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IL DISCORSO
DI 'ABDU-N-NUR
IN OCCASIONE
DELLA SUA SHAHADA

Un saluto a tutti i fratelli del Centro lslamico di Milano e Lombardia, e un ringraziamento particolare ai suoi dirigenti, a cui debbo la mia preparazione all’Islàm, chi mi ha portato alla mia odierna testimonianza, che non c’è divinità, tranne Allàh e che, veramente, Muhàmmad è l’Apostolo di Allàh.
In questa occasione che è un momento fondamentale della mia vita, voglio portare una riflessione sui tempi burrascosi, che stiamo attraversando; e su che cosa significhi per un Italiano mettersi faccia a faccia con la dottrina islamica, per quella che è, e non attraverso l’immagine interessata e distorta, che ne fanno presunti intellettuali, pseudo-esperti e, naturalmente, i mass media.
La mia riflessione parte da un dato di fatto: dire Italia significa dire Chiesa e, certamente, la Chiesa è oggettivamente il partito politico, perché di questo si tratta, più forte e più influente al mondo, fortemente centralizzato e avente, tra sacerdoti, frati e suore, oltre un milione di elementi attivi, che potremmo chiamare militanti, formanti, cioè, una <milizia>.
Non mi addentro su questioni di tipo teologico, religioso, ché non è il mio compito, ma voglio spostare l’attenzione sul fattore politico, visto che la Chiesa ha un’esperienza plurimillenaria e ha una visione strategica del mondo molto precisa e ben strutturata.
Negli anni novanta la scuola demografica cattolica, ha colto il mutamento in corso nel campo delle migrazioni internazionali e, nello specifico, ha realizzato, che a un invecchiamento della popolazione europea fa da contrappeso, sull’altra sponda del Mediterraneo, una popolazione in crescita e piena di giovani. Allo stesso tempo, a un’ ampia offerta di posti di lavoro - determinata dallo sviluppo dei paesi europei e dal calo delle leve demografiche che dovrebbero occuparli – l’altra sponda del Mediterraneo risponde con un’eccedenza di forza lavoro, che non riesce a essere assorbita nei Paesi di origine e che, quindi, è destinata a tracimare, cercando migliori prospettive di vita altrove. L’Italia, che geograficamente è al centro del Mediterraneo - non può che essere lambita da queste ondate migratorie, sia come destinazione che come semplice crocevia, snodo, stazione di smistamento. La Chiesa, allarmata da questa prospettiva, arriva, quindi, a definire delle strategie ben precise ed esplicite. Negli anni novanta, abbiamo detto, quindi più di vent’anni fa, Giacomo Biffi, allora arcivescovo di Bologna, affermò: “l’Europa o ridiventerà cristiana, o diventerà musulmana, mentre è senza avvenire la cultura del niente dominante tra i popoli europei, la quale non reggerà all’assalto ideologico dell’lslam”. La Chiesa è consapevole della decadenza dei costumi della società in cui è immersa, e sa anche che un soggetto si stufa, prima o poi, del marciume che lo circonda e cerca qualcosa per uscirne. Poiché la Chiesa in parte si è fatta corrompere da quella <cultura del niente> e in parte ha lasciato che le sue pecorelle si facessero corrompere, è ben consapevole che potrebbe non essere più la titolare esclusiva della risposta ultraterrena ai dubbi umani sul senso della vita, visto che i migranti non portano con sé solo le loro braccia e i loro cervelli, ma anche i loro cuori, molti dei quali votati ad Allah, rifulga lo splendor della Sua Luce. Dunque l’Europa è ricca e moderna, ma è anche anziana e decadente, e la sua “anima” si allontana sempre più dal Cristianesimo, mentre i paesi in via di sviluppo di Nord Africa e Medio Oriente sono pieni di giovani attivi e volenterosi, musulmani sia nei loro cuori che nelle loro azioni, e in quanto tali più coerenti, più coesi, più difficili da corrompere. Nel 1989 la Conferenza Episcopale Italiana si riunì in un convegno a porte chiuse per affrontare quello che vedeva come un “problema” e all’epoca lasciò trapelare un’ipotesi di selezione degli ingressi: l’est Europa, un tempo nella sfera di influenza dell’URSS, ora nella sfera di influenza della UE, è anch’esso ricco di giovani in cerca di impiego, che però sono bianchi, cristiani e già occidentalizzati nei costumi, preferibili dunque agli abbronzati musulmani così alieni ai costumi cosiddetti moderni e di difficile integrazione. Tuttavia la soluzione era, allora, ed è, oggi, impossibile da attuare, specie in Italia, per le ragioni geografiche di cui ho detto, sia perché nessuno può davvero controllare masse così grandi di persone in movimento, sia perché le proporzioni demografiche tra i paesi est europei e quelli musulmani non sono comparabili, per cui questa linea fu presto abbandonata dai vescovi. C’è anche chi, nella Chiesa, è allarmato dalla semplice prospettiva del “dialogo” con l’lslam, perché sa che questo la indebolirà ulteriormente, vista la sproporzione demografica all’interno degli stessi paesi occidentali che si andrà accentuando. Ma, ovviamente, poiché non ci si può mostrare razzisti fino a questo punto, la Chiesa è stata costretta dagli eventi ad accettare, almeno in parte, questa soluzione necessaria dell’accoglienza. Ed è proprio per questo che, invece, è importante che questa prospettiva, quella del dialogo, diventi prioritaria per l’lslam. Pur nella sua decadenza la Chiesa rimane forte ed è presente sia sul territorio che in ogni aspetto della vita politica e sociale dell’Italia. Per forza, gioca in casa. Ed è per questo che diventa inutile, dannoso e controproducente andarla a stuzzicare, andare a toccare i nervi razzisti e xenofobi di questa società, già eccitati dalle campagne propagandiste contro il mondo musulmano. Non bisogna lasciarsi trascinare in discussioni e contrapposizioni che sono solo delle trappole. Bisogna spiegare, a chi vuole ascoltare con calma e serenità cosa è davvero l’Islàm senza cercare lo scontro fazioso. Bisogna sorridere e sorridere sempre. Bisogna avere la consapevolezza che nessun partito politico potrà mai davvero controllare o arginare fenomeni che hanno una portata immensa sia nel tempo che nello spazio e che se al momento, da un punto di vista diciamo tattico, l’Islam sembra destinato a subire attacchi su attacchi, in realtà, come ha giustamente percepito la Chiesa suo malgrado, da un punto di vista strategico l’Islam risulterà una realtà sociale sempre meno aggirabile o ghettizzabile e alla fine risulterà vincente. In conclusione: i paesi musulmani sono sulla rapida via dello sviluppo, i musulmani sono tantissimi, con percentuali altissime di giovani, giovani, di cui le vecchie potenze ex coloniali hanno un disperato bisogno. Dunque, non la chiusura, non il “razzismo al contrario” e non l’ostentazione di sicurezza da parte di chi sa di avere ragione, ma la calma la serenità e il sorriso aperto di chi in cuor suo sa che tanto il tempo gioca a suo favore. È così che l’Islam ha conquistato me ed è così che può fare breccia nei cuori degli Europei.
E, certamente, chi ne sa di più è Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce
‘àbdu-n-Nūr Luca

N.° 206

Ramadàn
1438
Maggio
2017

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