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MITI E RITI
SOLARI PAGANI

In questo ultimo mese dell’anno si verifica il fenomeno astronomico del <solstizio d’inverno> e a partire dalla sua lunga notte, il sole inizia il suo periodo di maggior presenza sulla volta celeste, portando agli uomini la speranza della rinascita. I miti solari erano molto diffusi nel bacino del Mediterraneo e nel Vicino oriente. Tanto è vero che anche nel Sublime Corano si fa cenno al culto solare del popolo di Saba. Dice Allàh trifulga lo splendor della Sua Luce: <<<<Ho trovato lei [la regina di Saba] e il suo popolo che si prosternano al Sole, invece che a Allàh e Sciayṭān ha fatto apparire loro belle le loro azioni, li ha allontanati dalla via giusta - sicché essi non son ben diretti - (24)>>>>
In Egitto e in Siria i sacerdoti del <Dio Sole>, nella notte del miracolo, si rinchiudevano nelle stanze più interne dei santuari e allo scoccare della mezzanotte ne uscivano, tenendo nelle mani la statuetta di un bambinello, lo mostravano al popolo, come immagine del <Dio-Sole>, e con grande giubilo annunciavano al popolo: “La Vergine celeste (il cielo) ha partorito! La luce cresce!”. Anche nella Fenicia e in Persia, in quella stessa notte, si celebrava il mito della “Vergine che partorisce il <Dio-Sole>”. Il mito solare viene importato a Roma, per cui anche nella Roma imperiale con grandi festeggiamenti si celebrava il <DIES NATALIS del SOL NOVUS>. I Cives Romani celebravano con grandi festeggiamenti il DIES NATALIS del SOL NOVUS (il giorno NATALE del NUOVO SOLE) il 25 DICEMBRE. La nuova festività solenne coincideva con la conclusione di una festa più antica, con cui veniva celebrato il rinnovarsi della natura in un clima di fratellanza e di uguaglianza, dove gli schiavi prendevano i posti dei loro padroni e da essi venivano serviti. Erano i Saturnalia, con cui si celebrava il mitico regno di Saturno, il dio della semina, che aveva insegnato agli uomini l’agricoltura.
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I Romani, pur avendo abbandonato la loro religione storica, cioè il politeismo gre‑co‑romano continuavano a fare festa il 25 dicembre, per cui i la Chiesa decise che, essendo Cristo il Nuovo Sole, la sua “vera nascita” era avvenuta il 25 dicembre e, quindi, in tale data incominciò essere festeggiata, su indicazione del monaco Dionigi il Piccolo ‑ vissuto a Roma nel VI. Fu così che venne fissato il 25 dicembre dell’anno 754 dalla fondazione di Roma, come primo anno dell’era cristiana in Occidente. In Oriente venne, invece, accettata la data del 6 gennaio. Come? Fu stabilita in 30 anni la durata della vita di Gesù e poiché la sua creduta morte si ritenne essere avvenuta il 6 aprile, si stabililì che fosse rimasto sulla Terra 29 anni e tre mesi + nove mesi della gravidanza di Maria sicché contando a ritroso dal giorno del suo concepimento si ritenne che la sua nascita fosse avvenuta il 6 gennaio.
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La persistenza in Occidente di un reliquato della religione pre-cristana lo possiamo vedere ancor oggi, dopo quasi duemila anni, nei nomi dei giorni della settimana, che si richiamano <al tempo degli dei falsi e bugiardi> come disse Virgilio nella divina Commedia di Dante.
Lunedì, giorno della Luna [Diana cacciatrice], Marte dì, giorno di Marte (dio della guerra), Mercoledì, giorno di Mercurio (dio del commercio), Giovedì, giorno di Giove (Padre degli dei dell’Olimpo), Venerdì il giorno di Venere (dea dell’Amore). Per l’influsso giudaico [la Comunità Israelitica è la più antica comunità religiosa radicata in Italia, la cui presenza data ai tempi della Repubblica Romana] dopo il giorno di Venere viene il Sabato, che ha sostituito il giorno di Saturno [che però ha resistito in inglese = Saturday]. Il giorno del dio-Sole è stato trasforma to in dies dominica [domenica], cioè il giorno del Signore [Dominus], nell’area neolatina; ma nell’area anglo-germanica, però, resistono Sunday e Sontag [il giorno del sole].

N.° 210

Rabì I° 1439 Novembre-Dicembre 2017

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