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Cristo e Muhammad
nella Bibbia

Di Mikail Marcello Soave

Non tutti sanno che di Gesù [il Cristo, che deriva dal greco Khristòs che deriva a sua volta dall’aramaico Masīh / Messia] (pace e benedizione su lui), cioè del profeta ‘Īsā (pbsl), si parla già nell’Antico Testamento, e quindi mi chiedevo se, analogamente, Muhammad (pbsl) non si trovasse già citato nel Vangelo e nella Bibbia.
1 Salmi celebrano la persona e l’opera del Messia che è da venire. Anche se fosse rigettato (Salmo 118), tradito (Salmi 69 e 109), morto e risorto (Salmi 22 e 16), sarebbe venuto come Conquistatore e come Sovrano sul trono (Salmo 2 e 110), come Pianificatore e Sposo (Salmo 40 e 45), e come Re Trionfante (Salmi 68 e 72). Fu profetizzato che il Messia sarebbe nato da una vergine (Isaia 7:14), che il Suo luogo di nascita sarebbe stato Betlemme (Mica 5:2), che Giovanni il Battista Lo avrebbe preceduto (Isaia 40:3-5 e Malachia 3:1). Fu anche annunciato prima del tempo che il Messia sarebbe entrato in Gerusalemme [in quella che divenne poi nota come la domenica delle palme] in modo trionfale mentre la folla avrebbe gridato, “Osanna” (Zaccaria 9:9-10 e Salmo 118:25-26). Poi nell’arco di meno di una settimana, Egli sarebbe stato apparentemente tradito [da uno dei Suoi discepoli, Giuda] (Salmo 69:25). Fu predetto che il fianco del Messia “sarebbe” stato trafitto (Zaccaria 12:10) e che avrebbe sofferto per i peccati del mondo (Isaia 53:6, 9, e 12). Ancora più drammaticamente accurato fu il fatto che Gesù sarebbe stato (sempre, apparentemente) assassinato fra gli “empi” (Isaia 53:9a, osservate bene il plurale nell’Ebraico) esattamente come sembrò che fu crocifisso fra due ladri, ma poi sarebbe stato sepolto con “il ricco” (Isaia 53:9b, osservate bene il singolare nell’Ebraico). Ma non è questa la conclusione della questione delle profezie su Gesù nell’Antico Testamento perché il Messia sarebbe tornato sulla Terra una seconda volta (Daniele 7:13) e avrebbe un giorno regnato nella città di Gerusalemme quale Re dei re, mentre le nazioni sarebbero salite su quella città per essere istruite nelle Sue vie e non “impareranno più la guerra” (Isaia 2:3-4).
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Per quanto riguarda Mohammad (pbsl) nell’Islam si sostiene che, quando nel Vangelo greco si nomina il Paraclito (che viene tradotto in italiano Spirito Santo) si intende Mohammed (pbsl). Ora non si sa se questa associazione sia riservata solo al termine paraclito o si estenda ad ogni volta che si menziona lo Spirito Santo, in ogni modo per il paraclito gli esegeti musulmani sarebbero abbastanza sicuri. Il termine paraclito deriva dal greco παρα κλητος, (paracletos), facente parte del linguaggio giuridico e che significava letteralmente “chiamato appresso”, cui l’equivalente latino è l’ad-vocatus, cioè “avvocato”, inteso come “difensore” o “soccorritore”, per estensione “consolatore”. E il significato del nome Mohammad (pbsl) è il “degno di lode”, il “grandemente lodato”, “l’ausilio”. Il contesto in cui si usa questo termine nei testi profani è quello del processo, e indica “colui che sta al lato dell’accusato” per difenderlo. Isa (pbsl), nel suo discorso di addio riportato nel Vangelo di Giovanni promette ai suoi discepoli di non lasciarli soli, ma di mandargli un consolatore (Giovanni 14:16, 14:26, 15:26, 16:7). Si veda in Deuteronomio 18:18, Dio che dice:
“Io susciterò per loro (per gli Ebrei, discendenti di Isacco e Giacobbe/ Israele) un profeta come te in mezzo ai loro fratelli (gli Arabi, discendenti di Ismaele) gli porrò in bocca le Mie parole ed egli dirà loro quanto gli comanderò. Allora chi non ascolterà le Mie parole (le parole di Dio - OeE), che egli dirà in nome Mio (OeE) gliene chiederò conto”.
Nel testo biblico è Iddio che parla a Mosè (pbsl). Poniamoci la domanda: “C’è nella discendenza di Ismaele, cioè c’è nella storia un Arabo, di cui si possa dire “è come Mosé (pbsl)?”. La risposta è: “Certamente no, tranne il profeta Muhàmmad (pbsl)!”. Il Profeta menzionato è, chiarissimamente, Muhàmmad (pbsl). Ovviamente i Cristiani hanno fatto tentativi di farla aderire al Messia, ma c’è un ostacolo insormontabile nelle parole per loro di mezzo ai loro fratelli (una esplicita esclusione che il Profeta menzionato sia un ebreo). Il fatto è che Gesù/Isa sia profeta e messia degli Ebrei è cosa accettata dai Cristiani, ma non dagli Ebrei stessi, che se lo accettassero, dovrebbero convertirsi al cristianesimo. E che Muhammad sia profeta è cosa accettata dai Musulmani, ma non dai Cristiani, che se lo accettassero dovrebbero convertirsi all’Islam.
Infatti, io credo che quando Gesù/Isa tornerà per la fine dei tempi e sarà mostrato in tv in mondovisione diretta dirà che era veramente lui il Messia degli Ebrei e che non è figlio di Dio ma solo suo profeta e che è musulmano. Così gli ebrei e i cristiani si convertiranno pacificamente all’Islam e sarà ripristinata l’unità religiosa sulla Terra e la pace.

