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ERACLIO
E ABU SUFYAN

Il figlio di ‘Abbāṣ, che Allàh si compiaccia del padre e del figlio, raccontò che Eraclio [il Basileus - Imperatore, sovrano dell’Impero Bizantino] aveva convocato un gruppo di mercanti meccani, che erano a Damasco per affari, nel periodo in cui l’Apostolo di Allàh – che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria – era in conflitto con Abu Sufyan e con i Coreisciti, e che essi erano andati da lui, che si trovava a Iliya [Aelia Capitolina, Nome di Gerusalemme dopo la debellatio degli Ebrei nel 70 d.C. ad opera di Tito]. Eraclio diede loro un’udienza in un salone, in cui erano presenti i magnati dei Rūm [Bizantini] della Corte imperiale. Eraclio li chiamò e, chiamato il suo interprete, chiese: “Quale di voi è il parente più prossimo di quell’uomo che afferma di essere profeta?”.
Abū Sufyān narrò:
“Risposi: ‘Il parente più prossimo sono io’”.
Disse Eraclio:
“Fatelo avvicinare e fate avanzare i suoi compagni, che stiano alle sue spalle”,
Poi, rivoltosi all’interprete, disse: “Di’ loro che interrogherò costui circa quell’uomo, e che, se mente debbono smentirlo”.
Giuro per Allàh - raccontò poi Abū Sufyān - che se non fosse stata per la vergogna di essere colto in fallo, avrei mentito. La prima domanda che mi fece su Muhàmmad, fu: “Qual è la sua genealogia presso di voi?”.
Risposi: “Appartiene alla nostra famiglia”.
Chiese: “Prima di lui ci fu mai fra voi qualcuno che abbia tenuto questi discorsi?”.
Risposi. “No!”.
Chiese: “Lo seguono i nobili oppure gli umili?”.
Risposi. “Lo seguono in maggioranza gli umili”.
Chiese: “Aumentano o diminuiscono?”.
Risposi: “Piuttosto aumentano”.
Chiese: “Qualcuno di voi, dopo essere entrato nella religione da lui predicata l’ha mai abbandonato, detestandolo?”.
Risposi: “No”.
Chiese: “Prima che dicesse quel che dice, lo avete mai sospettato di menzogna?”.
Risposi: “No”.
Chiese: “È ingannatore?”.
Risposi. “No. Però noi, per un certo tempo, non abbiamo saputo che cosa abbia fatto”.
Chiese: “Non siete capaci di dirmi nulla, oltre questo? Siete forse venuti a conflitto con lui?”.
Risposi: “Si”.
Chiese: “E come andò la vostra vertenza?”.
Risposi: “La guerra fra noi e lui ebbe vicende alterne: lui è stato battuto da noi e noi siamo stati battuti da lui”.
Chiese: “Che cosa vi comanda?”.
Risposi: “Ci comanda di adorare unicamente Allàh e di non associare nulla a Lui, abbandonando quello che dicevano i nostri padri; ci ordina il rito di adorazione, la veracità, la castità, la solidarietà familiare”.
Eraclio all’interprete: “Digli ciò che ti dico di dirgli, digli: ‘Ti ho interrogato sulla sua genealogia e mi hai detto che appartiene alla vostra famiglia: appunto così gl’Inviati vengono mandati ai discendenti della loro gente. Ti ho domandato se qualcuno di voi ha già tenuto il medesimo discorso, e hai detto di no. Allora ho pensato: ‘Se qualcuno avesse tenuto questo discorso prima di lui direi: ‘Imita un discorso pronunciato prima di lui’. Ti ho domandato se vi è stato fra i suoi avi un re, ed hai detto di no. Io ho pensato: ‘Se vi fosse stato fra i suoi padri un re, costui potrebbe essere uno che rivendica il regno di suo padre’. Ti ho domandato se l’avevate sospettato di mendacio, prima che dicesse quel che ha detto, e avete risposto di no. Così ho saputo che egli non è capace di diffondere il falso fra gli uomini e di mentire contro la Divinità. Ti ho domandato se lo seguono i nobili o gli umili, e hai detto che gli umili lo seguono: sono questi appunto i seguaci degl’Inviati. Ti ho domandato se aumentano o diminuiscono e mi hai detto che aumentano; così avviene nella fede: aumenta fino a diventare completa. Ti ho