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EMIGRAZIONE
ED EGIRA

il sentimento di fratellanza umana

L’emigrazione è figlia dell’ingiustizia e dello sfruttamento.
La crescita esponenziale del fenomeno migratorio dalle sponde meridionali del Mediterraneo verso l’Europa sta creando gravi problemi alla Comunità europea, che per molti motivi e con diverse motivazioni, si sforza di contenerlo.
I molti motivi e le diverse motivazioni hanno radice nella egoistica rimozione dalla propria coscienza del naturale sentimento di fratellanza umana, per la difesa dell’identità «razziale» dell’eurantropo di pelle bianca dall’invasione della propria terra, madre della civiltà e del progresso, da parte di uomini in grande maggioranza di pelle nera e provenienti dal terzo mondo.
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Un egoismo razzista e sovranista, che ha tutti i connotati di un’ideologia del passato, fondata sul darwiniano concetto della superiorità della razza, alligna nell’Europa di oggi, sulla base di un remoto parallelo con un analogo concetto di superiorità etnica, fondato su un presunto mandato biblico in medio oriente.
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Asserragliati nella Fortezza Europa gli esponenti delle classi dominanti nelle nazioni europee si accordano di usare il contagocce per accogliere gente che fugge dalla guerra e dalla miseria. Fugge dalla guerra sponsorizzata nei paesi di provenienza dei migranti dai fabbricanti di armi e fugge dalla miseria, che è il risultato della rapina e della spoliazione delle ricchezze dei paesi sottoposti al dominio coloniale delle potenze imperialiste dell’ 800, che nella seconda metà del secolo scorso hanno mollato l’osso, continuando, però, a esercitare il loro dominio e il loro sfruttamento attraverso loro «servitori locali» ammaestrati!
Per non parlare della desertificazione progressiva dell’Africa nord occidentale a causa delle monoculture impiantate in loco dalle multi-nazionali, che violentano la bio-diversità con danni incalcolabili per l’ecosistema locale.
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Questa breve panoramica sul fenomeno migratorio attuale e le sue cause, non può non far pensare a chi conosce la storia, che quello che si verifica oggi, si verificò nell’Arabia del VII secolo dell’era volgare, dove si svolsero ben due «migrazioni», delle quali una attuata da un gruppo di abitanti della Mecca ebbe come meta l’impero abissino al di là del mar Rosso [la egira minore] e l’altra effettuata da un gruppo di abitanti della Mecca, che ebbe come meta Yàthrib [l’egira maggiore] nell’anno 622 dell’era volgare.
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L’egira minore ebbe per protagonisti un gruppo di primi musulmani, i quali appartenevano al ceto medio-basso, a causa della persecuzione della classe dominante della Mecca nei loro confronti per motivi religiosi.
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L’egira maggiore, anche essa ebbe luogo per sottrarsi alla persecuzione e quell’evento cambiò il corso della storia dell’umanità. Da essa, infatti, prese avvio una rivoluzione permanente, nel cui vessillo c’è il manifesto sintetico della vera liberazione dell’uomo dal dominio dell’uomo; dominio dell’uomo sull’uomo, che è il perno di ogni sistema di oppressione e sfruttamento.
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Il Manifesto dice che «« nessuno ha diritto di essere padrone dell’uomo, tranne il suo Creatore»»! Ogni rivoluzione terrena ha sempre nella storia delle rivoluzioni attuato la sostituzione del padrone uomo-creatura con un altro padrone uomo-creatura. La rivoluzione dell’Islàm sostituisce alla parola della creatura la Parola del Creatore.
Alla Mecca gli esponenti della classe dominante compresero il Messaggio e, quindi, sentendo minacciato il suo potere mise in atto un piano di repressione con violenza crescente, dopo aver tentato di omologare nel suo sistema il vessillifero di questo messaggio, il quale ripose al tentativo di fargli por fine alla sua Missione, dicendo: ««Anche mi metteste in una mano il sole e nell’altra la luna, non ammainerò questa bandiera»» [o come disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria].
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Fu tentato il confino del gruppo degli aderenti al movimento e delle loro famiglie, compresi coloro che non c’entravano con la presa di posizione dei loro congiunti, con l’embargo della vendita di vettovaglie, per cui ci fu sofferenza per fame, essendo il contrabbando di cibo limitato dall’occhiuta sorveglianza degli oppressori della classe dominante.
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Per sottrarsi alla persecuzione il gruppo dei fedeli si mise in viaggio attraverso il deserto con il sole cocente, portando quello che avevano indosso e con poco cibo e poca acqua verso l’oasi di Yathrib, dove vennero accolti a braccia aperte.
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Chi si sottrae con la migrazione alle devastazioni delle guerre ai massacri, agli spargimenti di sangue innocente, alle privazioni alimentari, ai pericoli quotidiani di perdere la vita per bombardamenti e per mancanza di bende e di medicinali e di energia elettrica per far funzionare strumenti per eseguire interventi chirurgici, alla fame per mancanza di rifornimenti ha diritto all’accoglienza, per lo sperabilmente non morto sentimento di fraterna solidarietà umana.
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Chi si sottrae alla penuria di beni, alla disoccupazione, alla mancanza della possibilità di soddisfere le più elementari esigenze richieste dal rispetto della propria dignità umana, ha diritto di asilo da parte di chi è nato in quella parte del mondo, che si è arricchita in passato e continua ad arricchirsi sfruttando i paesi ex coloniali.
Disse un sapiente: «« Allàh ama la casa nella quale abbondano gli ospiti. Quanto è bella una casa aperta agli ospiti e agli anziani. Su quella casa piovono la misericordia e le benedizioni del cielo. Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria disse: ««Quando Allàh ama un popolo, manda loro un regalo»». Chiesero: «Che regalo?». Rispose: ««l’ospite!....» o come disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria.
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Disse il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria: ««I Musulmani per la fratellanza che li lega sono come il corpo! Quando una parte del corpo duole, tutte le altre parti del corpo soffrono, partecipando al dolore della parte dolente con la febbre e l’insonnia. Così i Musulmani!»» [o come disse in tal senso, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria].
Disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria: «« Siamo tutti fratelli, perché tutti siamo figli di un unico padre, Adamo, su lui la Pace, che Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, creò dalla polvere»» [o come disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria]. Per questa fratellanza è dovere di ciascuno di noi di solidarizzare con i nostri fratelli in difficoltà che fuggono dalla fame e dalla guerra che sono le figlie gemelle dell’ingiustizia e dello sfruttamento.

N.° 215

Muhàrram 1441
Settembre 2019

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