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IL MARTIRIO
DI ALEPPO

La nostra amata Siria è oggi un campo di battaglia dove la ribellione a un governo tirannico, nata in forma pacifica con spontanee manifestazioni popolari di piazza dove la gente si è radunata per protestare contro la violenza poliziesca, ha innescato una spropositata repressione del potere talmente feroce contro i manifestanti, da provocare l’insurrezione armata. Anche Aleppo è stata teatro di proteste pacifiche, che la brutale repressione ha trasformato in insurrezione anti-governativa e Aleppo, per la maggioranza sunnita della sua popolazione si è trasformata in un punto chiave della rivolta contro il potere, che è tutto nelle mani della minoranza alauìta, una frazione dello sciismo [lā ilāha illā Bashār], che detiene il potere da quando esso è concentrato nelle mani della famiglia Assad e del partito Ba’ath di matrice comunista nella formula del socialismo arabo.
Il regime dell’attuale Presidente, eletto con maggioranza, cosiddetta bulgara, ha permesso la formazione di milizie combattenti, trasformatesi poi nell’ISIS, per contrastare la autentica resistenza. Mentre le forze armate ufficiali stanno rendendo la Siria un deserto, con una marea di profughi che abbandonano le macerie delle loro case, distrutte dai bombardamenti dell’aviazione, i cui piloti sono tutti alaouiti e dai cannoneggiamenti dell’esercito, i cui quadri e le cui truppe sono anch’essi tutti di fede alaouita.
Nel conflitto multilaterale è entrata, direttamente, anche la Russia di Putin con truppe scelte di terra e con l’aviazione a sostegno dell’alleato al potere, per garantirsi il mantenimento dell’unica base navale nel Mediterraneo, che è in Siria. I ribelli contro la tirannide sono arroccati in Aleppo e la difendono con le unghie e con i denti contro la sete di sterminio che anima da sempre il potere alaouita nei confronti della presenza sunnita maggioritaria.
Aleppo, considerata un tempo “il gioiello della Siria” è ridotta a una distesa di macerie e anche a un cumulo di macerie è stato ridotto il minareto della Grande moschea dell’11° secolo. Aleppo resiste eroicamente alle soverchianti forze del regime, che la stanno accerchiando, ed è disposta al martirio per affermare la propria libertà e dignità umana.
Il mondo sta, ignobilmente, a guardare dalla finestra televisiva il massacro della popolazione e la distruzione degli abitati in Siria e la marea di profughi che in circa 2 milioni hanno cercato e cercano scampo alla morte fuori dai confini della Siria martoriata in Turchia e in Giordania e molti di loro trovano la morte nel mare nel tentativo di entrare in Europa per salvarsi da essa. Che Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, salvi la Siria dei tentacoli diabolici dei suoi nemici. Amīn
ḤÀLAB – ALEPPO
Un profilo storico
dal III millennio a.C. al 2005
Aleppo è una delle più antiche città del Pianeta. Il suo nome è menzionato in testi egizi dal 2000 avanti l’era volgare. Nel sito della famosissima “cittadella medioevale”, che ancora domina l’area ed è stata per secoli un baluardo difensivo inespugnabile, sono state rinvenute tracce archeologiche di un tempio, databili alla fine del terzo millennio avanti Cristo. La città fiorì sotto il profilo politico ed economico durante il 18° secolo a.C. come capitale del regno di Yàmkhal, fino a quando venne in potere degli Hittiti. Molto più tardi ella divenne una città importante nel periodo ellenistico e un punto chiave per il commercio tra occidente e oriente. A suo tempo entrò a far parte dei domini medio-orientali di Roma, diventando un prospero centro nevralgico per il traffico carovaniero sotto la dominazione di Bisanzio. Nel 636 venne liberata dal dominio bizantino dai Musulmani e circa 80 anni dopo, sotto il califfo Omayyade Sulaymān, venne edificata la sua Moschea Giāmi’. Nel 10° secolo miladico divenne la capitale di un emirato di cui erano signori gli appartenenti alla dinastia degli Hamdanidi in un periodo burrascoso perché per il controllo di essa e della regione combatterono Bizantini, Crociati, Fatimidi e Selgiukidi. Solo alla metà del 12° sec. Aleppo si riprese e poi, sotto il governo della dinastia deli Ayyubidi, fondata da Saladino nel 13° secolo, godette di un lungo periodo di grande prosperità e di espansione, ma tutto questo ebbe termine nel 1260, quando Aleppo fu conquistata dai Mongoli. Nel 1348 la città soffrì un’epidemia e un attacco devastante da parte di Tamerlano nel 1400. Nel 1516 il sultano turco ottomano Selim I batte proprio a nord di Aleppo i Mammalucchi cancella dalla storia l’Impero Mammalucco, che al Cairo dava protezione ai Califfi Abbasidi, da quando Baghdàd venne distrutta dai Mongoli nel 1228, riceve dall’abbaside in carica, Mutawàkkil III le insegne del Califfato, che passa ai Sultani Ottomani. Aleppo entra a far parte dell’impero ottomano, diventa la capitale della sua provincia ed emerge come punto d’incontro del commercio tra l’oriente e l’Europa. Il ruolo di Aleppo come centro di traffico declina sul finire del 18° secolo e viene ulteriormente indebolito quando Francia e Inghilterra tracciano i confini settentrionali della Siria moderna, che la tagliarono fuori dal sud della Turchia e dal nord dell’Irāq e come colpo di grazia la perdita del porto di Alessandretta, ceduto alla Turchia nel 1939. A seguito dell’indipendenza della Siria la città ha avuto un notevole sviluppo industriale entrando in competizione con Damasco, la capitale, e l’espansione demografia è stata colossale, passando da 300,000 abitanti a 2,300.000 nel 2005. La popolazione di Aleppo è costituita principalmente da musulmani sunniti, molti dei quali sono Arabi, ma ci sono anche Curdi e Turcomanni. C’è anche una forte presenza di cristiani in Siria, come pure ci sono molti Armeni, nonché comunità sciite e alawìte.

N.° 198

Shabàn
1437
Maggio
2016

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