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IL FRATELLO
MUHAMMAD ALI

QUANDO IL CAMPIONE FECE VISITA AL CENTRO
ISLAMICO E ALLA MOSCHEA DEL MISERICORDIOSO

IN MEMORIAM
DI MUHAMMAD ALI THE GREAT

“Ei fu. Siccome immobile - dato il mortal sospiro - stette la spoglia immemore - orba di tanto spiro - così percossa, attonita la terra al nunzio sta”.
Sono i primi sei versi dell’ode “5 maggio 1821”, scritta da Alessandro Manzoni in occasione della morte di Napoleone. Questi versi possono ben riferirsi al defunto nostro fratello nell’Islàm, Muhàmmad Alī the Great – che Allàh abbia misericordia di lui – il quale potrebbe sotto certi profili essere chiamato “il Napoleone del ring” per la sua sfolgorante carriera di peso massimo che, come Napoleone “cadde, risorse e giacque” e ancora, fu, come Napoleone, “due volte nella polvere, due volte sugli altar”. Egli, fu privato del titolo mondiale, ma lo riconquistò, ritirandosi, poi, campione del mondo. La vera grandezza dell’uomo sta in queste sue parole:
“This life is not real. I conquered the world and it did not bring me satisfaction. God gave me this illness to remind me that I’m not number one, HE IS!”.
“Questa vita [terrena] non è la vera vita! Io ho conquistato il mondo, ma ciò non mi ha dato soddisfazione. Allàh mi ha dato questa malattia, per ricordarmi che io non sono il numero Uno, EGLI LO È”.


Segue il Reprint di un articolo del n. 90 del Messaggero dell’Islàm del dicembre 1991, con il resoconto della visita.


VISITE AL CENTRO ISLAMICO E ALLA MOSCHEA DEL MISERICORDIOSO
Muhàmmad Alì, il Campione più incredibile della storia del pugilato mondiale, che prima di entrare nell’Islàm si chiamava Cassius Clay, il quale eseguiva due “rak’ah” prima di ogni incontro e che iniziava ogni suo combattimento nel nome di Allàh, il Misericordioso il Clementissimo, ha pregato la preghiera del tramonto nella Moschea del Misericordioso e ha pregato la preghiera del calar delle tenebre (salatu-l-‘isha<) nel salone dell’adorazione del Centro Islamico di Milano, nella sede di via Rovigo 1.
Alla Moschea del Misericordioso (Masgidu-r Rah­mān) l’Amìr del Centro Islamico, dott. Alì Abū Shwaima, ha rivolto in lingua araba - che il fratello Ali Abū Ali ha tradotto in inglese - un indirizzo di saluto e di benvenuto.
Muhàmmad Alì, the greatest, ha risposto con voce flebile, a causa della malattia, che sopporta con pazienza e rassegnazione islamica veramente esemplari, esprimendo la sua gioia e la sua commozione nel constatare di persona la presenza attiva e realizzatrice di Musulmani in Italia e assicurando che porterà - se Allàh vuole - questa lieta notizia ai fratelli Musulmani di Chicago (Illinois - USA), dove opera, per la diffusione dell’Islàm nel Nord America, l’Istituto di Informazione ed educazione islamica (The lnstitute of lslamic Information and Education).
Dopo la preghiera del tramonto, Muhàmmad Alì ha voluto recarsi in via Rovigo 1, sede del Centro Islamico, dove ha ricevuto la commossa accoglienza dei fratelli presenti, che lo hanno affettuosamente festeggiato.
Come alla Moschea del Misericordioso, anche al Centro Islamico, Muhàmmad Alì ha posato per foto-ricordo, rilasciando, anche, autografi su depliants pubblicati dall’I.I.I.E. di Chicago e sull’ultimo opuscolo del Centro Islamico, PRIMI PASSI NELL’ISLAM, dopo avere partecipato con profonda religiosità alla preghiera del calar delle tenebre.
Naturalmente, come al solito, quando si tratta del Centro Islamico di Milano, che rappresenta l’Islàm secondo il Corano e la Sunna, la grande stampa, con soltanto pochissime parole e una avarizia al limite della pidocchieria, ha riservato all’avvenimento storico, costituito dalla presenza di un musulmano di fama mondiale per meriti non solo sportivi, nel cuore della comunità musulmana di Milano e Lombardia. Muhàmmad Alì, dopo esser diventato musulmano, ha iniziato a combattere contro l’oppressione dell’uomo da parte dell’uomo (e per l’affermazione dell’uguaglianza di tutti gli uomini), militando nel movimento per i diritti civili, e contro la discriminazione razziale. Per il suo rifiuto di andare a combattere in quella che gli stessi americano definiscono “la sporca guerra del Viet Nam” Muhàmmad Alì pagò con il carcere la sua fede islamica.


MUHAMMAD ALI
[1942-2016]
che Allàh abbia misericordia di lui


SCHEDA BIOGRAFICA
Nasce Cassius Clay negli Stati Uniti d’America a Louisville, Kentucky, in 1942 e diventa medaglia d’oro alle Olimpiadi di Roma del 1960 e campione mondiale dei pesi massimi di box nel 1964.
Viene sospeso dall’attività sportiva a causa del suo rifiuto di prestare il servizio militare durante la guerra in Viet Nam e viene imprigionato.
Nel 1970 entrato nell’Islàm, prendendo il nome di Muhammad Ali, riconquista il titolo mondiale dei pesi massimi. Dopo alterne vicende sul ring si ritira dallo sport nel 1981.
Da professionista, combattendo col nome di Muhammad Ali, ha ottenuto 56 vittorie e 5 sconfitte ed è stato il primo a conquistare per tre volte il titolo mondiale dei pesi massimi.
Nel 1984 gli viene diagnosticato la malattia di Parkinson e da allora Muhammad Ali ha dedicato gran parte del suo tempo a opere filantropiche, guadagnando la Medaglia Presidenziale della Libertà nel 2005.
È passato a miglior vita il 3 giugno ultimo scorso a Phoenix, in Arizona, e la sua salma è stata tumulata venerdì 10 a Louisville, nel Kentucky, sua città natale.

N.° 199

Ramadàn
1437
Giugno
2016

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