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Anno egiriano 1434

Il giorno 15 novembre 2012 corrisponde al 1° Muhārram dell'anno egiriano 1434 e poiché l'anno egiriano è lunare, il primo giorno del mese di Muḥàrram, primo mese dell'anno lunare, è anche detto il capodanno lunare.

Nell'Islàm questo giorno non è una festività, ma è l'occasione per la commemorazione della Grande Egira.

La Grande Egira (al-hìǧratu-l-kùbrā) è il trasferimento dalla città della Mecca all'oasi-città di Yàthrib, della sede della missione apostolico-profetica di Muhàmmad, che Allàh lo benedica, l'abbia in gloria e gli dia pace,*.

In questi giorni belli e benedetti, noi, Musulmani del 15° secolo dell'Egira, ricordiamo quanto i Musulmani della prima ora dovettero lottare per affermare il primato del Verbo di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, il Creatore dell'uomo e di tutto ciò che uomo non è nell'universo, su qualsiasi verbo dell'uomo-creatura, dando vita in Arabia allo Stato Islamocratico, con capitale a Medina (la Città-stato del Profeta*).

I primi Musulmani furono sottoposti a durissime prove alla Mecca, nei primi anni della Missione del profeta Muhàmmad* e l'accanimento dei sacerdoti del potere idolatrico e politeista della Mecca fu il banco di prova della autenticità della fede dei Musulmani della prima ora.

La persecuzione invece di allontanare la gente dall'Islàm non faceva altro che avvicinarla a esso e ad accrescere la fede di coloro che avevano fatto reversione all'Islàm.

I primi fedeli, fiduciosi nella promessa divina e nella veracità dell'insegnamento del Profeta*, pazientarono, sopportando le prevaricazioni, fino a quando l'Apostolo di Allàh* ordinò l'egira (l'emigrazione a Yathrib) ai suoi Comites [aṣ-ṣaḥābah] che Allàh si compiaccia di loro.

Essi abbandonarono le loro case e le loro ricchezze ed emigrarono a Yathrib, lasciando alla Mecca il Profeta*, il quale, non avendo ricevuto da Allàh** l'ordine di emigrare rimase in città e con lui* rimasero solo il fedele compagno della prima ora, Abu Bàkr e Alì bin Abi Tàlib, il cugino del Profeta ®.

Quando gli esponenti del Consiglio di Reggenza della Mecca ebbero notizia dell'avvenuta partenza dei Musulmani verso Yàthrib, sentitisi in pericolo, si riunirono per decidere il da farsi al fine di risolvere il problema e, saputo che il Profeta* era ancora in città divisarono di ucciderlo.

Così il Consiglio di reggenza del potere meccano organizzò il delitto di stato, ma il progetto di Allàh era diverso.

Essi fecero un piano contro il Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, ma Allàh fece un piano contro il loro progetto e Allàh manda sempre a buon fine i suoi piani! Così salvò Muhàmmad* dal complotto della classe dirigente della Mecca.

Il Profeta*, sfuggito miracolosamente all'accerchiamento dei sicari, andò a rifugiarsi in una grotta del monte Thùr a sud della Mecca, con il fido Abu Bàkr, il "compagno della Grotta", ragionando che, logicamente, i dirigenti meccani, pensando che lui "in fuga" si sarebbe diretto verso Yàthrib, avrebbero scatenato una caccia all'uomo verso nord, non appena si fossero resi conto del fallimento del loro complotto.

La previsione fu giusta! Non appena i Meccani si resero conto del fallimento del loro complotto, misero una enorme taglia sulla testa del Profeta* per cui si scatenò una grande caccia all'uomo, soprattutto in direzione nord verso Medina, dove presumevano che il Profeta* fosse diretto, ma un gruppo di cacciatori, che si era diretto a sud, giunse nella zona della grotta, facendo grande strepito.

Abu Bakr ®, preoccupato disse al Profeta*: "Se guardano dentro si accorgono che ci siamo dato che i piedi sono visibili da fuori!" Il Profeta,* lo rassicurò, dicendo: "Non essere triste! In verità Allàh è con noi!".

Un ragno sigillò con la sua tela l'imboccatura della grotta e una colomba, quando gli inseguitori giunsero nei pressi del rifugio del Profeta e di Abū Bakr, covava nel cespuglio davanti alla grotta.

Convinti che nella grotta non ci fosse nessuno, i cacciatori della taglia messa sulla testa del Profeta*, si allontanarono.

Sfuggiti miracolosamente alla cattura, il Profeta* e Abū Bakr ®, dopo un faticoso e insidiato attraversamento del deserto, nell'infuocato mese di luglio dell'anno 622 e.v. giunsero aYàthrib, accolti da un grande numero di Musulmani con tripudio ed esultanza.

Lacrime di gioia inondavano le barbe degli Emigrati
(al-muhāgirūna) e dei Medinesi (al-anṣàr) e le gote delle donne musulmane.

L'Apostolo di Allàh*, con la sua presenza, rese indissolubile la fratellanza che già si era istaurata tra i gli abitanti di Yàthrib e quelli emigrati a Yàthrib dalla Mecca, facendo dei primi e dei secondi un unico corpo e Yàthrib diventa Madìnah, la Città-Stato del Profeta (Madìnatu-n-Nabìyyi) Per questa fratellanza nella fede i Musulmani medinesi (al-Anṣār) e i Musulmani Meccani (al-Muhāgirūna) realizzarono subito una comunione perfetta, che prese forma monumentale nella prima moschea, la Moschea del Profeta, da cui Bilàl bin Rabàh ®, il muezzin del Profeta, lanciò al mondo il primo appello al rito dell'adorazione.

In verità, la ricompensa per l'Egira non è riservata solamente a coloro che hanno fatto emigrazione dalla Mecca a Medina, ma per tutti coloro che fanno emigrazione, cioè coloro che fanno "emigrazione" da ciò che Allàh** ha proibito. E la Lode appartiene ad Allàh, il Signore di tutti gli universi.

N.° 176

Muhàrram 1434
Novembre 2012

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