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COSA CI HA LASCIATO
RAMADAN ?

Anche quest’anno Ramaḍān, come del resto tutti gli anni passati, come all’improvviso, aspettato con ansia, per poter lucrare, durante i suoi giorni di digiuno, le sue notti di veglie di preghiera e le devozioni del tarawīḥ, benefici della generosità di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, se n’è andato all’improvviso, lasciandoci una certa amarezza, subito dopo la festa della Rottura; lasciandoci un rimpianto, di non dover più, quando già era diventato un bio-ritmo della nostra spiritualità e della nostra fisicità, alzarci all’alba per il suhūr, accentuare, durante il giorno il Ricordo di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, più attentamente che negli altri mesi dell’anno, trovare con rinnovato sentimento religioso gli spazi per la recitazione del Sublime Corano, partecipare alle rotture comunitarie del digiuno alla Moschea nel sentimento della fratellanza. Tutto questo, che a un certo punto ci entusiasmava ha avuto termine, non senza una sottile sofferenza e un’ombra di delusione, perché avremmo voluto continuare. A questa situazione abbiamo il dovere di reagire per non perdere i benefici, che abbiamo accumulato durante Ramadàn, per non vedere sfumare i meriti che abbiamo mandato avanti con i nostri riti di adorazione, i nostri digiuni le nostre veglie, le nostre opere di bene, partecipando, con i nostri contributi, anche piccoli, alla costruzione di moschee, nelle quali si loda Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, per l’iniziativa di fratelli, i quali, volonterosi, lavorano fī sabīli-llàh perché la Sua Parola sia più alta. Non dobbiamo abbassare la guardia in questo momento, in cui l’Islàm è sotto attacco, ma mostrare attraverso il nostro comportamento esemplare di costruttori di civile convivenza il volto nobile dell’Islàm nell’ambiente in cui viviamo, nel quale serpeggia malanimo nei nostri confronti, spesso confortato da episodi deplorevoli di elementi isolati, che nella stragrande maggioranza dei casi è dei nostri soltanto di nome. Dobbiamo meritare il soccorso di Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, praticando i digiuni supererogatori del lunedì e del giovedì, quelli dei tre giorni in cui la notte la luna è piena, frequentare la moschea per i riti di adorazione e per le lezioni di recitazione del Sublime Corano, ricordare Allàh, soventemente durante il giorno, con lo spirito di Ramadàn, partecipare agli eventi comunitari, per mezzo dei quali si rafforzano i legami di fratellanza. Non dimentichiamo Allàh, l’Altissimo, perché Egli, rifulga lo splendor della Sua Luce, non ci faccia dimenticare noi stessi, distraendoci dalla consapevolezza che un giorno Lo incontreremo, quel giorno in cui il rammarico di aver trascurato Allàh, non potrà essere di nessuna utilità, ai fini della salvezza dal fuoco.

N.° 207

Shawwàl
1438
Luglio
2017

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