apprendimento della lingua italiana, inizia la sua attività di promozione dell’organizzazione dell’Islam in Italia. Nel 1970 è l’animatore del gruppo di studenti provenienti dal Medio Oriente che dà vita all’Unione degli Studenti Musulmani in Italia (Usmi), volto alla creazione di una rete di contatti organizzativi tra le presenze islamiche nelle diverse sedi universitarie in Italia. L’arrivo a Milano porta la data del 1973: qui trova una comunità islamica diversa da quella perugina, fatta non solo da studenti e commercianti, ma anche da operai e lavoratori in difficoltà. Per questo decide di creare il Centro islamico di Milano e Lombardia, diventato negli anni non solo un posto di accoglienza per immigrati, un punto di riferimento sanitario per i musulmani ammalati, un luogo di culto, ma anche un’associazione culturale a tutti gli effetti. La struttura viene inaugurata il 28 maggio 1988. L’anno successivo, con la diffusione di numerose presenze islamiche localmente organizzate su tutto il territorio, Ali Abu Shwaima è nel gruppo promotore della realizzazione di un Ente nel quale i musulmani trovino la loro rappresentanza unitaria dell’Islam in Italia nei rapporti con lo Stato italiano. Viene così fondata l’Unione delle Comunità e delle Organizzazioni Islamiche in Italia (Ucoii), di cui Ali Abu Shwaima viene eletto primo Segretario Generale il 9 gennaio 1990 ad Ancona. Sempre negli anni Novanta partecipa alla costituzione della Federazione delle Islamiche Organizzazioni in Europa (Fioe) e ne è attualmente membro del Direttivo con la responsabilità della Sezione Culturale. È anche membro fondatore dell’Istituto Europeo di Scienze Umane (Iesh) con sede in Francia, di cui fu Presidente dal 1999 al 2000 e direttore responsabile della rivista islamica in lingua araba Al-Urubiya (L’Europeo)
Il suo è un ruolo di grande importanza. La moschea di Segrate è un esempio positivo di integrazione della comunità islamica sul territorio. Che relazione esiste con la città e in che modo siete stati accolti? «Dal momento della nostra presenza in Italia il 99% di noi musulmani, con antenati italiani o di origine straniera e con regolare permesso di soggiorno, o con cittadinanza italiana, ha avuto e continua ad avere rapporti di civile convivenza, di operosa collaborazione in ogni genere di relazioni sociali nel rispetto della Costituzione e della Legge italiana, come ci impone l’Islam, vivendo nel contesto di questa società. Per le cose che ho detto, dato che rispettiamo, siamo rispettati. Non sono mancati e non mancano ingiustificati episodi di intolleranza nei nostri confronti per motivi che non hanno nulla a vedere con l’Islam. Per quanto riguarda il Centro islamico abbiamo buoni rapporti con le altre comunità religiose e con le amministrazioni di Milano e delle città dell’hinterland. Il nostro centro e io personalmente siamo stati i primi a condannare il terrorismo dopo ogni attentato in qualsiasi parte del mondo».

Il Forum delle religioni di Milano, del quale fa parte, rappresenta un luogo dove nutrire insieme la vita e la cultura del rispetto. C’è ancora molto da fare sul fronte del dialogo e per il rispetto reciproco tra le diverse comunità: quali richieste pone alla politica perché sempre di più la comunità islamica possa essere integrata nel contesto politico-culturale della società italiana?
«Il Centro islamico è uno dei fondatori del Forum delle Religioni proprio perché ha ritenuto doveroso, in quanto punto di riferimento originario della presenza islamica a Milano, partecipare a una istituzione in cui si incontrano le diverse anime religiose e laiche della metropoli, per la conoscenza reciproca al fine di trovare i punti di contatto per iniziative comuni idonee a promuovere azioni efficaci in difesa della dignità dell’uomo, del mondo animale e della natura, da esprimere a livello politico. C’è sì molto da fare per il rispetto reciproco, perché purtroppo la mancanza di rispetto è — dal punto di vista statistico — prevalentemente nei nostri confronti negli episodi di mancanza di rispetto, come risulta dai mass media. Una integrazione di livello più alto di quello buono, che già esiste, potrebbe essere ottenuta con la volontà politica della maggioranza parlamentare di dare attuazione per legge dello Stato ai principi di libertà consacrati dagli articoli 19 e 21 della Costituzione».

Quando ha deciso di studiare Medicina e cosa l’ha spinta a questa scelta di aiuto del prossimo?
«Ho deciso di fare il medico quando, ragazzo, nello studio del Corano sono giunto al versetto che dice: “E chi salva un’anima è come salvasse tutta l’umanità”. La conferma della decisione, nata in me da un sentimento religioso, c’è stata, poi, quando ho saputo dei grandi medici musulmani dell’età dell’oro dell’Islam come Avicenna, Razi ibn an-Nafis».

N.° 212

Shabàn 1440
Aprile 2019

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