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La guerra di Crimea

Il 17 marzo di quest'anno è passato sotto silenzio l’erroneo anniversario dell’ “Unità d’Italia” per effetto della proclamazione del Regno d’Italia da parte del Parlamento del Regno Sardo a Torino con il conferimento a Vittorio Emanuele II del titolo di Re d’Italia. Fu il primo Vittorio Emanuele di Savoia Re d’Italia, ma mantenne il nome con l’ordinale della Dinastia che aveva regnato sul Piemonte. Era Re di Sardegna Vittorio Emanuele dal e durante il suo regno ebbe inizio da parte del Camillo Benso conte di Cavour la costruzioni delle relazioni internazionali del piccolo regno pedemontano con le grandi potenze dell’epoca [l’Impero tedesco, l’Impero britannico, la Francia imperiale di Napoleone III, l’Impero ottomano] che furono importanti per l’impianto del progetto di estendere il dominio piemontese a tutta la penisola italica. Un evento di portata storica per l’avvio del processo di unificazione della penisola italica fu, infatti, la partecipazione del minuscolo, insignificante Regno Sardo con capitale a Torino a fianco dell’Impero tedesco, dell’Impero britannico, della Francia imperiale di Napoleone III e dell’Impero ottomano nella guerra combattuta da quei colossi politici contro l’Impero Russo dello Zar, che ebbe come teatro delle operazioni militari la CRIMEA [1854 – 1855]. Nella toponomastica di Milano c’è una VIA CERNAIA, ma scommetto che nessun milanese, tranne forse pochi, sa che CERNAIA è un fiume della CRIMEA, sulle rive del quale i BERSAGLIERI del generale LA MARMORA, fondatore del corpo dei gloriosi fanti piumati, che morì di colera in CRIMEA a BALACLAVA, combatterono eroicamente. BALACLAVA, cittadina crimeana con porto sul Mar Nero, è passata alla storia per la carica dei seicento, gli effettivi degli squadroni di cavalleria inglese che furono distrutti dall’artiglieria zarista, evento trascritto nel famoso film LA CARICA DEI SEICENTOLa CRIMEA è divenuta d’attualità oggi per la proclamazione della sua indipendenza dalla Repubblica d’Ucraina, alla quale era stata donata al tempo di Krushev, quando era una parte dell’URSS, alla Repubblica federata Ucraina, pur essendo la maggior parte della sua popolazione appartenente alla etnia russa. Gli Stati Uniti e i suoi satelliti europei protestano e applicano sanzioni contro la Russia di Putin, accusandola di violazione del diritto internazionale per l’intenzione di accettare la richiesta di annessione avanzata dal popolo crimeano con un referendum nel quale la stragrande maggioranza ha votato sì per l’annessione alla Russia. In Crimea c’è una forte presenza di Tatari di etnia turco-mongola (Tatary di Crimea), discendenti dagli antichi Tartari, di religione musulmana.
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La Crimea è una penisola che si stende tra il Mar Nero e il Mar d’Azov e si congiunge al continente asiatico, di cui fa parte, con lo stretto istmo di Perekop.
La Crimea, in antico, era chiamata Tauride e in Taurida la dea greca della Lunam Artemide, portò la sua sacerdotessa, Ifigenia, dopo averla salvata dal sacrificio, a cui era stata destinata dal padre, Agamennone, per placare il dio Nettuno, che impediva la partenza dei Greci per l’Iliade.
Vale la pena di fare una parentesi mitologica nella storia dei Tatari di Crimea e il lettore intelligente capirà, se Allàh vuole.
Nettuno, il dio del mare, ce l’ha con i Greci e impedisce la partenza della loro flotta per Ilio. Agamennone, che la comanda, invia a interrogare la Sibilla di Delfo. Il responso è che per placare Nettuno bisogna fare un sacrificio umano e la vittima deve essere la prima persona, che entra nell’accampamento all’alba del giorno che segue la notte del plenilunio.
È Ifigenia, figlia di Agamennone e sacerdotessa di Artemide. La notte che precede il sacrificio la dea sostituisce Ifigenia con la propria cerbiatta, fa ascendere a sé la vittima e la porta, sana e salva, in Tauride; il mattino dopo viene eseguito il sacrificio della cerbiatta, alla quale la dea dà le sembianze di Ifigenia, che viene sacrificata a Nettuno.
