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CONTARE SULLE
PROPRIE FORZE
E RIMETTERSI A DIO
Di: Khadigia Moretti

PRIMA LEGA IL CAMMELLO...
In questo articolo è sintetizzata con grande efficacia comunicativa la “filosofia di vita” della nostra grande sorella, che Allah, rifulga lo splendor della Sua Luce, la ricompensi per la dedizione di lei alla Sua Causa, sulla falsariga degli insegnamenti del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. Un articolo che merita di essere preso in considerazione come modello del modo di fare che non può prendere, se non chi ha ricevuto la grazia della comprensione del Messaggio da parte di Allàh, che Egli dona a coloro che sono stati dotati di intelletto. Meditare, riflettere, mettere in pratica. Scrisse.

Per il Musulmano il rimettersi a Dio non è soltanto un dovere morale, ma è anche un obbligo religioso e poiché è Iddio stesso che ci esorta a fare affidamento su di Lui la fiducia in Dio è un elemento essenziale della Fede. Dice Iddio nel Sublime Corano: «Che la vostra speranza sia in Iddio, per poco che voi crediate in Lui!» (Corano 5/23) «Allàh (è l’unico titolare della qualità divina) non c’è divinità tranne Lui! Su Allàh, quindi, facciano affidamento i credenti.». (Corano 64/13) La fiducia assoluta in Dio, che fa parte della fede islamica, non è il «fatalismo» che coloro i quali ignorano tutto dell’Islàm e sono nemici della fede attribuiscono ai Musulmani. Il Musulmano, convinto che la Fiducia in Iddio fa parte integrante della sua fede, si munisce di tutti i mezzi necessari per la realizzazione dell’obiettivo che intende raggiungere, intraprendendo qualsiasi azione. Egli non spera mai di raccogliere un frutto senza aver predisposto ciò di cui ha bisogno per ottenerlo, né di raggiungere un risultato senza averne preparato le premesse. Quanto al risultato ottenibile con i mezzi da lui predisposti, il Musulmano lo affida a Dio, che è il solo in grado di realizzarlo. L’affidarsi a Dio, dunque, per il Musulmano è un fattore di grande serenità nell’azione, essendo egli ben convinto che solo il volere d ‘Iddio si compirà. Il Musulmano sa che questo mondo è retto da leggi divine immutabili ed in quest’ottica egli si procura per qualsiasi impresa intenda avviare i mezzi adeguati per realizzarla. Egli è perfettamente cosciente che i mezzi non bastano per il successo d’una qualsiasi impresa; infatti, ogni risultato è nelle mani d’Iddio. Può accadere che dei lavoratori alacri non raccolgano i frutti del loro lavoro e che dei seminatori non raccolgano ciò che hanno seminato. Ciò che appartiene all’imperscrutabile disegno divino si realizzerà e ciò che non è previsto nel disegno divino non potrà mai verificarsi. Questo è il reticolo concettuale in cui opera la logica islamica. Contare unicamente sulla diligenza dei preparativi per aspettarsi necessariamente un risultato positivo è un’eresia che il musulmano rigetta, gettarsi sconsideratamente allo sbaraglio in una impresa senza avere i mezzi necessari per realizzarla è una empietà che Iddio proibisce e per la quale, se la si commette, bisogna chiedere perdono. Dice Iddio, sia gloria a Lui l’Altissimo: «Avete nell’Inviato un modello eccellente!». L’Inviato d’Iddio, che Iddio lo benedica e l’abbia in gloria, si preparò sempre con diligenza e ponderazione ad ognuna delle imprese che fu chiamato a compiere nell’esercizio dell sua missione profetica. Quando la maggior parte dei suoi Compagni aveva abbandonato la Mecca ed essi si erano rifugiati a Medina per sottrarsi alle persecuzioni della classe dominante meccana, il Profeta, che Iddio lo benedica e l’abbia in gloria, il quale non aveva ancora ricevuto da Dio l’ordine di partire, pazientava ed aspettava. Quando alla fine ricevette il permesso di partire, cosa fece?
l) Scelse per compagno di viaggio Abū Bakr, il suo migliore amico.