domandato se qualcuno respinge la sua religione, detestandola dopo esservi entrato, e hai detto di no; tale è la fede, quando la sua gioia si fonde con i cuori. Ti ho domandato se inganna, hai detto di no; tali sono gl’Inviati che non ingannano. Ti ho domandato che cosa vi comanda, e hai detto che vi comanda di adorare Allàh e di non associargli nessuna cosa, e che vi ha vietato di adorare gl’idoli e vi ha comandato il rito di adorazione, la veracità e la castità. Se quel che dici è vero, egli prenderà possesso del luogo dove io poso i piedi. Sapevo che era venuto ma non supponevo che fosse uno di voi; se sentissi di essergli devoto, mi deciderei ad andargli incontro e giunto davanti a lui, sicuramente, gli laverei i piedi. Poi Eraclio fece recare la lettera dell’Inviato di Allàh, mandata per mezzo di Dihyah al governatore di Busra, il quale l’aveva consegnata ad Eraclio, che la lesse. Ecco il testo di essa: «In nome di Dio, il Sommamente Misericordioso il Clementissimo da Muhàmmad, servo di Allàh e suo Inviato, a Eraclio, sovrano dei Rum: La pace sia su chi segue la retta via. Io ti chiamo con l’appello dell’Islam, mettiti al sicuro! Allàh ti darà doppio compenso, mentre se invece rifiuti, ricadrà su di te anche il fuorviamento dei tuoi sudditi. “O Gente del Libro, venite a una parola fra voi e noi: che non adoreremo altro che Allàh; che non assoceremo niente a Lui, che nessuno di noi si farà signore degli altri e non avremo Signore, se non Allàh”. Se non accettano, dite, allora, “Testimoniate che noi siamo Musulmani” (III, 57). Continuò Abu Sufyan: Quando Eraclio, detto questo, terminò di leggere la lettera, si levò intorno a lui un gran tumulto di voci e noi fummo messi alla porta. Io allora dissi ai miei compagni: “È aumentata l’importanza del figlio di Abū Kabshah, certo il Sovrano dei Bizantini ha paura di lui” e incominciai a essere convinto che ciò si sarebbe avverato, finché Allàh mi fece entrare nell’Islam. Il figlio di an-Nazur, signore di Iliya, che Eraclio aveva nominato vescovo dei Cristiani di Damasco, narrò che Eraclio quando giunse a Iliya era di cattivo umore, perciò uno dei suoi cortigiani gli chiese perché fosse così ed Eraclio che era anche un astrologo rispose: “Questa notte ho letto nelle stelle che il condottiero di quelli che praticano la circoncisione è comparso!”. Ciò detto, Eraclio chiese: “Chi sono coloro che praticano la circoncisione?”. Gli fu risposto: “Nessuno pratica la circoncisione, tranne i Giudei, per cui non preoccuparti!”. Eraclio, per essere più sicuro, fece uccidere tutti i Giudei che vivevano nel territorio. Giunse il quel momento un messaggero del sovrano ghassanide, portando notizie dell’Apostolo di Allàh, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. Era arabo ed era circonciso. Eraclio gli chiese se gli Arabi praticassero la circoncisione. Gli fu risposto affermativamente ed Eraclio comprese che la sovranità degli Arabi era comparsa. Fu così che egli a Homs convocò i maggiorenti dell’Impero e dopo che essi furono tutti radunati, ordinò che le porte venissero chiuse. A questo punto egli disse: “O Bizantini, se voi desiderate il potere, la giusta guida e che il potere rimanga nelle vostre mani, giurate fedeltà a questo Profeta!”. All’udir queste parole i presenti in tumulto corsero verso le porte come asini selvatici, ma le trovarono chiuse. Allora Eraclio, preso atto del rifiuto dell’establishment alla base del suo potere, disse: “Quello che ho detto, l’ho detto per mettere alla prova la solidità della vostra fede, e ho visto!”. Allora, tutti i presenti su prosternarono davanti a lui”.

N.° 199

Ramadàn
1437
Giugno
2016

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