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ISLAMOFOBIA MONTANTE

Potenziale pericolosa matrice di un’avventura politica che darà luogo a risultati controproducenti per tutto l’Occidente. Il vero pericolo non è l’Islàm, ma il reazionario oscurantismo antistorico delle classi dominanti degli Stati della Fortezza Europa

Il monitoraggio delle trasmissioni televisive incentrate sul fenomeno attuale della migrazione di massa dalle zone del pianeta martoriate dalla violenza e dalla fame verso l’Europa, alla ricerca gli uni di un asilo politico e gli altri di una liberazione dalla miseria, porta a dare corpo sempre più in preoccupante crescita in Europa a quel fenomeno socio-politico per il quale è stato coniato il neologismo ISLAMOFOBIA, diventato la bandiera di combattimento dei movimenti della conservazione reazionaria dei ceti medi e popolari delle potenze ex-coloniali del defunto imperialismo europeo. L’ islamofobia è il ferro di lancia di movimenti che remano contro la storia, ponendosi in rotta di collisione con le leggi internazionali, costituendo un pericolo per la pace e la sicurezza internazionale. Da un punto di vista antropologico, l’islamofobia è uno stato d’animo di reazione compensativa, dettato da complesso di inferiorità, che si produce in soggetti psicolabili, il cui continuo aumento numerico dà vita in crescendo a masse frustrate nelle loro aspettative socio-economiche, soprattutto nei livelli culturalmente più bassi, che sono costituiti in maggioranza da vittime di analfabetismo non solo originario, ma anche di ritorno. Questo fenomeno, che sta assumendo in Europa rilevanza politica crescente, costituisce un grave pericolo di danni non soltanto per il mondo islamico, ma anche contro la sicurezza e la pace internazionale, perché ogni attacco all’Islàm, al suo credo e alle sue pratiche di vita è finalizzato a minare la stabilità delle società, in cui esso viene attuato per scopi elettorali. Questo fenomeno non è il risultato di una situazione contemporanea o dell’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre, come molti credono, ma è l’attuale punta dell’iceberg dell’odio di religione di antica memoria crociata, un reliquato storico di odi incarnati che fomenta intolleranza culturale, sociale e politica. Quel detto caro al materialismo filosofico degli agit-prop di un tempo, che era <tutto è politica>, può essere adattato a classificare l’islamofobia come <un fatto politico>, che ha, però, i connotati di un movimento religioso, di matrice umana, la cui casta sacerdotale minaccia con le sue liturgie quei valori umani, su cui si basano le leggi internazionali, che governano le relazioni tra gli Stati. L’ideologia islamofobica è in totale contraddizione con lo spirito della Carta delle Nazioni Unite, in contrasto con la Dichiarazione universale dei Diritti umani, delle convenzioni e degli accordi internazionali e in special modo con l’articolo 20 dell’Accordo internazionale sui diritti civili e politici.
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L’islamofobia, ponendosi in irrimediabile contrasto con il movimento della storia e con la legge internazionale, sta diventando un fattore, che pregiudica la pace e la sicurezza a livello planetario, perché essa non colpisce solamente l’Islàm e i Musulmani, ma ha un impatto negativo su tutto il mondo, poiché la criminalizzazione dei Musulmani, la denigrazione dell’Islàm e la guerra condotta contro esso sul piano militare, culturale e religioso, se non viene energicamente neutralizzata, avrà senza dubbio una ricaduta negativa anche sulle altre religioni e sui loro seguaci.
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Coloro i quali guidano l’islamofobia sono gruppuscoli di nemici della pace che violano i diritti umani, hanno in odio i valori universali e intralciano tutti gli sforzi che gli uomini di buona volontà finalizzano a realizzare il dialogo tra culture, la cooperazione tra le civiltà e a promuovere la tolleranza, la reciproca comprensione e il mutuo rispetto.
Non si può negare – anzi, non si deve negare – da parte nostra che tra le cause dell’islamofobia, ci sono isolati episodi riprovevoli, perpetrati da individui provenienti dall’area geo-politica definita “mondo islamico” che avvengono in Europa sia in alcune parti del mondo islamico, in cui vengono denunciate violazioni di diritti umani e l’esistenza di una endemica diffusione della corruzione e di altro. Su tali deplorevoli fatti - pur essendo in pieno contrasto con i dettami dell’Islàm - viene incardinata una propaganda falsa e tendenziosa, per creare disprezzo, sospetto, paura e odio contro l’Islàm e i Musulmani. Così la grancassa mediatica spacciando questi episodi come paradigmi di barbarie che hanno matrice nell’Islàm, spalanca la porta al fanatismo islamofobico.
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Noi Musulmani dobbiamo guardare il fenomeno con le lenti dell’autocritica e dobbiamo sforzarci di svolgere una capillare attività di informazione, con la parola e con l’esempio, a tutti i livelli, esponendo al pubblico i deleteri effetti dell’islamofobia sulla civile convivenza, mettendo in evidenza le falsificazioni, le distorsioni, le calunnie, le pretestuose motivazioni che i professionisti di essa spacciano per diffonderla, contrastando a ragion veduta e con cognizione di causa le falsità propagandistiche usate come sua giustificazione per fomentare odio contro l’Islàm e i Musulmani.
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A tal fine dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti di comunicazione non solo per formare una opinione pubblica correttamente informata sulla realtà dell’Islàm, usando, nel confrontarci con i detrattori dell’Islàm, la precisione linguistica e la chiarezza concettuale, che proviene dalla conoscenza della Parola di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce e degli insegnamenti del profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria.
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Il nostro sforzo deve tendere a cancellare con la luce della Verità l’erronea informazione e le distorsioni relative all’Islàm e ai Musulmani, che vengono diffuse dai media, in modo da sensibilizzare la maggioranza <silenziosa> delle persone per bene della società in cui viviamo, l’ordinamento della quale, ha il suo fondamento nella pacifica convivenza delle diverse aree di pensiero laico e religioso, nel quadro del pluralismo, in cui essa si articola, a rifiutare l’ascolto della propaganda portata avanti dai fomentatori dell’Islamofobia e a sostenerci nel reclamare il riconoscimento della legittimità democratica della nostra presenza costruttiva a livello morale, intellettuale, spirituale e anche economico.
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Quella sopra indicata è la via moderna per contrastare efficacemente la montante campagna diffamatoria condotta per produrre islamofobia, cioè disprezzo, paura e odio contro l’Islàm e i Musulmani dai caporioni di certe aree socio-culturali, si fa per dire, mentalmente datate ai secoli bui del medioevo europeo.

N.° 203

Rabì II
1438
Gennaio
2017

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