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COMMEMORAZIONE
PAOLA MORETTI
KHADIGIA

Khadigiah, la compianta, che Allàh, l’Altissimo la ricompensi per i meriti da lei acquistati per suoi sforzi nel lavoro per la Causa dell’Islàm. Nome portato dalla donna straordinaria, che Allàh si compiaccia di lei, scelta da Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, come primo valido sostegno dell’uomo, che di tutte le creature umane è stato il migliore, il profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, al quale fu affidata la missione di portare al mondo l’insegnamento, che libera l’uomo dall’ignoranza della verità fondamentale dell’Unità Unicità e Unipersonalità di Allàh, sia gloria a Lui l’Altissimo.
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Fu lei la prima creatura umana a sapere dell’inizio della Rivelazione divina e fu lei che lo sostenne psicologicamente, quando il marito sconvolto dal sospetto di essere vittima di un ginn maligno, le confidò la miracolosa esperienza vissuta da lui nella grotta, dove era in ritiro spirituale, sul monte Ḥirā‹: Khadigiah bintu Khuwaylid, che Allàh si compiaccia di lei, la sposa amorosa e tanto amata dal Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, non solo negli anni del loro matrimonio, ma anche dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 619, un amore profondo, tale da suscitare la gelosia di ‘Ā‹›ishah, che Allàh si compiaccia di lei, come ella stessa ebbe a dire.
Khadigia è il nome che assunse la ventiquattrenne ragioniera milanese, Paola Moretti, quando, nell’ormai lontano 1974, corrispondente all’anno 1394 dell’egira, rese la Testimonianza, che:
««« Nessuno ha diritto di essere “padrone” dell’uomo, tranne Allàh e che Muhàmmad è, veramente, Apostolo di Allàh  »»»
Una testimonianza resa a ragion veduta e con cognizione di causa, grazie alla perspicacia della vivida intelligenza, di cui Allàh, l’Altissimo, le aveva fatto dono, e grazie alla limpidezza del concetto fondamentale dell’Islàm, che Allàh, fa risplendere in tutta la sua chiarezza agli occhi di chi Egli, rifulga lo splendor della Sua luce, guida all’Islàm.
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Fu con entusiasmo che Khadigia, una delle prime donne italiane entrate nell’Islàm in Italia nel secolo scorso, e sicuramente la prima a essere entrata nell’Islàm con il piede destro a Milano, prese da subito ad indossare l’abbigliamento prescritto dal Sublime Corano e dall’Insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, per le credenti nella paternità divina del Sublime Corano e nella missione apostolico-profetica di Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, con l’orgoglio di essere entrata a far parte di quella comunità umana, di cui Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, dice nel Sublime Corano:
«««Siete il fior fiore della creazione!»»».
E questo in un anno nel quale, sicuramente, nessuna donna italiana era musulmana, non solo per credo, cioè per sentimento interiore, ma anche per osservanza delle norme del codice di vita islamico, che riguardano non soltanto l’abbigliamento del pudore, distintivo di identità spirituale della donna musulmana, ma anche per il suo comportamento. Tanto è vero che un giorno, essendo stata scambiata per una suora le venne chiesto: «« Madre, è la prima volta che vedo la sua divisa, a che ordine religioso appartiene? »».
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Come straordinaria fu Khadigia bintu Khwailid, che Allàh si compiaccia di lei, la quale fu la prima donna dell’Islam dell’epoca sua, così fu straordinaria Khadigia Moretti, che fu, sicuramente, la prima italiana musulmana attivista nella prima organizzazione dell’Islam in Italia nella nostra epoca.
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Di sicuro se non dal punto di vista burocratico, non può esserle negata, dal punto di vista spirituale, la qualifica di co-fondatrice del Centro Islamico, che, come già detto, fu la prima realtà socio-culturale di base dell’Islàm, costituitasi in Italia, per dare un punto di riferimento alla ancora esigua presenza di musulmani nella metropoli lombarda.

N.° 213

Ramadàn 1440
Maggio 2019

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