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Il carnevale

Siamo in pieno periodo di CARNEVALE che, quest’anno va dal 2 febbraio all’ 8 marzo. Il nome viene dal latino CARNEM LEVARE con la caduta delle desinenze M e RE e dalla metatesi sillabica di VA prima di LE e, letteralmente cessare il consumo alimentare della carne, in relazione alla credenza della passione, morte e resurrezione di Cristo, la carne del quale era stata inchiodata sulla croce. L’otto marzo, quest’anno, oltre a essere la “festa della donna” è anche l’inizio della Quaresima, uno dei tempi liturgici della chiesa cattolica in preparazione della Pasqua, un periodo di digiuni e di astinenza. Per i “sacrifici” di questo periodo di astinenza, il periodo che lo precede è un periodo di feste e di divertimenti nel quale, più o meno consapevolmente, anche dopo l’avvento del cristianesimo, sopravvivono antichissime feste pagane di matrice agricola del dio del vino (Bacco/Dioniso) e del dio Saturno (saturnali). In questo periodo, le classi sociali ferreamente distinte tutto l’anno, si mescolavano e nel mascheramento e nel travestimento trovava realizzazione, temporanea, l’aspirazione dei poveri diseredati del popolo minuto all’uguaglianza con i nobili e i ricchi. In Italia sono famosi il Carnevale di Venezia e il Carnevale di Viareggio, famosissimo è il Carnevale di Rio in Brasile e dappertutto, nonostante la crisi, in questo periodo si svolgono parate di carri allegorici, balli in maschera, mascherate passeggio di maschere in pubblico, di cui sono vittime, soprattutto i bambini, che i genitori portano a passeggio travestiti in modi fantasiosi, ma standard, educandoli alla falsificazione.
Va da sé che, alla luce del detto del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, il quale disse che “Chi assume gli atteggiamenti di un popolo entra a farne parte e nel Giorno del Rendiconto comparirà con quel popolo davanti al Signore" [o come più precisamente in arabo disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria] i Musulmani non partecipano ai riti di ispirazione diavolesca del Carnevale travestendo i loro bambini e mascherandoli sotto l’influenza del “così fan tutti”.
L’articolo 85 del Testo unico delle norme di pubblica sicurezza configura il mascheramento come reato di natura contravvenzionale, proibendo di girare in pubblico travisato in modo da non essere riconoscibili i connotati del viso che permettono l’identificazione della persona, TRANNE A CARNEVALE, periodo nel quale è data “autorizzazione” a girare in maschera.

Il Carnevale, un periodo dell’anno nel quale, come dice il proverbio, “ogni scherzo vale”, è figlio di epoche remote, nelle quali, in questo periodo dell’anno solare, avevano luogo riti magici, cerimonie religiose dei culti degli dei falsi e bugiardi con festeggiamenti e “pazzie”, da cui venne il detto “ semel in anno licet insanire”, che tradotto significa “una volta all’anno è lecito fare cose da pazzi”. Il Carnevale contemporaneo è la continuazione di quei riti e quelle cerimonie che, con alcune trasformazioni e “mascheramenti” ideologici sono passati indenni attraverso il processo di cristianizzazione violenta del mondo antico, giungendo sino a noi. Balli in maschera, “carnevalate”, bagordi sono stati permessi dalla chiesa come sfogo smoderato di istinti finalizzati alla conservazione individuale e alla conservazione della specie, da pagare, successivamente, con il digiuno della Quaresima. Vittime del carnevale sono i bambini, i cui cervelli vengono, precocemente, addomesticati, a servire il vigente sistema di dominio dell’uomo sull’uomo, con la loro messa in maschere tradizionali [Zorro, la Fata turchina…] e avveniristiche o contemporanee [Superman, l’astronauta, Barbie...] da parte di genitori, i cui cervelli sono già stati mandati all’ammasso nei silos del potere fondato sull’impostura. In questa trappola carnevalesca di Shayṭān non cadono i genitori musulmani consapevoli e non cadano i genitori musulmani, che per motivi ambientai pendono verso l’assimilazione ai costumi locali.

E’ vietato l'uso della maschera nei teatri e negli altri luoghi aperti al pubblico, tranne nelle epoche e con l'osservanza delle condizioni che possono essere stabilite dall'autorità locale di pubblica sicurezza.
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Siccome Carnevale è un’epoca in cui è permesso girare in maschera non commettono violazione della legge le signore musulmane, che girarano in pubblico con il burqa.

N.° 183

Rabì II° 1435
Febbraio 2014

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