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Il Nobile Natale
del Profeta(*)

Il terzo mese dell’anno lunare, Rabī‛u-l-àwwal, è un tempo, nel quale ci furono importanti avvenimenti nella vita del profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. Il primo e più importante avvenimento nella cronologia della vita del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, la biografia del quale ogni musulmano dovrebbe conoscere a menadito, essendo il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, l’ultimo degli Apostoli di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, per ministero del quale, Allàh fece scendere la Sua Parola di salvezza dal fuoco per tutto il genere umano, nelle pagine del Sublime Corano. In questo mese, infatti, nel mese in cui il Profeta venne alla luce nella città della Mecca, all’ombra della Nobile Kà’ba, edificata dal profeta Ibrahim e da suo figlio Isma’ìl, su ambedue la pace, ci fu un evento miracoloso, di cui Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, fa cenno nel Sublime Corano, nella <Sura dell’elefante>, che la storiografia degli Arabi riguardante i tempi della giahilìyyah, ricorda come l’anno dell’elefante. In quell’anno, infatti, nella penisola veniva impiegato a scopi bellici l’elefante. Di un elefante era dotato l’armata abissina che aveva marciato, agli ordini del vicerè Abraha, dallo Yemen alla Mecca, per distruggere la nobile Kà’bah, meta del pellegrinaggio idolatrico, delle tribù arabe della penisola. L’impresa finì con un clamoroso disastro perché l’armata venne distrutta da un’armata celeste di uccelli, i quali a ondate successive, fecero piovere pietre con il nome del destinatario. Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, fece fallire con un miracolo eclatante il progetto sacrilego. In quell’anno, contrassegnato da un evento miracoloso, venne alla luce il Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, nel giorno 12 del mese di Rabì’u-l-àwwal. Quando al tempo del Califfato di Omar ibn al-Khattàb, che Allàh si compiaccia di lui, si presentò l’esigenza di un cronologico degli atti dell’amministrazione, venne presa in considerazione la proposta di far iniziare la datazione degli atti dall’anno della nascita del Profeta, che Allàh, ma l’idea venne scartata per evitare l’imitazione della cronologia cristiana, la cui datazione ha inizio dal presunto atto di nascita del Messia (Cristo) Gesù figlio di Maria.
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Il secondo evento rilevante non solo nella vita del profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, ma nella storia di tutto il genere umano avvenne il giorno 12 di rabì’u-làwwal del tredicesimo anno della predicazione dell’Islàm alla Mecca quando il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fece il suo ingresso “trionfale” nell’oasi di Yàthrib, dove era atteso con trepidazione dagli abitanti dell’Oasi, entrati nell’Islàm, e dai Musulmani, che lo avevano preceduto. Si concluse in quel giorno fatidico la perigliosa attraversata del deserto che il Profeta, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fece insieme al fedelissimo Abu Bàkr, il compagno della grotta, per ordine di Allàh, rifulga lo splendor della Sua luce, il Quale per due volte lo salvò dalla caccia furibonda scatenata per catturarlo dalla dirigenza della Mecca, che aveva ordito un delitto di stato, nella speranza di soffocare sul nascere l’ ISLAM, il movimento di liberazione dell’uomo dal dominio della legge dell’uomo per affermare che l’uomo ha il dovere di sottostare unicamente al dominio della Parola del Creatore, di Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, di cui Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, era Predicatore in forza della Missione apostolico-profetica affidatagli da Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, nella Notte del Destino di 13 anni prima. Anche questa volta Allàh, l’Altissimo, mandò a vuoto il progetto della miscredenza organizzata di assassinare il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, come salvò dalla distruzione della Nobile Kà’bah , progettata, 53 anni prima dal vicerè abissino dello Yemen. Lo salvò facendo scendere una profonda caligine sui sicari, che già avevano circondato la sua casa, per cui poté allontanarsi sano e salvo per andare da Abu Bàkr e iniziare con lui il trasferimento dalla Mecca verso Yàthrib; la seconda volta lo salvò con il miracolo del ragno, la immensa tela del quale, all’ingresso della grotta dove il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, e Abu Bàkr si erano rifugiati, insieme ai quali era presente Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, trasse in inganno i cacciatori della taglia, che avevano trovato tracce che portavano a quel rifugio. La terza volta, quando, durante il tragitto un drappello di cavalieri li aveva quasi raggiunti e il cavallo di Suràkah il capo-drappello aveva disarcionato il suo cavaliere, imbizzarrendosi al gesto imperioso di alt eseguito del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, nel pronunciare il nome di Suràkah.
La prima cosa che Egli, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria fece fu l’affratellamento degli abitanti dell’Oasi, gli Anṣār, con i Fuoriusciti dalla Mecca, i Muhāgirūna, fondendo in un unico corpo i credenti nella paternità divina del Sublime Corano e della sua Missione apostolico-profetica. Poi diede inizio alla costruzione dalla Moschea, il Luogo del rito politico-religioso di adorazione del Signore dell’Universo. Era il giorno in cui, cinquantatre anni prima il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria vide la luce, alla Mecca, nei pressi della Nobile Kà’ba, che Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, aveva da poco salvato dal piano di demolizione degli Abissini, guidati dal vicerè dello Yemen, Abraha.
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Nello stesso giorno, all’età di sessantatre anni, dopo avere portato a termine la sua Missione, il Profeta rendeva l’Anima al Suo Amico Intimo [Allàh], lasciando in eredità il Libro di Allàh e la sua Sunna. Disse: “Vi lascio due cose, attenendovi alle quali, non andrete in perdizione: Il Libro di Allàh e la mia Sunna”.

O Allàh, benedici ed esalta il Tuo Servo e Apostolo Muhàmmad e compiaciti della la Sua Famiglia e i Suoi Compagni e di tutti coloro che con cuore sincero cammineranno fino al giorno del Giudizio sul sentiero tracciato da lui.

E la Lode Appartiene ad Allàh
Padrone e Signore di tutti gli universi.

N.° 190

Rabì 1°
1436
Dicembre 2014

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