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LA SCUOLA

Le vacanze volgono rapidamente al termine e – se Allàh vuole - tra non molto le scuole statali riapriranno i battenti e riprenderanno la loro attività didattica di preparazione degli alunni delle loro scolaresche a diventare donne e uomini ammaestrati a vivere in un sistema di vita socio-economico governato da una filosofia di vita laica, basata sulla presunta neutralità dello Stato, che fa da sfondo a un pluralità di visioni del mondo. Scolari e studenti ritorneranno a malincuore, come tutti gli anni, alle loro nuove classi in gran parte affaticati dagli sforzi compiuti negli ultimi giorni per fare i «compiti delle vacanze» rimandati di settimana in settimana e tra questi ritardatari non mancano, certamente, scolari e studenti, che vengono da famiglie di credo islamico, ma non mancano ragazzi di queste famiglie, che hanno approfittato di questo periodo di vacanza per approfondire la conoscenza della dottrina della pratica dell’Islàm per essere in grado di potere rispondere con cognizione di causa alla domanda: «Perché sono musulmano?». E ciò perché la risposta «perché i miei genitori sono musulmani» non può più essere, assolutamente, una risposta soddisfacente, degna di chi ritenga un obbligo verso se stesso voler essere consapevole della propria identità. Questi giovani musulmani sono una élite, i cui appartenenti hanno avuto in famiglia una buona educazione islamica e hanno continuato a coltivare l’orgoglio della loro appartenenza alla «ummah di Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, passando dalla «madrasah familiare» alla «madrasah della Moschea» per il completamento della loro formazione islamica sia sotto il profilo della dottrina, sia sotto il profilo della pratica sotto la guida di maestri competenti nell’insegnamento delle diverse discipline dell’Islàm.
Allah, rifulga lo splendor della Sua Luce, con la forma imperativa ««« QŪ »»» impartisce a ««« coloro che credono »»» l’ordine di ««« salvare loro stessi e la loro famiglia dal fuoco!!»»». Dice il Creatore dell’uomo e di tutto ciò che uomo non è, Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, nel Sublime Corano, La Sua Parola Vivente:
««« O voi che credete, salvate voi stessi e la vostra famiglia da un fuoco, che ha come combustibile uomini e pietre ed al quale sovrintendono duri e terribili Angeli, i quali non disobbediscono ad Allàh, in ciò che Egli ordina loro ed eseguono quello che viene loro comandato!(6) [Corano: àya 6 Sura 66 – facile da memorizzare!].
«««....In verità, il giorno della Resurrezione i perdenti saranno coloro che hanno perduto loro stessi e le loro famiglie! In verità, i trasgressori avranno in sorte un castigo duraturo....»»».(45) [Corano - Sura 42 – La consultazione]
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Tutti coloro i quali credono nella paternità divina del Sublime Corano e nella missione apostolico profetica di Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, hanno l’obbligo di mettere in pratica questo « comandamento» di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, quando sono responsabili di una famiglia.
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Chi ha moglie e figli è responsabile di istruire nella dottrina e di educare alla pratica dell’Islàm gli appartenenti tutti alla sua famiglia, ma in special modo i figli e soprattutto quelli in età pre-scolare e scolare. Il luogo dell’abitazione è anche la prima «madrasah» del musulmano, nella quale egli riceve l’istruzione a riconoscersi come musulmano e l’educazione ai valori dell’Islàm.
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Per poter essere in grado di obbedire all’ordine di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, il musulmano ci deve pensare già da prima di farsi marito e padre, scegliendo con molta oculatezza una moglie pia e praticante, perché lei, che Allàh volendo, sarà anche madre dei suoi figli, sarà con il suo comportamento la fonte principale delle loro prime esperienze religiose con l’insegnamento e con l’esempio.
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Per poter essere in grado di obbedire all’ordine di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, la musulmana ci deve pensare prima di farsi moglie e madre, scegliendo con molta oculatezza un marito pio e praticante, perché lui, che Allàh volendo, sarà anche padre dei suoi figli, sarà con il suo comportamento la fonte principale delle loro prime esperienze religiose con l’insegnamento e con l’esempio.
Quindi, l’adempimento di questo precetto da parte del musulmano non si esaurisce con la scelta come moglie di una musulmana consapevole dei suoi doveri di moglie e di madre, perché anch’egli è chiamato a svolgere il suo ruolo di trasmettitore alla prole dei valori dell’Islàm anche in prima persona; anch’egli con l’insegnamento e con l’esempio, soprattutto nei primi anni di vita, quel periodo dell’infanzia pre-scolare, in cui il figlio impara a parlare e ad apprendere dai genitori quei comportamenti, che sono l’esternazione del loro sentimento religioso.
