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LA MOSCHEA
AL-ÀQSĀ

La Moschea al-Àqṣā è menzionata nel Sublime Corano nell’àyah 1 della sura XVII al-isrā‹ la Sura del viaggio notturno.
L’àyah recita: Nel nome di Allàh Sommamente Misericordioso il Clementissimo. Incondivisa è la divinità di Colui, il Quale, in una notte, fece viaggiare il suo servo dalla Sacra Moschea [al-masǧid al-Ḥarām] alla Moschea Remota [al-masǧid al‑àqṣā] - della quale benedicemmo i dintorni - per mostrargli alcuni nostri segni. In verità, Egli è l’Audiente, l’Osservatore.
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Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, in diverse occasioni raccontò al-isrā‹ wa l-mi’rāǧ [il suo viaggio nottetempo dalla Mecca a Gerusalemme, da Gerusalemme alla Presenza di Allàh e ritorno alla Mecca]. I racconti del Profeta, Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, furono trasmessi oralmente dai primi che li udirono e giunsero all’epoca dei raccoglitori del Hadìth, che li misero per iscritto.
La Moschea al-Àqṣā [la parola Moschea significa luogo della prosternazione che è la postura più importante nella cinematica del rito di adorazione in quanto essa comporta l’appoggiare la fronte per terra] fu edificata quaranta anni dopo l’edificazione della Nobile Kà’bah nella valle di Bàkka nella grande Penisola (che sarà in seguito chiamata Giazīratu-l-‘àrab = Penisola degli Arabi)] da parte del profeta Ibrāhīm e di suo figlio Ismā‛īl, su ambedue la pace); a edificarla [la Moschea al-Àqṣā] fu il profeta Ibrāhīm con l’altro suo figlio Isḥāq, su ambedue la pace.
Nell’anno 1099 la Città Sant­a, musulmana da 461 anni, viene espugnata dai Crociati, i quali massacrarono tutti i Musulmani e alcun­e migliaia di Ebrei, che vivevano in città, grazie alla protezione accordat­a dall’Islàm agli appartenenti alla Gente del Libro. Particolarmente esecrabile fu il massacro di vecchi, donne e bambini, che, in numero di circa diecimila si erano rifug­iati nel Ḥàram Sharīf attorno alla Cupola della Roccia e nella moschea al-Àqṣā, sperando nel rispetto da parte dei crociati del diritto di asilo riconosciuto a tutti i luoghi religiosi.
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Ecco il racconto di un testimone oculare della carneficina: “Si vedevano nelle strade e nelle piazze mucchi di teste, di mani, di piedi. Fanti e cavalieri si aprivano la strada attraverso i cadaveri. Ma tutto ciò è ancor poco. Nella Cupola della Roccia e nel Portico di Salomone si cavalcava nel sangue fino alle ginocchia e alle briglie del cavallo”.
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Il dominio crociato in Terra Santa non durò più di cento anni. La Moschea al-Àqṣā venne chiamato Tempio di Salomone e fu destinata a reggia del Re di Gerusalemme, ma, dopo che fu terminata la costruzione del palazzo reale presso la Porta di Giaffa, venne assegnata dal re ai Cavalieri Templari, che stabilirono in essa il loro quartier generale, fino a quando vennero sloggiati da Salāḥu-d-Dīn, il quale dopo avere purificato con ettolitri di acqua di rose l’edificio, rimosso la croce dalla cupola e averlo riportato alla sua funzione di moschea, la dotò con uno stupendo minbar ligneo, il cui destino era quello di essere distrutto 782 anni dopo dalle fiamme appiccate alla Moschea il 21 agosto del 1969 da un turista estremista ebreo, australiano, di nome Michael Denis, ha appiccato il fuoco nella moschea al-Aqsa nell’interesse del potere sionista; la qual cosa non è improbabile dato che ci fu un enorme ritardo nell’intervento dei vigili del fuoco, che giunsero quando gli abitanti [musulmani] della Città Vecchia di Gerusalemme già erano all’opera per spegnere il fuoco con secchi d’acqua portati a mano. Il fuoco, nonostante gli sforzi raggiunse l’interno della moschea e oltre a bruciare il pulpito di Saladino bruciò anche parte del tetto. Da allora numerosissimi sono stati gli episodi di aggressione e di dissacrazione perpetrati contro il Ḥàram Sharìf e contro la moschea Al-Àqṣā, che fu la prima Qiblah [punto geografico di orientamento nel rito di adorazione] del Mondo Musulmano.

N.° 194

Muhàrram
1437
Ottobre
2015

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