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PAROLE ARABE
ITALIANIZZATE

Sceicco, Califfo, Sultano, Imano.

Sceicco
La parola sceicco è l’italianizzazione della parola araba shàykhun, traslitterata all’inglese in shaykh, sostantivo maschile, singolare, con forma maschile, il cui plurale, cosiddetto fratto, è shuyūkh. Il sostantivo appartiene alla famiglia delle parole che ha come lettere radicali la lettera shīn la lettera yā‹ e la lettera khā‹ da cui si forma il verbo shàyyakha che significa: invecchiare, raggiungere una veneranda età. Il sostantivo significa: vecchio, persona anziana, vegliardo, uomo venerando per età, anziano. Persona, quindi, che gode di grande rispetto, in virtù della sua maggiore conoscenza ed esperienza delle leggi, degli usi e dei costumi [Ādab] che regolavano la vita della tribù, del clan e della famiglia.
Il sostantivo ha anche la forma femminile - sceicca – che si forma aggiungendo al sostantivo maschile il segno del femminile, che è la tā‹ annodata, marbūṭah, shàykhatun. Nell’ordinamento tribale è il sostantivo con cui viene indicato il Capo della tribù, che ne rappresenta la memoria storica.
Shàykh è titolo onorifico, che viene dato a dignitari religiosi, membri delle confraternite, professori delle scuole religiose superiori, capifamiglia.
Shàykhu-l-Islām è il titolo del Gran Muftì.
Shàykhu-s-saggiādah è il titolo portato dal capo di vari ordini dervisci, in quanto depositario del tappeto rituale [as-saggiādah] posseduto dal fondatore dell’ordine.

Califfo
La parola Califfo è l’italianizzazione della parola araba Khalifatun, il cui plurale, cosiddetto fratto, è Khulafā‹. Il sostantivo appartiene alla famiglia delle parole che ha come lettere radicali la lettera khāf la lettera lām e la lettera fā‹ da cui si forma il verbo khàlafa che significa: seguire, succedere, fare le veci, essere vicario. Significa vicario, luogotenente, successore.
Il sostantivo, di genere maschile, ha la forma femminile, terminando per tā‹ marbūṭah. Il sostantivo acquista eccezionale importanza quando il suo complemento di specificazione è “l’Apostolo di Allàh” che esprime la dignità apostolica del profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, il Capo spirituale e politico della Comunità dei Credenti nella paternità divina del Sublime Corano e nella di lui missione apostolico profetica [609 - 632 e.v.]. Alla morte del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, viene eletto a capo politico della Comunità musulmana Abū Bakr aṣ-Ṣiddīq, che Allàh si compiaccia di lui, con il titolo di khalifatu-Rasūli-llàh [successore dell’Apostolo di Allàh] e alla morte di lui [634 e.v.], assume la suprema magistratura dell’Islàm,‘Umar ibn al‑Khattāb [634 – 644], il quale viene salutato dagli ufficiali dell’esercito con la frase “Successore del successore dell’Apostolo di Allàh”, ma la truppa in partenza per il fronte lo saluta con la frase Amīru-l-mu‹minīn.
La storia dell’Islàm conta numerosi califfi: I Califfi Ben guidati [632 - 661]; i Califfi Omàyyadi di Damasco [661-750]; i Califfi Abbasidi di Baghḍād [750-1258] e d’Egitto [1261-1517]; i Califfi Omàyyadi di Cordova [756 -1031]; i Califfi ottomani [1517-1925].
La cancellazione politica del Califfato dalla Storia avvenuta ad opera di Kemàl Ataturk durerà quanto Allàh vuole, poi risorgerà il Califfato dei califfi Ben guidati [la khilāfah rāshidah]

Emiro
Il sostantivo emiro è la italianizzazione del sostantivo arabo amīr, che significa comandante e che indica la persona che è titolare dell’autorità di emettere ordini (amr) e vederli eseguiti. Il sostantivo appartiene alla famiglia delle parole che ha come lettere radicali la lettera àlif hamzatah la lettera mīm e la lettera rā‹ da cui si forma il verbo àmara che significa: ordinare, comandare.
La forma femminile è emira  (amira). Il termine di per sé non ha alcuna valenza spirituale, acquista un significato importante nella storia politica dell’Islàm, in quanto il sostantivo - unito in complemento di specificazione con il plurale maschile sano del participio attivo sostantivato del verbo credere [àmana] credenti – forma l’espressione araba Amīru-l-mu‹minīn, cioè “Comandante dei credenti”, titolo accettato dal secondo Califfo, Omar primo il Grande. Alla morte del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, viene eletto a capo politico della Comunità musulmana Abū Bakr aṣ-Ṣiddīq, che Allàh si compiaccia di lui, con il titolo di khalifatu-Rasūli-llàh [successore dell’Apostolo di Allàh], alla morte del quale [634 e.v.], assume la suprema magistratura dell’Islàm ‘Umar ibn al-Khattāb [634-644], il quale viene salutato dagli ufficiali dell’esercito con la frase “successore del successore dell’Apostolo di Allàh”, ma la truppa in partenza per il fronte lo saluta con la frase Amīru-l-mu‹minīn. Il titolo piace a Omar che lo adotta e da allora “Comandante dei Credenti” diventa la formula con cui i Musulmani si rivolgono al Califfo. Il sostantivo ha oggi un significato politico di titolo del capo di uno stato con popolazione musulmana a regime monarchico, come gli Emirati Arabi Uniti, l’Emirato del Kuwait, del Qatar. Esso è talora usato anche per indicare il soggetto che occupa la posizione di guida morale di un gruppo islamico o di una società musulmana. Un a curiosità: Amīru-l‑mu‹minīn nella cronaca medioevale in linguaggio neo-latino diventa Miramolino e la presenza in italiano di Amīr la si trova nella parola Ammiraglio, che viene da Amiru-l-bàḥri [il comandante del mare].

Sultano
La parola Sultano è l’italianizzazione della parola araba Sulṭān, che deriva dalla parola as‑sùlṭah, che significa “autorità ricevuta da un’autorità superiore” [il sultano riceve autorità dal Califfo]. Il sostantivo appartiene alla famiglia delle parole che ha come lettere radicali la lettera sīn la lettera lām e la lettera ṭā‹ da cui si forma il verbo sallaṭa che significa conferire un potere, investire di autorità. La parola designa il titolare di un potere, che gli è stato conferito da un’autorità superiore ed è il titolo conferito dal Califfo a suoi collaboratori periferici non arabi con diritto ereditario che hanno dato origine a dinastie che ressero territori più o meno ampi del Vicino e Medio Oriente: Sultani Selgiuchidi, Sultani Ayyubidi, Sultani Ottomani. La forma femminile è sultana.

Imano
La parola italiana desueta Imano è una deformazione in desinenza della parola Imām (con la vocale a pronunciata lunga imāaam) che fa riferimento a una radice che indica lo “stare davanti” e, quindi, significa “guida” [un parallelismo in latino praetor da prae = davanti + itor dal verbo ire andare] può indicare sia una guida morale o spirituale, quanto un semplice devoto musulmano al quale, essendo egli particolarmente esperto nei movimenti rituali obbligatori del rito di adorazione [aṣ-ṣalāh] e perfetto conoscitore della recitazione del Sublime Corano, viene affidata la direzione del rito, dando modo ad essi di correggere eventuali erronei movimenti che comporterebbero l’invalidità della salāt.
Il termine Imām viene usato per designare il vertice della gerarchia sciita, che attualmente governa l’Irān.

N.° 194

Muhàrram
1437
Ottobre
2015

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