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Qadìsiyah
e lo spirito dell’Islam

Prima della battaglia campale di Qadisiyah,  in cui la piccola armata islamica sbaragliò il poderoso esercito dell’impero persiano, regnante lo shàh Yazdegard figlio di Cosroe II, il comandante in capo dell'armata imperiale inviò un messo al comandante della piccola armata islamica per chiedergli di inviare qualcuno, dal quale poter apprendere notizie sulle sue intenzioni, per evitare l’annientamento; e il comandante della piccola armata islamica inviò un messaggero, il quale, giunto che fu all’accampamento, cavalcando un piccolo cavallo arabo, fu scortato verso il padiglione dove il principe Rustum, figlio di Farrukh-zad, questo era il nome del comandante dell'armata persiana, lo stava aspettando. Il messaggero, mentre attraversava il campo ebbe modo di rendersi conto del gigantesco apparato bellico della potenza persiana e di quanto temeraria potesse essere la politica di qualsiasi potenza terrena, che intendesse misurarsi militarmente con l'impero persiano. Per nulla intimorito, il messaggero con le vesti lacere entrò a cavallo nella tenda del generalissimo, l'elmo in testa, la spada al fianco, la lancia in mano; giunto a metà della tenda smontò da cavallo, legò la briglia al palo centrale della tenda. Una scena favolosa apparve ai suoi occhi: per terra erano distesi tappeti lussuosi e dall'alto scendevano tendaggi di seta e di velluto. Rustum indossava un abito ricchissimo tempestato di perle e di pietre preziose, in testa aveva la corona di Principe dell'impero ed era assiso sopra un trono d'oro. Intorno a lui stavano ufficiali in alta uniforme e cortigiani, i quali vedendo l’atteggiamento altero del messaggero, gli dissero: “Deponi l’armi prima di avvicinarti al trono!”. Rispose loro il messaggero: “Non son venuto di mia iniziativa, ma su vostra richiesta; se vi va vado avanti così e se non vi va torno indietro”. Rustum intervenne: “Lasciate che venga avanti così come è”. Quando il messaggero si fu avvicinato,  Rustum chiese: “Cosa siete venuti a fare?”.   Il messaggero rispose: “È Allàh che ci manda per trasformare gli uomini da servi di uomini in servi esclusivamente di Allàh, portarli da una condizione umiliante in questa vita a una condizione dignitosa in questa vita e di felicità nella vita futura, per portarli da sistemi di oppressione e sfruttamento, fondati su false religioni, alla giustizia del sistema di vita islamico”. Correva l’anno 635 miladico / 13 dell’egira, califfo era ‛Ùmar ibn al-Khattab, comandante della piccola armata islamica era Sa’d bin Abī Waqqās. La battaglia durò tre giorni e l’armata imperiale fu sconfitta, il trono Sassanide vacillò e dopo dieci anni crollò definitivamente.

N.° 187

Sha'bàn
1435
Giugno 2014

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