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Palmira

Dice Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, all’inizio dell’ayah 9 della Sura Trentesima del Sublime Corano – la Sura dei Bizantini (Sūratu-r-Rūm):
“Non viaggiano essi sulla terra? Non vedono qual fu la fine di coloro (che esistettero) prima di loro?...
Anche in altre sure Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, pone la stessa domanda, dalla quale si può capire che in essa si riferisce all’esistenza di ruderi, di tracce e vestigia di presenza umana, che devono servire da monito per i viventi che tutto ciò che è sulla terra è destinato a perire e che una fine disastrosa hanno in particolare coloro i quali indirizzano il loro culto di adorazione ad altri che Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce. Fino a non molti anni or sono erano “in vita” le sculture giganti di Buddah in Afghanistan, testimonianza di un culto diretto ad altri che Allàh e l’Afghanistan appartiene a un’area geografica del mondo che da secoli fa parte dell’Islàm ad opera delle prime generazioni di Musulmani. Mai a nessun Musulmano, per più di un millennio, era venuto in mente di distruggerli. L’idea è venuta ai Talebani e lo hanno fatto a colpi di cannone. Una cosa analoga è avvenuta qualche settimana fa in un’area che fu delle prime aree della terra, liberate dal dominio di Bisanzio, la capitale di un impero fondato sul principio del “dominio dell’uomo sull’uomo”. Furono i primi Musulmani, educati all’Islàm dall’Insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, a liberare la Siria, ash-Shām, e in Siria c’era Palmira [nome grecizzato dell’originario nome semitico Tadmur], della quale ancor oggi restano vistose vestigia. Quanti fino all’altro ieri erano a conoscenza dell’esistenza di Palmira? Fatta eccezione per gli archeologi e i cultori di archeologia e studiosi della storia del mondo antico di sicuro nessuno. Ma oggi Palmira, la città fantasma, sconosciuta alle masse video-dipendenti è balza alla ribalta degli schermi televisivi grazie alla demolizione con cariche di dinamite, fatte brillare da miliziani dell’ISIS, di un edificio di culto dell’ormai sepolto politeismo, dominante nell’area in epoca pre-islamica. L’operazione è stata, sicuramente, programmata dalle oscure forze del male, che si nutrono di odio contro l’Islàm, le quali per offrire materiale visivo idoneo a suscitare orrore hano anche ordito la decapitazione di Khaled Asaad, 82enne, studioso di antichità e capo del sito archeologico di Palmira per oltre mezzo secolo, e il vilipendio della sua salma con conseguente vilipendio dell’ISLAM. La distruzione del Tempio del dio Baalshāmin, il Signore di Shām [nome semitico della Siria] è stata programmata da chi se ne intende nel fatto di manipolare l’opinione pubblica, orientandola verso atteggiamenti di rifiuto dell’Islàm, per il fatto che la distruzione delle rovine di Palmira, che sono state dichiarate “patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO viene fatta passare come minaccia al Colosseo, ai Musei vaticani, al Duomo di Milano con la folla di statue ai vertici della sue guglie.

E poiché il saper non è mai troppo, e l’imparar non è mai tardi, facciamo qualche flash su Palmira. Palmira [forse qualche vetero-comunista avrà collegato a Palmira il nome, del migliore, il Compagno segretario del PCI Palmiro Togliatti, eminenza politica del secolo scorso] è il nome di un’antica città del vicino oriente, in Siria. Essa era una tappa delle carovane, che attraversavano il deserto e la sua ricchezza derivava proprio dal commercio carovaniero. Nei primi secoli del primo millennio fu dominio romano, benché lasciata regno indipendente, cuscinetto tra l’impero Romano e quello persiano; la sua cultura fu influenzata da quella greca e persiana e, naturalmente, i suoi abitanti erano idolatri e adoravano divinità del pantheon mesopotamico e arabo, prima dell’avvento dell’Islàm, Una loro regina, la quale si chiamava Zenobia [Zàynab] si ribellò a Roma, ma venne sconfitta e la città nel 273 dell’era volgare fu distrutta dall’imperatore Aureliano. Le sue rovine durano da allora fino ai nostri giorni e sono un sito archeologico, disabitato, in quanto gli abitanti del villaggio che era in loco vennero trasferiti altrove dai Francesi nel 1932, durante il periodo dell’amministrazione mandataria affidata dalla Società delle Nazioni alla Francia nel dopo-guerra del primo conflitto mondiale.
L’ISLAM non ha nulla a che fare con quanto sta accadendo nel Vicino Oriente, cioè in Asia Occidentale, ad opera del sedicente Califfato, che è figlio di un progetto a lungo termine di annientamento dell’Islàm, iniziato dalle forze oscure del male con la soppressione nel 1925. Chi parla e scrive usando l’espressione Califfato Islamico, anche se aggiunge, qualche volta il palliativo “sedicente”, incita, volente o nolente, all’odio di religione e perciò ogni Musulmano ha il dovere di far conoscere l’Islàm, perché chi ha conoscenza di cosa è l’ISLAM parteciperà, sempre se Allàh vuole, alla esecrazione di quei fatti delittuosi, che vengono pubblicizzati, non già per il diritto alla conoscenza, ma per promuovere sentimenti di esecrazione dell’Islàm, religione di pace, e dei Musulmani, gente pacifica.

N.° 193

Dhu-l-higgiah
1436
Settembre 2015

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