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SINKIANG
IL POPOLO DEGLI UIGURI

In occasione dell’evento, che ha avuto per oggetto la commemorazione dell’incontro di Francesco con il Sultano d’Egitto nell’ottavo centenario, il primo relatore ha parlato a lungo di Francesco e la Cina, tracciando un percorso di cinquecento anni della missione francescana in Cina dalle origini ai giorni nostri. La lunga e interessante relazione, ha fatto ricordare che in Cina nella regione del Sinkiang-Uighur, la popolazione della quale è musulmana, è in corso da tempo una campagna di contrasto alla religiosità da parte del governo comunista della Repubblica Popolare, l’ideologia del quale è atea e, quindi, materialista, per estirpare il sentimento relgioso della maggioranza degli abitanti della Regione, che sono di etnia turca, perciò musulmani e, quindi, per antica tradizione fedeli al Corano e alla Sunna.
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Il Governo cinese ha proibito nel Sinkiang-Uighur le barbe “islamiche”, il velo “islamico” come pure matrimoni e funerali religiosi islamici. Queste e altre pratiche dell’Islàm sono state messe al bando, Questo provvedimento si inserisce nel progetto di prevenire con una politica fortemente repressiva il il diffondersi della religione musulmana, che è una religione di pace e di rispetto della dignità dell’uomo, che non approva i sistemi di dominio dell’uomo sull’uomo.
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Quello che sta avvenendo nel Sinkiang sembra avere un precedente nella persecuzione lanciata nel 1999 contro il Falun Gong in tutta la Repubblica popolare, nella quale i praticanti di esso, che si aggirerebbero sui 70 milioni, sono sottoposti ad arresti, detenzioni illegali, lavori forzati, abusi psichiatrici, torture, e, addirittura, secondo alcune indagini indipendenti, utilizzati, orribile se vero, come “donatori viventi” per trapianti di organi.
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Con la legge introdotta nel Sinkiang diventa reato “rifiutarsi di guardare la televisione o ascoltare la radio di Stato”, “escludere i propri figli dal ricevere l’educazione nazionale pubblica”, “usare procedure islamiche per matrimoni, divorzi, funerali, successioni”, “applicare il concetto di haram non halàl in campi non legati al cibo” e intromettersi nella vita laica e secolare degli altri, facendo propaganda religiosa. Già da tempo sono in vigore: la proibizione ai giovani al di sotto dei 18 anni di frequentare le moschee; l’obbligo degli studenti di non praticare il digiuno del Ramadan e, infine il controllo della khutbah nelle moschee durante il rito congregazionale solenne del venerdì.

Il Sinkiang ha, attualmente, circa 22 milioni di abitanti, di ui poco meno della metà sono di etnia uigura e fede islamica. Per contenere la crescente accettazione spontanea dell’ Islàm da parte della popolazione di etnia Han, il Governo cinese ha risposto con massiccia immigrazione formata da cinesi Han e da appartenenti alle Forze Armate, di sicura lealtà verso il Partito, i quali hanno occupato i gangli vitali dell’economia e dell’Amministrazione della Regione.

N.° 216

Giumada II° 1441
Febbraio 2020

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