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Il digiuno di Ramadàn

In nome di Allàh il sommamente Misericordioso il Clementissimo
Il digiuno del mese di Ramadàn, è il quarto dei cinque pilastri dell’Islàm. Disse, infatti, il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. “L’Islàm si basa su cinque pilastri [al-arkān al-Islāmi-l-khàmasatu]: la Testimonianza [aš-Šahādatu] che non c’è divinità, tranne Allàh e che Muhàmmad è veramente Apostolo di Allàh; i cinque riti d’adorazione [aṣ-Ṣalawāt al-khàmsatu], l’imposta coranica [az-zakātu], il digiuno del Ramadan [ṣàwmu Ramaḍān] e il pellegrinaggio alla Mecca, per chi ne ha le possibilità economiche e fisiche [ḥàggiu-l-bàyt]. 
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Il mese di Ramadan, come ogni mese lunare, può essere di ventinove o di trenta giorni a seconda del tempo di rotazione della Luna attorno alla Terra ed è il nono mese del calendario islamico, che è composto da dodici mesi e, diversamente da quello giuliano-gregoriano, che è “solare”, non ha un numero fisso di giorni, ma, essendo basato sulle varie fasi della luna, esso inizia con l’apparizione sulla volta celeste del primo riflesso della luna crescente. C’è un proverbio astronomico italiano che, in relazione alla “gobba” della luna nel suo percorso celeste, dice: “Gobba a ponente [occidente] luna crescente, gobba a levante [oriente] luna calante”.
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I dati riguardanti il mese, il giorno l’ora il minuto e il secondo in cui avverrà, anche in un futuro remoto, il fenomeno astronomico del novilunio che dà inizio al mese lunare sono registrati in una tavola e si chiamano effemeridi. Anche il novilunio che dà inizio a Ramadàn, come di qualsiasi altro mese lunare, è indicato dalle effemeridi, ma per quanto riguarda il digiuno il Sublime Corano è esplicito: il mese di digiuno inizia a partire dall’arco diurno seguente alla notte in cui è avvenuto l’avvistamento della prima falce di luna nascente, che può verificarsi quando la luna è uscita dalla congiunzione con il sole e dura fino all’avvistamento della falce di luna successiva al novilunio del decimo mese lunare. Pertanto, in obbedienza al Sublime Corano, è necessario attendere l’annuncio dell’avvenuto avvistamento per dare inizio alla devozione mensile del digiuno quotidiano dall’alba al tramonto.
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Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, ha dato a ogni a ogni arco di tempo lunare costituito da più unità, un’unità più sacre delle altre. Il giorno è costituito da 24 ore e le opere più sacre del giorno sono quelle dell’inizio dei tempi di adorazione quotidiana; la settimana è costituita da sette giorni e il giorno più sacro della settimana è il Venerdì, l’anno è costituito da dodici mesi e il mese più sacro è il Santo mese di Ramadàn. Il mese del digiuno.Tutti questi periodi sacri devono essere punti di riferimento, che il musulmano deve sfruttare a suo vantaggio per questa vita e per la vita futura, come momenti di più intensa pratica della sua devozione islamica sotto il profilo spirituale. In questi archi di tempo il fedele ha da ridurre le sue attività e deve distaccarsi dalla materialità della vita quotidiana, approfittando per fare esame di coscienza, e chiedere perdono ad Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, per i propri errori, far proposito di resistere alle tentazioni dell’io e di non dare seguito alle suggestioni ingannevoli di Satana.

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In questo mese benedetto, che il Profeta, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, ha chiamato sàyyidu-sh-shuhùr [il signore dei mesi], il musulmano, consapevole della onnipresenza divina, in obbedienza al comandamento coranico, si astiene dal mangiare, dal bere e dall’avere rapporti sessuali leciti nell’arco diurno del giorno, cioè dall’alba al tramonto; e poiché Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, ha posto nel suo codice i principi base dell’equilibrio e della giustizia, ha autorizzato i digiunanti dell’ arco diurno del giorno ad astenersi dal digiuno durante l’arco notturno di esso, che va dal tramonto del sole al primo chiarore antelucano. Il digiuno del mese di Ramadàn è ricco di benefici per la salute dell’anima e del corpo dell’individuo, per l’armonia nei rapporti familiari e per l’equilibrio nelle relazioni sociali.
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L’individuo, nel suo alimentarsi durante l’anno principalmente durante l’arco diurno, accumula un certo numero di residui nocivi nell’intestino, che esso, non riesce a smaltire. L’astinenza dal mangiare e dal bere permette all’intestino di smaltire questi residui e di riposare. È per questo benefico effetto terapeutico che i medici per molti disturbi non solamente gastrointestinali, ma anche di portata più generale, consigliano il digiuno. A livello spirituale il mese di Ramadn è una madrasah, è la scuola dei trenta giorni, come fu efficacemente chiamato. Infatti, questa scuola, come una palestra, educa l’individuo al controllo di quegli aspetti materiali della esistenza, che sollecitano l’uomo ad appagare tutti i suoi istinti e ogni suo desiderio carnale. È il digiuno che promuove questo self-control, che permette di tenere a bada la malattia nefasta, che vede la materia sopraffare la spiritualità; e in questo mese, nel quale lo spirito si educa alla pazienza e alla perseveranza, non pochi sono riusciti ad allontanarsi da molti di quei vizi, che comportano dipendenza materiale.
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In questo mese, il musulmano, costretto a provare la sofferenza di chi non mangia e non beve, non per devozione, ma per l’ingiustizia che governa il mondo, dove impera il dio denaro, è portato a essere più comprensivo, se non sensibile nel confronto del povero, che non trova il cibo per sfamare sé e la sua famiglia. La sofferenza della fame lo porta a ricordare il grande dono del cibo che il suo Creatore gli ha dato e che molti altri, invece, non hanno. Il digiuno del santo mese di Ramadan educa al buon governo dello spirito e del corpo ed è medicina efficace per guarire molte malattie individuali e sociali, nonché di prevenirne l’insorgenza. Oltre a questi benefici materiali e spirituali, il musulmano, che rispetta i precetti del digiuno, si rende meritevole di una ricompensa nella vita futura, una realtà che Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, ha promesso ai fedeli che praticano il digiuno, dicendo in un ḥadīth qudsī [cioè riportato dal Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, e riferito ad Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce]: “Il digiuno è Mio, e Io ne sono la ricompensa, poiché l’uomo ha abbandonato il proprio piacere e il proprio mangiare e bere per Me”.
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Il digiuno è protezione, e chi digiuna ha due momenti di gioia: una è quella che prova quando rompe il digiuno e l’altra quando incontra il proprio Signore [o come disse, che Allàh la benedica e l’abbia in gloria]”.

E la lode appartiene ad Allàh,
il Signore dei mondi

N.° 192

Ramadàn
1436
Giugno 2015

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