LA LETTERA
DI SALMĀN
AD ABŪ DARDĀ‹
Che Allàh, l’Altissimo,
di ambedue si compiaccia
Quando Salmān, che Allàh si compiaccia di lui, venne liberato dal Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, dalla condizione servile, in cui si trovava, fu dal medesimo affratellato ad Abū Dardā‹, che Allàh si compiaccia di ambedue [vedi a pag. 14 la scheda di Salmān]. Dopo la morte del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, Abū Dardā‹, che Allàh si compiaccia di lui scrisse a Salmān, che Allàh si compiaccia di lui, invitandolo ad andare nella Terra Santa. Salmān, che Allàh si compiaccia di lui, rispose, scrivendogli:
“La terra non fa santo nessuno! È la linea di condotta che fa l’uomo santo. Mi è stato fatto capire che tu sei stato fatto <medico>, per cui se sei in grado di far guarire da una malattia, questo è un bene per te: però se uno non è medico e ciò nonostante si mette a praticare la medicina, può mandare all’altro mondo qualcuno e così andare all’Inferno”.
Abū Dardā‹ che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fece tesoro della lezione che Salmān, che Allàh si compiaccia di lui, e la mise in pratica. Questa lezione dovrebbero mettere in pratica tutti coloro che rilasciano pareri legali, facendo interpretazioni personali dei testi senza averne l’autorità.
L’interpretazione o la comprensione dei testi allo scopo di dare il proprio parere su un argomento o di emettere una sentenza giudiziaria è dominio esclusivo di sapienti competenti in materia secondo le quattro Scuole Teologico-giuridiche.
Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse: “Chi si affretta a dare pareri si affretta verso l’Inferno [o come disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria]”.