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La pratica religiosa dei genitori si radica nella psiche del bambino, ancora incontaminata, e forma la base spirituale di quella struttura portante della sua identità islamica, che lo accompagnerà tutta la vita.
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Educare i figli all’Islam con la parola e l’azione nel periodo pre-scolastico ha da essere un impegno di prima grandezza per i genitori, che credono in Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, e nella vita futura.
L’insegnamento dell’«aqīdah» negli anni, nei quali l’apprendimento è più facile, è la cosa che i genitori devono privilegiare in questo nostro luogo e in questo nostro tempo.
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E ciò perché le forze organizzate del male lavorano indefessamente, per disintegrare la famiglia mondana, costituita da padre, madre e figli, con il fine di trascinare, per imitazione, nel disordine anche la nostra famiglia per il cosiddetto «effetto domino», onde moltiplicare le schiere dei succubi servitori della «dun°yah», producendo degli indifferenti alla «àkhirah» e facendo dimenticare l’esortazione di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, una vera e propria messa in guardia, quando dice: «««....In verità, la promessa di Allàh si avvererà. Perciò non vi inganni l’illusione della vita terrena e non vi inganni l’ingannatore (Satana) a proposito di Allàh.(33)»»» [ Corano – Sura 31 – àyah 33 ].
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Una misura pratica da adottare per vaccinare al momento giusto il bambino contro la dipendenza dalle abitudini ambientali negative dei valori dell’Islàm, al fine di evitare che essi vengano assimilati, è quella di partecipare, e intensamente, alla vita del bambino dal punto di vista affettivo.
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Lavorare intelligentemente a formare nella sua mente una visione del mondo, nella quale vengano assimilati e fatti propri il concetto e il sentimento della vita futura, in modo che egli non mostri interesse alle diavolerie tecnologiche digitali che, come risulta da ricerche condotte sugli effetti di esse sulle capacità intellettive, sono risultati devastanti.
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Seguire i figli nelle scuole elementari, dove inizia l’insegnamento di una visione del mondo diversa da quella islamica, per cui - in mancanza di una precedente “informazione familiare” sulla verità – le idee portanti di quella visione si radicano in profondità nelle menti dei nostri scolari con effetti negativi, i quali con il passar del tempo, se non adeguatamente curati, impediscono, più avanti, l’accettazione dell’obbedienza ad Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, e al Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria.
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Prepararli nei dovuti modi in relazione al loro livello di comprensione, che noi viviamo in una società pluralista, dove ci sono pensieri diversi dal pensiero islamico, di cui noi siamo i portatori, orgogliosi di portarlo, perché esso è il pensiero della verità, per andare in Paradiso nella vita futura, e che nessuno crede senza il permesso di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce.
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Se ,con il volere di Allàh ci saremo riusciti, essi sapranno ascoltare i dogma degli altri pensieri, sapendo che essi provengono da menti umane, da cervelli di creature, mentre il nostro pensiero ha la fonte in insegnamenti che provengono dal Creatore, affermando che anche noi abbiamo in materia pensieri diversi e che abbiamo diritto di metterli in pratica e addirittura di farne propaganda, come anche gli altri hanno diritto di fare propaganda dei loro, grazie al pluralismo ideologico e religioso.
È un obbligo dei genitori far frequentare ai figli le attività didattiche dei Centri Islamici, le quali, se pure svolte in tempi limitati consentiti dal sistema, nei giorni di sabato e domenica, devono avere lo scopo di irrobustire e consolidare l’insegnamento che quotidianamente ha da essere dato a essi nella fonte primaria dell’insegnamento di dottrina e di comportamento, la famiglia, che è insegnamento fondamentale per la costruzione primaria delle basi della loro identità islamica duratura, che è una pesante responsabilità genitoriale sulla bilancia dei meriti nel Giorno del Giudizio.
Far partecipare i figli alle attività di promozione della realizzazione di rapporti interpersonali e di relazioni sociali, organizzate dai Centri come gite sociali, campi estivi e invernali, attività sportive, seminari e quant’altro necessario allo scopo finale di dar vita a una comunità di credenti che si riconosce consapevolmente nei valori morali e spirituali dell’Islàm.
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Formare a livello giovanile l’organizzazione di quadri scelti, preparati culturalmente, con dati alla mano,l a ogni confronto in maniera civile su ogni argomento con le incivili sfide ideologiche della menzognera propaganda anti-islamica, fomentatrice di paura e di odio nei confronti di noi Musulmani e dell’Islàm.

N.° 214

Dhul Hìjjah 1440
Luglio-Agosto 2019

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