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Islamofobia

L’islamofobia non è soltanto un movimento che rema contro la storia; un movimento che si pone in contrasto con le leggi internazionali, e cozza contro il pensiero di ogni persona ragionevole, ma è anche un pericolo per la pace e per la sicurezza internazionale.
L’islamofobia è un sentimento di reazione compensativa, dettato da complesso di inferiorità, che si produce in persone psicolabili, il numero delle quali è in continuo aumento, specialmente in masse frustrate nelle loro aspettative socio-economiche e vittime di analfabetismo non solo originario, ma anche di ritorno.
Se questo è vero, come è vero, l’islamofobia, non può più essere considerata un fenomeno episodico e temporaneo in quanto essa assumendo dimensioni preoccupanti, provoca ricadute e danni non solo nei confronti del mondo islamico, ma anche contro la pace internazionale e la sicurezza. E ciò perché ogni attacco all’Islàm al suo credo e alle sue pratiche di vita è finalizzato a minare la stabilità della società umana.

Il fenomeno della Islamofobia non è il risultato di una situazione contemporanea o dell’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre, come molti credono; essa è un reliquato di odi storici che fomenta lo sviluppo di intolleranza culturale, sociale e politica; è un misto di influenze negative e di fallimenti.

L’islamofobia, in realtà, per farla breve, è un movimento religioso, culturale e politico, che minaccia quei valori comuni dell’umanità, che formano l’essenza delle leggi internazionali e governano le relazioni tra gli Stati; essa influisce su queste relazioni ed è in totale contraddizione con la Carta delle Nazioni Unite la Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo, le relazioni, le convenzioni e gli accordi internazionali e specialmente contro l’articolo 20 dell’Accordo internazionale sui diritti civili e politici. L’Islamofobia, ponendosi in contrasto con il movimento della storia e la legge internazionale, con il suo deleterio impatto e con i danni crescenti che provoca è diventata un fattore negativo che pregiudica la pace internazionale e la sicurezza. E ciò poiché essa non colpisce solamente l’Islàm e i Musulmani, ma ha un impatto negativo su tutto il mondo. La denigrazione dell’Islàm e la guerra condotta contro esso sul piano culturale e religioso avrà senza dubbio, se non viene energicamente neutralizzata, una ricaduta negativa anche sulle altre religioni e sui loro seguaci.

Coloro i quali fanno scattare e guidano l’islamofobia sono gruppuscoli di nemici della pace che violano i diritti umani e hanno in odio i valori universali e intralciano gli sforzi finalizzati a realizzare il dialogo tra culture, la cooperazione tra le civiltà e a promuovere la tolleranza, la reciproca comprensione e il mutuo rispetto.

A onor del vero c’è da riconoscere che tra le cause dell’islamofobia, che si risolvono in un attacco all’Islàm, cercando di calunniarlo e denigrarlo, ci sono isolati episodi riprovevoli, che avvengono sia in alcune parti del mondo islamico sia in Europa, perpetrati da individui provenienti dall’area geo-politica definita “mondo islamico”; c’è la denuncia di violazioni di diritti umani, dell’esistenza di una endemica diffusione della corruzione e di altro. Su tali deplorevoli fatti - pur essendo in pieno contrasto con i dettami dell’Islàm - viene incardinata una propaganda falsa e tendenziosa, per creare disprezzo, sospetto, paura e odio contro l’Islàm e i Musulmani. Così la grancassa mediatica spacciando questi episodi come paradigmi di barbarie che hanno matrice nell’Islàm, spalanca la porta al fanatismo islamofobico.

Noi Musulmani dobbiamo guardare il fenomeno con le lenti dell’autocritica e dobbiamo sforzarci di svolgere una capillare attività di informazione, con la parola e con l’esempio, a tutti i livelli, esponendo al pubblico i deleteri effetti dell’islamofobia sulla civile convivenza, mettendo in evidenza le falsificazioni, le distorsioni, le calunnie, le pretestuose motivazioni che i propagandisti professionali di essa spacciano per diffonderla, contrastare le falsità usate come sua giustificazione per fomentare odio contro l’Islàm e i Musulmani.

A tal fine dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti di comunicazione non solo per formare una opinione pubblica correttamente informata sulla realtà dell’Islàm, usando, nel confrontarci con i detrattori dell’Islàm, la precisione linguistica e la chiarezza concettuale, che proviene dalla conoscenza della Parola di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce e degli insegnamenti del profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria.

Il nostro sforzo deve tendere a cancellare con la luce della verità l’erronea informazione e le distorsioni relative all’Islàm e ai Musulmani diffuse dai media. Questo risultato può essere raggiunto solo attraverso un metodo che fa uso del pensiero scientifico, in modo appropriato, di un linguaggio persuasivo e di un ragionamento logico, cioè, come insegnò il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, esponendo gli argomenti parlando a livello del calibro mentale di una comunità tecnologicamente e scientificamente avanzata.

Questa e la via moderna per contrastare efficacemente la permanente campagna diffamatoria dell’Islàm e dei musulmani che certe aree socio-culturali mentalmente datate ai secoli bui del medioevo europeo conducono indefessamente per produrre islamofobia, cioè disprezzo, paura e odio contro l’Islàm e i Musulmani. Un pregevole saggio di delirio islamofobico lo potete leggere nell’articolo seguente, intitolato LA GRANDE MOSCHEA DI MILANO E L'ISLAMOFOBO.

N.° 183

Rabì II° 1435
Febbraio 2014

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