Home Archivio

 

PROBLEMI
CONIUGALI

TesAumento dei problemi coniugali e dei divorzi nelle famiglie musulmane in Italia, causati dal loro vivere in un contesto non islamico. Problemi e soluzioni

Nella presenza islamica in Italia da qualche tempo è apparso il doloroso fenomeno del divorzio nelle famiglie musulmane. Il fenomeno, che è in lento, ma progressivo aumento, è causato nella maggior parte dei casi da due fattori, dei quali uno è oggettivo e l’altro è soggettivo. Ambedue sono di notevole gravità. Il primo di essi è il contesto socio-culturale, nel quale la famiglia musulmana si trova a vivere; fondato in prevalenza su una concezione materialistica della vita, che ha nel consumismo lo scopo principale dell’esistenza; il secondo, quello soggettivo, è la fragilità della visione islamica del mondo di ciascuno dei due coniugi, l’identità islamica di ciascuno dei quali è sottoposta, quotidianamente, a un violento logoramento dei valori significativi della personalità del musulmano, che si fonda sul tawḥīd e si precetti della Sunna, a causa del costo della vita, che richiede, salvo rare eccezioni, la rottura dell’ordinamento stabilito da Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, nella divisione del lavoro tra i soggetti della coppia in funzione del raggiungimento del successo materiale e spirituale del piccolo universo costituito dalla famiglia. Rispettare l’ordine stabilito da Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, e promosso dagli insegnamenti e dai precetti del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, per la realizzazione del successo spirituale e materiale di quella unione procreativa, che è la famiglia musulmana, richiede una forte coscienza islamica, capace di resistere alla impalpabile violenza esercitata dalle imperversanti sollecitazioni materialistiche dell’ambiente, che alla lunga porta, inevitabilmente, nella maggioranza dei casi alla rottura degli armoniosi schemi dell’ordine islamico, che sfocia nel fallimento della famiglia. E ciò avviene in quanto ognuno dei coniugi, probabilmente per motivi indipendenti dalla volontà di ciascuno di essi, non ha la consapevolezza del valore superlativo della propria identità islamica, le cui coordinate hanno fonte nella Parola di Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, rispetto a qualsiasi identità costruita su qualsiasi visione del mondo di matrice umana. L’argine sicuro alla deriva materiale e spirituale, che porta alla dissoluzione della famiglia, con conseguenze devastanti per i figli, sta nella forza che nasce dalla coscienza di appartenere a una comunità umana, dei membri della quale, Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, dice: “Siete il fior fiore della creazione!” [Sura della prova lampante]. E per giungere a questa coscienza solidissima base per l’orgoglio di appartenenza è necessario conoscere la meraviglia dell’istituto matrimoniale programmato da Allàh, rifulga lo splendor della sua Luce, per realizzare la conservazione della specie umana con modalità diverse da quelle da Lui, rifulga lo splendor della sua Luce, per dare esistenza ad Adamo, a Eva e al Messia [il Cristo] Gesù, figlio di Maria. Ecco qui di seguito alcuni flashes sul matrimonio musulmano.
Il matrimonio musulmano, basato sul Libro di Allàh e la Sunna del Suo Apostolo, deve essere finalizzato agli scopi per il raggiungimento dei quali esso è stato istituito; cioè la creazione di una famiglia musulmana, prima scuola d’Islàm per la prole, prima sede di insegnamento della dottrina islamica e di pratica dell’Islàm, sicché, quando il matrimonio viene contratto per fini esclusivamente mondani, nella famiglia si generano rapporti destinati, inevitabilmente, a fare scoppiare la coppia, prima o poi, con effetti devastanti sulla vita dei figli. L’uomo è stato creato debole, per cui nella vita possono verificarsi situazioni personali, per effetto delle quali il rapporto coniugale cessa di funzionare come dovrebbe, in vista della realizzazione dei suoi fini istituzionali. Per questo motivo, allo scopo di rimuovere una situazione coniugale, fonte di grave disagio, di disaffezione, di attriti e di discordia tra i coniugi e di stress e di traumi pericolosi nella prole, durante il periodo di formazione della personalità. Per far cessare una situazione di degrado, nella quale il rapporto matrimoniale ha perso le sue ragioni d’esistere, Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, ha apprestato l’istituto del divorzio, cioè dello scioglimento legale del vincolo matrimoniale. Si tratta di una soluzione estrema, da intraprendere solamente quando si sia verificata la impossibilità di mantenere in vita il rapporto attraverso una riconciliazione. Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, ha detto che sì il divorzio è una cosa lecita, ma è detestabile agli occhi di Allàh. Quando le cose tra i coniugi si siano messe male, al limite della rottura, le due parti hanno il dovere di tentare tutte le vie che portano a una riconciliazione. Solo così, seguendo le indicazioni del Sublime Corano e della Nobile Sunna, sarà, sempre Allàh volendo, possibile eliminare ogni attrito e incomprensione con la moglie. L’agire, invece, in modi diversi da quelli indicati dal Allàh e dal Suo Apostolo, non farà altro che ottenere l’effetto contrario a quello voluto. Nel caso che dopo tutto quanto sopra tra i coniugi sia impossibile realizzare la riconciliazione, essi dovranno fare ricorso a un arbitrato sulle loro controversie, sottoponendole al giudizio di due arbitri musulmani, uno della famiglia di lei e uno della famiglia di lui, che avranno il compito di appianare divergenze e contrasti, mettendo, possibilmente, pace fra i due coniugi, affinché il loro rapporto venga ripristinato sui binari del Sublime Corano e della Sunna, con amore e affetto e conservata l’unità familiare, anche e soprattutto, ne caso che vi sia prole, in funzione di una crescita armoniosa ed equilibrata dei figli in un clima di pace e in un’atmosfera di serenità tra le pareti domestiche. Nel caso che la moglie non abbia familiari musulmani, essendo ella una “neo-convertita” all’Islàm, sarà per lei arbitro il titolare dell’autorità islamica locale, che ha funto da suo rappresentante matrimoniale (wali), facente la funzione assolta dal capo-famiglia musulmano della sposa. Qualora anche il tentativo dell’arbitrato fallisca, allora diventa esperibile il divorzio. Ognuna delle due parti ha titolo per promuovere lo scioglimento del vincolo matrimoniale e la via migliore è quella dello scioglimento consensuale, una volta accertato che la continuazione forzata del rapporto è pregiudizievole non solo ai coniugi, ma anche ai figli, i quali percepiscono il contrasto dei genitori, con grave danno alla loro crescita sia morale che fisica. Allah, il Sapiente, rifulga lo splendore della Sua Luce, ha attribuito al marito, per la sua posizione e responsabilità di capo-famiglia, il potere di iniziativa per scioglimento del rapporto, che deve essere attivato, ovviamente, solo per validi motivi di carattere islamico. In presenza delle condizioni di liceità islamica, lo scioglimento del vincolo avviene una semplice dichiarazione, per mezzo della quale egli, il marito, esprime la volontà di porre fine a un rapporto, che abbia perso la capacità di realizzare gli scopi per cui è stato istituito.

