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DOCUMENTI
CUCINA E CULTURA

METTI UNA SERA ESOTICA A CENA
Nel dare la periodica occhiata alla Biblioteca abbiamo trovato un volumetto intitolato METTI UNA SERA ESOTICA A CENA del giornalista Marco MORETTI, pubblicata da Mondatori nel 1991 in Edizione Oscar cucina ISBN 8804 34801-1. In quarta di copertina: “L’autore, un giornalista, ci racconta altre cucine, introducendoci tra i fornelli di tutti i continenti… un’occasione per imparare in poco tempo nuove cucine e gustare nuovi sapori, ma anche per permettersi un tuffo nell’esotismo… magari per una sera soltanto”. Nel volumetto c’è un capitolo sulla cucina araba e un interessante paragrafo sull’ “islamizzazione della cucina” che ci permettiamo di pubblicare con qualche ritocco. Scrive l’autore: <Dopo la morte di Muhàmmad [che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria] i conquistatori arabi – Musulmani - raggiunsero il Mediterraneo, riducendo ai minimi termini l'Impero Bizantino La loro cultura si mescolò ai costumi ebraici e alle eredità dell’impero bizantino. Esportarono la fede nell’Islàm e l’insieme di norme igienico-alimentari dettate dal Sublime Corano. Regole ancora vive nel mondo arabo-islamico, anzi rinvigorite dall’ondata integralista, che nell’ultimo decennio ha percorso il Medio Oriente e l’area geo-politica dell’Islàm. Sono precetti molto chiari, di carattere igienico morale, a cui tutti i Musulmani si attengono scrupolosamente. In alcuni paesi queste norme sono leggi dello Stato e i loro trasgressori sono puniti pubblicamente con esemplare severità.
È proibito mangiare carne di porco [derivati dalla sua macellazione] e di animali morti naturalmente o per causa accidentale; in pratica cammelli, bovini, ovini, caprini e pollame devono essere jugulati, cosicché siano completamente dissanguati; il sangue, infatti, è considerato impuro e il suo consumo è vietato. Durante la macellazione il bue, la pecora, il pollame devono essere rivolti verso la Mecca. È proibito anche mangiare carne di animali uccisi in sacrifici a divinità <pagane>, anche se questi fossero sgozzati e dissanguati con il metodo purificatorio. Infine è vietato l’uso di alcolici e di bevande fermentate di ogni sorta.
In tutti i Paesi islamici si celebra al-‘eid al-kabìr, la festa del Sacrificio, in cui si commemora il simulacro del sacrificio di Ismaele da parte di Abramo, suo padre. A Mina, in Arabia Saudita, ha luogo un sacrificio collettivo [cammelli, bovini, ovini e caprini] a cui partecipano i Pellegrini. Il rito, però, si compie in tutti i Paesi dell’Islàm dove i capi-famiglia sacrificano un montone, una capra e quando possibile un bovino. Le bestie vengono messe a morte mediante lo dhàbḥ, la recisione delle canne del collo [esofago,trachea, carotidi]. Il fedele deve eseguire il sacrificio con le sue proprie mani o affidarlo al coltello affilato di un imām. L’animale sacrificato deve essere sano e puro, non zopo, né guercio, o rognoso. La bestia offerta ad Allàh** deve avere anche un’età precisa; cinque anni i cammelli, due i bovini e uno ovini e caprini. La carne dei capi sacrificato dovrebbe essere abbandonata per sfamare i poveri, ma siccome il Profeta* mangiò la carne cotta degli animali e ne bevve il brodo, i fedeli possono tenere un terzo delle carni della vittima cucinale e cibarsene.
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Vi è poi il digiuno del mese lunare di Ramadàn. Si tratta di un particolare periodo dell’anno[ il nono mese lunare], durante il quale tutti i musulmani adulti si astengono dal consumare cibo e bevande [e sesso] dall’alba al tramonto. Dopo il tramonto e fino all’alba i fedeli mangiano, dopo la rottura del digiuno, Il digiuno è rigidamente rispettato in tutti i Paesi dell’Islàm, poiché, come diceva il teologo al-Ghazālī <<il digiuno è la porta di servizio di Allàh**>>, sostenendo che esso serve all’uomo per dominare gli impulsi animali e dominare se stesso.

N.° 206

Ramadàn
1438
Maggio
2017

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