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Compagni del Profeta*

‘Abdullàh bin Gi’āfar
e ‘Abdullàh bin Zubàyr

Giafar Tayyār, che Allàh si compiaccia di lui, chli, che Allàh lo esalti. era figlio di Abū Ṭālib e fratello di Ali, che Allàh lo esalti. Ambedue erano cugini del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. La famiglia di Già‛far era famosa per la magnanimità, la generosità, il valore e l’eroismo, ma Già’far nutriva un amore speciale per i poveri e molto spesso stava in loro compagnia. Quando la persecuzione anti-islamica della classe dirigente della Mecca si fece particolarmente violenta, su consiglio del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fece “la piccola egira”, emigrando in Abissinia con un folto gruppo di perseguitati e fu lui, che con il suo discorso di presentazione dell’Islàm e rispondendo con le Parole del Sublime Corano alla domanda che il Negus gli fece per sapere chi era Gesù per i Musulmani ottenne dal sovrano abissino l’ospitalità nel suo regno a tempo indeterminato. Ma quando ebbe notizia della “grande Egira” tornò in Arabia e raggiunse il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, a Medina. Partecipò alla spedizione di Mutah e nella battaglia che vi si svolse ebbe il martirio, che Allàh abbia misericordia di lui. Alla notizia della sua morte, il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, andò a casa di lui per fare le condoglianze ai suoi figli e li benedisse con le sue preghiere. Tutti i figli di Già’far erano fatti a immagine e somiglianza del loro padre e principalmente quello che si chiamava Abdullàh. La sua generosità era tanta e tale che la gente lo aveva soprannominato Qùṭbu-s-sakhā‹ (il Polo della generosità). Un giorno lo zio Ali gli chiese di aiutare una persona, che si trovava in un momentaneo stato di bisogno, la qual cosa egli fece. Quando la persona uscì dalle sue difficoltà gli mandò come regalo 4000 dirham, ma Abdullàh glieli rimandò dicendo: “Noi le nostre buone azioni non le vendiamo”. Un giorno un commerciante aveva messo in vendita nel mercato una grande quantità di zucchero, ma la gran parte dello zucchero rimase invenduta. Abdullàh, vedendo quell’uomo molto pensieroso, gli comperò tutto lo zucchero e lo distribuì ai poveri e sempre si comportava come un ospite per i forestieri che erano in difficoltà nella città durante la notte.

Zubàyr, che Allàh si compiaccia di lui, uno dei fedelissimi del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fu vicino al Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, era entrato nell’Islàm quando aveva 16 anni. Era figlio di Safìyah, la zia del Profeta. Prese parte a tutte le battaglie che il Profeta, dovette sostenere, per rispondere all’aggressione della miscredenza organizzata. Nell’anno 36 dopo l’Egira era nei pressi di Bassora nell’armata della Mecca con ‘Ā‹ishah e Tàlḥa e nonostante l’accordo raggiunto da Ali con’Ā‹isha, per cui le due armate avrebbero dovuto unirsi per affrontate il ribelle Mu’āwiyah, egli ebbe la premonizione che ci sarebbe stata battaglia e che lui sarebbe morto. Lo confidò ad Abdallah suo figlio e gli disse: “Se dovesse realizzarsi la mia premonizione, paga i miei debiti e se incontri difficoltà nel farlo, chiedi soccorso al suo Padrone!”. Abdallah, corrugò la fronte e chiese sorpreso: “Chi è il tu Padrone?” e Zubàyr: “È Allàh!”. Lo stesso giorno Zubàyr incontrò il suo destino nella battaglia passata alla storia come “La battaglia del Cammello”. Abdullàh, che Allàh si compiaccia di lui, scoprì che suo padre aveva molti debiti. A poco a poco Abdallàh pagò i debiti di suo padre e un giorno in una conversazione disse: “Tutte le volte che mi sono trovato in difficoltà, ho alzato le mani e ho detto: “O Padrone di Zubàyr, aiutami!”. E a ogni mia richiesta le difficoltà sparivano”. La sua condotta era specchiata e illibata e la gente andava da lui per depositare i suoi soldi e a ognuno che gli lasciava in custodia i suoi averi diceva: “Cari fratelli, non ho cassaforti per custodire il vostro denaro, li terrò come un prestito fatto a me e potete chiedermi la restituzione del deposito quando volete”. I soldi li spendeva per i poveri e per i bisognosi. Avvenne che Abdallah bin Zubayr disse a Abdallah bin Giafar che suo padre aveva un credito verso suo padre e Abdallah disse: “Se Allàh vuole, lo pagherò”. Abdallah bin Zubàyr guardando bene tra le carte si accorse che Già’far aveva un credito verso suo padre di gran lunga superiore al suo debito, per cui lo disse ad Abdàllah bin Già’far il quale disse: “Te lo rimetto!”. Abdallah bin Zubàyr disse: “No! Ti cedo un terreno di mia proprietà”. Abdàllah bin Già’far disse: “Va bene!”. Raccontò Abdallah bin Zubàyr: “Era un terreno desertico. ‘Abdallàh bin Gia’far ci andò con un suo dipendente. Eseguirono il rito d’adorazione. Abdallah disse al suo dipendente: “Scava lì!”. Dopo poco venne alla luce una sorgente d’acqua!”.
Questi sono uomini che, educati alla Scuola dell’Apostolo di Allàh, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, devono essere punti di riferimento per tutti i musulmani.

N.° 189

Safar
1436
Ottobre/
Novembre 2014

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