La prima dichiarazione di divorzio non produce automaticamente lo scioglimento del vincolo matrimoniale. Lo scioglimento, infatti, diviene effettivo solo nel caso in cui non vi sia ripristino della situazione coniugale, con un comportamento concludente in tal senso, entro un periodo di tempo costituito da tre cicli mestruali, (al-‛ìḍḍah). Trascorso tale termine, il matrimonio è sciolto. Se i due ex coniugi ci ripensano e vogliono tornare insieme, devono contrarre nuovo matrimonio ed è necessario che la moglie esprima il proprio consenso. Invece, nel caso di ripristino il coniugio continua, ma la dichiarazione di divorzio costituisce un atto rilevante ai fini degli effetti della terza dichiarazione di divorzio. Anche un’eventuale seconda dichiarazione di divorzio, può essere annullata dal ripristino dell’armonia coniugale, prima della decorrenza del termine di al-‛ìḍḍah, però se nel corso del rapporto coniugale il marito pronuncia una terza dichiarazione di divorzio, il divorzio ha effetto immediato. E i coniugi non possono tornare insieme, nemmeno se lo desiderassero nuovamente. Perché i due ex-coniugi tridivorziati possano tornare a essere marito e moglie, la ex-moglie deve essere sposata da un altro, il quale, per motivi islamicamente leciti, divorzi la donna (pluri-divorziata nel precedente matrimonio), oppure in caso si verifichi il decesso del secondo marito. E’ bene precisare che non sono assolutamente ammissibili matrimoni combinati furbescamente per aggirare il divieto. L’inferno attende i tre che mettono in piedi un matrimonio fasullo allo scopo di mettere i due pluri-divorziati nelle condizioni di risposarsi, con un matrimonio, che, pur essendo, formalmente valido, è, sostanzialmente, un biglietto d’ingresso nel fuoco dell’inferno.

Anche la moglie ha titolo per ottenere lo scioglimento del vincolo matrimoniale nel caso di inadempimento da parte del marito dei suoi doveri obbligatori nei confronti di Allàh, l’Altissimo, di inadempimento dei doveri coniugali nei confronti di lei e dei doveri genitoriali nei confronti dei figli; nei casi di violenza fisica, di gravi oltraggi all’onore, di appropriazione indebita dei beni di esclusiva proprietà della coniuge e dei figli. La dichiarazione di divorzio potrà essere richiesta al giudice islamico competente per gli affari familiari e nel caso che non vi sia un ordinamento giudiziario islamico, la domanda di divorzio dovrà essere presentata con ricorso all’Autorità islamica, presso cui è stato celebrato il matrimonio; tale Autorità, in base alle prove testimoniali e documentali prodotte dalla ricorrente e sentito l’altro coniuge, potrà dichiarare con sentenza, in base alle allegazioni e alle prove, lo scioglimento rapporto coniugale. Nell’ordinamento religioso della vita dei musulmani, che vivono in società governate da leggi promananti da visioni del mondo diverse da quella che proviene dal Creatore, come quella in cui viviamo, lo scioglimento del vincolo matrimoniale, odioso ad Allàh, nonostante si tratti di un atto lecito, è un atto morale e l’evento si realizza con dignità e con rispetto reciproco, quando i coniugi hanno basato il loro rapporto sull’amore di ciascuno di loro per Allàh. In questo caso Allàh, rifulga lo splendore della Sua luce, garantisce loro un arricchimento materiale e spirituale grazie alla Sua Misericordia, sicché lo scioglimento del vincolo matrimoniale ha luogo senza danni e senza offese.
In conclusione. Solo la sentita consapevolezza - realizzata a ragion veduta, con solida e argomentata cognizione di causa, da acquisire con lo studio e la pratica - della superiorità dell’Islàm rispetto a qualsiasi visione del mondo e a qualsiasi sistema di vita fondati sulla parola dell’uomo, è il toccasana per limitare il fenomeno a situazioni patologiche.

to

N.° 203

Rabì II
1438
Gennaio
2017

Sfoglia on-line

Scarica PDF