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Khubàyb
Allàh si compiaccia di lui

Nella battaglia al monte Uhud i Coreisciti subirono gravi perdite e di spirito di vendetta erano gonfi i loro cuori, sicché quando ebbero fatto prigioniero uno dei combattenti musulmani, un compagno del Profeta, che Allàh si compiaccia di lui, di nome Khubàyb, decretarono la sua condanna a morte e il giorno fissato per l’esecuzione egli chiese un rasoio, che gli venne dato. Quando ebbe avuto il rasoio in mano un fanciullo gli si avvicinò e la gente della casa dove Khubàyb era tenuto prigioniero fu presa da grande spavento al pensiero che Khubàyb, che doveva essere condotto di li a poco al patibolo, nulla gli impediva di uccidere il fanciullo. Khubàyb se ne accorse e disse: “Ma pensate che io possa uccidere un bambino innocente? Questo odioso crimine è assolutamente impossibile per me!”. Quando la processione che lo accompagnava al luogo dell’esecuzione, condotta da Abū Sufyān bin Harb, Safwàn bin Umàyyah e Said bin Amr, giunse al patibolo, fu chiesto a Khubàyb se avesse un ultimo desiderio. Egli chiese che gli fosse permesso di eseguire il rito di adorazione, dicendo: “Lasciatemi fare due rak’ah del rito d’adorazione perché è giunto per me il momento di lasciare questo mondo e di incontrare Allàh”. Dopo eseguite le due ràk’ah disse: “Ne ho fatte solo due invece di quattro, perché non volevo che pensaste, che lo chiedessi per paura della morte”. Quando fu messo al patibolo disse: “O Allàh, non c’è nessuno che porta il mio ultimo Salàm al Tuo Profeta [che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria]”.
Un Angelo per ordine di Allàh, ha raccolto il saluto di Khubàyb e lo ha portato al Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, il quale disse: “Wa ‘alày-kumu s-salàm, o Khubàyb!”. Ciò detto disse ai Compagni: “Khubàyb è stato martirizzato dai Quràysh!”. Uno dei carnefici disse: “Non vorresti che qui al tuo posto ci fosse Muhammad e tu fossi libero?”. Egli rispose, prima di morire: “Darei la mia vita per evitare che l’Apostolo di Allàh fosse punto da una spina!”. Ogni parola di questa storia è una lezione per noi Musulmani, che viviamo in questo tempo difficile, in cui da ogni parte i richiami del materialismo ci bombardano da ogni parte allo scopo di distrarci dal pensiero di ciò che ci aspetta dietro l’angolo della vita, facendoci dimenticare del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, dell’amore che i suoi Compagni, Allàh si compiaccia di loro, avevano per lui, di cui Khubàyb è un esempio luminoso, da ricordare e da imitare. Khubayb non pensò alla sua famiglia, non desiderò vedere nessuno di loro, ma desiderò mandare il suo ultimo saluto all’Apostolo di Allàh, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, eseguire due rak’ah, dare la vita per il Profeta, onde evitargli la puntura di una spina.
O Allàh, compiaciti di Khubàyb e metti nei cuori dei Musulmani un amore per il Profeta, pari a quello di Khubàyb.

N.° 196

Giumada II°
1437
Feb/Mar
2016

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