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ALLARME AMAZZONIA

IL RISPETTO DELLA NATURA E DEGLI ANIMALI

La tecnologia mass mediatica ci aggiorna in tempo reale del crimine contro l’umanità che si sta perpetrando in Brasile, dove è in corso la distruzione della foresta amazzonica; distruzione che negli ultimi mesi si è accelerata con ritmo esponenziale senza precedenti.
Dalla presenza sul nostro Pianeta della immensa foresta pluviale, che si trova nell’America del Sud e precisamente in Brasile, nella zona equatoriale, viene immessa quotidianamente nell’atmosfera terrestre, grazie alla fotosintesi clorofilliana, una grande quantità di ossigeno; di dimensioni sufficienti a garantire la presenza nell’aria del quantum necessario per la conservazione della vita dell’uomo.
Il destino dell’umanità dipende, se non del tutto, ma almeno in gran parte dalla “produzione di ossigeno” dell’Amazzonia. È, quindi, un imperativo categorico per l’umanità di oggi fare di tutto per difendere l’esistenza nelle sue dimensioni naturali della foresta pluviale amazzonica e porre fine alla cinica deforestazione selvaggia da parte delle multinazionali del busines alimentare a scopo di lucro, per prevenire un’ulteriore distruzione dell’Amazzonia in difesa della nostra sopravvivenza e di quella delle generazioni future. Non c’è tempo da perdere! Nell’ultimo anno in Amazzonia è stata deforestata un’area equivalente a quella di mezzo milione di campi di calcio con una perdita di mezzo miliardo di alberi! Il crimine viene perpetrato da milizie armate, che operano una vera e propria pulizia etnica, massacrando gli abitanti delle aree protette, prima di appiccare gli incendi e sembra che vengano anche utilizzati degli aerei, che innaffiando di benzina la vegetazione, accelerano l’azione devastatrice del fuoco.
Le ultime elezioni hanno portato al potere un presidente di estrema destra e filo-sionista, di nome Bolsonaro, il quale sta togliendo all’Amazzonia le tutele esistenti per la conservazione della presenza umana, cioè delle popolazioni indigene, nonché del patrimonio forestale e avifaunistico della regione.
Noi musulmani deploriamo questa gravissima aggressione alla natura, al rispetto della quale ci invita il nostro Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, in diversi suoi Insegnamenti, nei quali è possibile individuare un «codice ecologico» ante litteram per la difesa dell’ambiente. Noi ci uniamo da tutto il mondo alle iniziative in corso, per proteggere la foresta amazzonica, i suoi abitanti, ai quali viene data la caccia, come fossero bestie, nonché le numerose creature non umane che in essa hanno il loro habitat.
Ma se dobbiamo far sentire la nostra voce per la conservazione all’umanità di questa grande fonte di ossigeno per la nostra sopravvivenza e quella dei nostri figli e delle generazioni future, non possiamo non levare la nostra voce contro le fonti di inquinamento che appestano l’aria, avvelenano la terra e le acque, perché questo ci comanda la nostra religione in difesa del creato, miracolosa opera di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, che Egli ha posto a nostra disposizione come bene di godimento, che va trattata con rispetto e non sottoposta a sfruttamento selvaggio.
Così senza se e senza ma – espressione da non molto entrata nell’uso corrente - noi Musulmani unitamente alla condanna dell’uso del fuoco e della motosega, che la sete di profitto delle multinazionali ha programmato per distruggere la foresta amazzonica, ci uniamo contro caccia e l’uccisione di creature non umane per divertimento ed esibizione fotografica di trofei, come pure il massacro di animali per motivi commerciali.
Ci uniamo infine contro quella esibizione di bestialità nello spettacolo della corrida, in cui la bestia non è il toro, ma il torero, il quale suscitando gli olè di un pubblico di spettatori assatanati, infligge sofferenze al toro, prima di fulminarlo con il colpo di espada alle vertebre del collo.
Ci uniamo perché il nostro codice di vita, che si fonda sul Sublime Corano e sulla nobile Sunna, ci ordina il rispetto della fisicità degli animali e della loro vita, proibendo lo sfruttamento e l’uccisione per motivi diversi da quello alimentare e ordinando di preoccuparci di non far soffrire l’animale.
Il profeta Muhammad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, ha promosso la piantumazione di alberi, assicurando ai piantumatori, che per ogni frutto dell’albero da loro piantato mangiato dall’uomo e da un uccello, per ogni nido costruito sui rami, per ogni godimento dell’ombra da parte di una creatura sarà allibrata una ḥàsanah sul registro delle benemerenze.
Se ne deduce l’esortazione al rispetto della vegetazione.
Il nostro amato Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, in un altro insegnamento disse: ««Se qualcuno di voi starà piantando un albero e l’aria sarà lacerata dallo squillo del corno, che annuncia la fine del mondo, dovrà portare a termine l’operazione che stava facendo!»». E nel fare il paragone dei doveri del marito nella cura della famiglia porta l’esempio del contadino, che dopo avere gettato il seme cura con diligenza la pianta che dal seme germoglierà. Inoltre un sapiente, che aveva piantato un albero, che avrebbe dato frutti dopo moltissimi anni, a uno che gli aveva chiesto:«Perché lo fai, se sai che non mangerai i suoi frutti!» rispose: «Lo faccio per i miei figli e i miei nipoti!». Ciò per mettere in evidenza che non bisogna pensare solo a se stessi, ma anche alle generazioni future, cosa che hanno dimenticato i padroni delle multinazionali, la cui vita è governata dal principio «Dopo di me il diluvio!» e dall’altro più allegro: « Morto me, morti tutti! ».

N.° 215

Muhàrram 1441
Settembre 2019

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