2) Fece provvista d’acqua e di viveri per il viaggio. 3) Scelse una cavalcatura capace di superare le difficoltà del lungo viaggio. 4) Scelse una guida esperta, che conosceva il percorso nei minimi dettagli. 5) Sfuggito all’attentato organizzato per ucciderlo dagli idolatri, non si diresse subito verso Medina (a nord), ma si diresse a sud, rifugiandosi in una delle grotte del monte «Thùr». Dopo aver preso tutte le misure necessarie per proteggere la sua persona, fino a nascondersi nel fondo di una grotta buia, il Profeta, che Iddio lo benedica e l’abbia in gloria, con la certezza del credente e la sicurezza dell’uomo fiducioso, disse al suo Compagno che aveva cominciato a temere un tragico finale: «Non temere! Iddio è con noi. Cosa pensi che possa accadere a due che hanno Iddio per terzo?». Questo episodio dimostra il legame tra la diligenza preparatoria dell’azione e la fiducia illimitata in Iddio. Il Profeta, che Iddio lo benedica e l’abbia in gloria, ci ha dato l’esempio che bisogna prepararsi con diligenza all’azione, ma che non bisogna fare affidamento solo sopra i mezzi a nostra disposizione. Dopo aver fatto tutto quanto è possibile ed adeguato al raggiungimento di uno scopo, il Musulmano si abbandona a Dio in tutta fiducia e tranquillità d’animo. La fiducia in sé stesso che ha il musulmano si fonda su una base diversa da quella su cui si fonda la fiducia in sé stesso del miscredente. Il miscredente ritiene che l’uomo sia capace, da solo, di produrre le sue azioni, di conseguire i risultati che si è prefissato, di essere lui l’artefice della sua fortuna!
È la presuntuosa illusione di chi si crede «dio» ed ha perduto la consapevolezza, o non l’ha mai avuta, che l’uomo altro non è che una creatura d’Iddio e che la sua condizione sulla terra è quella di totale dipendenza da Dio. Il musulmano, avendo consapevolezza di questa sua condizione di servo d’Iddio, utilizza la fiducia in sé stesso per non aver nessun padrone, tranne Iddio, il suo Signore Onnipotente. Se il Musulmano è in grado di eseguire da solo un lavoro, non dà incarico a nessuno di eseguirlo. Se è in grado di far fronte da solo alle sue necessità, non ricorre a nessuno, tranne Iddio. Quando il Profeta, che Iddio lo benedica e l’abbia in gloria, riceveva il giuramento di un nuovo fedele, esigeva che egli praticasse l’adorazione quotidiana, pagasse l’imposta coranica e non chiedesse soccorso a nessuno, tranne Iddio. Il musulmano, che mette in pratica questi insegnamenti, rimettendosi a Dio ed avendo fiducia in sé stesso, afferma la sua fede e migliora il suo carattere con il ricordo dei primi giorni dell’Islàm, dei versetti del Corano e degli ammaestramenti del Profeta, che sono le fonti della sua fede e la matrice della sua personalità. Dice Iddio nel Corano: «Metti la tua fiducia nel Vivente che non muore mai!» (Corano 25/58) «Iddio solo ci protegge. Non c’è sostegno migliore! ». (Corano 3/ 159) Disse il Profeta, che Iddio lo benedica e l’abbia in gloria. «Se vi rimettere nelle mani d ‘Iddio, Iddio provvederà a voi come provvede agli uccelli: essi partono al mattino a pancia vuota e rientrano alla sera sazi». Quando usciva di casa il Profeta (*) diceva: «Nel nome d’Iddio. Mi affido a Lui, poiché non c’è forza né potenza se non in Lui!» Un giorno il Profeta, che Iddio lo benedica e l’abbia in gloria, vide un uomo che, sceso da un cammello, lo lasciava davanti alla porta in cui stava per entrare senza legarlo all’apposito anello. Chiamatolo gli chiese: «Perché non leghi il cammello?» L’uomo rispose: «Perché ho fiducia in Iddio!». Allora il Profeta(*) lo avvertì dicendogli: «La fiducia di Iddio è valida solo se prendi le precauzioni necessarie; perciò prima lega il cammello e poi abbi fiducia in Dio!» (o come disse). E la lode appartiene a Dio. Il Signore degli uomini, il Padrone di tutto ciò ch’esiste.
Khadìgia Moretti

N.° 213

Ramadàn 1440
Maggio 2019

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