POSTILLA
Il fratello Mika‛īl Soave in questo suo elaborato riguardante il “Gesù cristiano” ha presentato i brani che si trovano nel testo della Bibbia, attualmente, in biblioteca, che, ovviamente, sulla base della testimonianza inconfutabile di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, non è il Libro di Rivelazione divina per i Figli della antica Israele e neppure per i seguaci della cosiddetta “Nuova Israele”. Quindi quelle che vengono presentate come profezie riguardanti il Cristo non sono che manipolazioni della scrittura vetero-testamentaria a sostegno della tesi teologica neo-testamentaria della missione “messianica”, del profeta al-Masīḥ ‘Īsā [Gesù] figlio di Maria, su lui la pace], suscitato da Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, nella comunità israelitica, al tempo dell’occupazione romana della Palestina. È assai pregevole la spigolatura del fratello Mikā‹īl nell’attuale testo biblico alla ricerca delle pezze d’appoggio, che a suo tempo furono prodotte per essere utilizzate come materiale di costruzione per la fabbricazione di una identità fittizia da sovrapporre a un personaggio storico, quale fu il profeta Gesù, su lui la pace, per innalzarlo al rango di divinità, in un clima culturale politeistico, nel quale era pandemia la credenza che la divinità si incarnasse non solo a livello di popolo, ma anche a livello di addetti ai lavori religiosi. A prova di quanto affermato rimandiamo il lettore curioso a “Atti degli Apostoli 14/ 8 e seguenti”. Antico e Nuovo Testamento sono la piattaforma ideologica di matrice umana posta alla base della dottrina cristiana, che ha il suo dogma-fulcro nell’idea che Dio si è fatto uomo in Gesù e in Gesù l’uomo s’è fatto Dio. L’appropriazione indebita di verità provenienti da Dio da parte dei costruttori di religioni è il punto d’appoggio archimedeo che tinge di credibilità quelle invenzioni teologiche e cultuali, in cui si cela la disobbedienza a Dio nel credo e nella pratica, con le infauste conseguente per il collocamento nella vita futura dei fuorviati dagli inganni a proposito di Allàh, che l’Ingannatore produce a getto continuo. Questa riflessione si rende necessaria per affermare che, come il diavolo fa le pentole, ma si dimentica di fare i coperchi, anche nei testi biblici qualcosa di vero c’è, perché è sfuggito alla manipolazione. È per questo motivo che nei testi vetero- e neo-testamentari si possono trovare bagliori di verità riguardo all’identità e alla Missione del profeta, Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. Il fratello Mikā‹īl li evidenzia con inconfutabile maestria dialettica facendo il combinato disposto di Giovanni 14:16, 14:26, 15:26, 16:7 nel Nuovo Testamento e di Deuteronomio 18:18 nel Vecchio Testamento. Dall’esegesi non inquinata da pregiudizi e non condizionata da credo dogmatico risulta chiaramente, che nonostante lo sforzo di Satana nel tentativo di oscurare la Missione profetica di Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, risulta evidente che tanto Giovanni quanto Deuteronomio, profetizzano in modo inequivocabile l’avvento del Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria.
E Allàh ne sa di più

N.° 187

Sha'bàn
1435
Giugno 2014

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