Allàh, l’Altissimo, che è l’Onniagente, ispirato al mitografo greco il mito, che prefigura la vicenda del Messia, Gesù figlio di Maria, sostituito da un ologramma androide da Lui creato a immagine e somiglianza del Messia, che sarà catturato e crocifisso al posto suo.
Ma torniamo in Crimea. Saltiamo a piè pari la storia della penisola dall’epoca mitologica ai primi decenni del XV secolo miladico, nei quali prende forma una realtà etnico-religiosa, la cui popolazione parla la lingua dei Turchi Quipchàq ed è di religione musulmana; questa realtà si organizza politicamente in Khanato (in italiano potremmo dire Signoria, dalla parola turca khān, che significa signore) nel 1441 e il primo Signore [khān] dei Tatari di Crimea fu Haçi I Ghiray. Fino al 1783 il Khanato di Crimea o fu indipendente sotto la dinastia dei Ghirary e alleato con l’Impero Ottomano o da esso dipendente. Durante il conflitto tra l’Impero russo e l’Impero ottomano l’armata di Caterina II la Zarina di tutte le Russie occupa la Crimea e, conclusasi la guerra con la vittoria dei Russi sui Turchi nel 1783, lo stesso anno la Crimea viene annessa. Come avvenne nella Sicilia musulmana, da cui, quando fu invasa dai Normanni, i Musulmani che poterono farlo emigrarono nella Casa dell’Islàm, così in Crimea, dopo l’occupazione russa, chi poté farlo emigrò nell’Impero ottomano, così dopo un secolo i Tatari, che erano un milione al tempo dell’annessione erano rimasti 200.000, costituendo un quarto della popolazione, gli altri tre quarti erano coloni, portati in loco dal governo russo.
Meglio non parlare del periodo che va dalla rivoluzione russa alla seconda guerra mondiale, durante il quale i Tatari musulmani subirono le vessazioni del regime ateo dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche tra le quali figurò anche la Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea. Terrificante fu il regime staliniano che culminò nel 1944, anno nel quale, per punire i Tatari di avere “collaborato con la Germania nazista, durante la seconda guerra mondiale per ordine di Stalin [che aveva fatto fucilare tutti i Cosacchi “collaborazionisti” (decine di migliaia) che, fatti prigionieri dagli Alleati, gli erano stati consegnati] vennero deportati in massa dalla Crimea in diverse località dell’Unione nelle quali negli anni 44-45 la maggior parte dei deportati morì di stenti e di malattie [fino al 46% secondo indagatori sull’immane tragedia tatara]. Dopo la morte di Stalin, il suo successore, Khrusciov, cedette la Crimea alla Repubblica Socialista sovietica dell’Ucraina, sempre nel quadro dell’Unione Sovietica nel 1957. Nel 1989 seguito di iniziative avviate negli anni sessanta per il ritorno in Crimea dei Tatari deportati, l’U.R.S.S. autorizzò il ritorno in massa nella Crimea, divenuto territorio ucraino, i rimpatriati furono poco meno di 300.000, mentre la maggioranza degli abitanti era russa. L’implosione dell’Urss e la dichiarazione d’indipendenza dell’Ucraina nel 1991 determinarono spinte autonomiste e un progetto di secessione dall’Ucraina da parte della maggioranza russa, per tamponare la quale il governo [ucraino] di Kiev acconsentì nel 1996 a dichiarare Repubblica autonoma la Crimea, nella quale i Tatari hanno una forma di “autogoverno nazionale” con un Maǧlis del Popolo Tartaro di Crimea. Le recenti vicende politiche interne della Repubblica d’Ucraina culminate con la cosiddetta rivoluzione filo-occidentale, che ha spinto alla fuga in Russia del Presidente Janukovyc ha determinato in Crimea un movimento referendario di ritorno della Crimea che ha avuto una risposta plebiscitaria alla richiesta di annessione alla Russia, che Putin e la Duma hanno prontamente accolto. Molto probabilmente, anche la maggioranza dei Tatari avrà votato per l’annessione, dato che il nuovo governo ucraino si sta caratterizzando come potenzialmente islamofobo; speriamo che i nostri fratelli Tatari non cadano dalla padella nella brace e speriamo che Allàh non voglia.

N.° 184

Giumada I° 1435
Marzo 2014

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