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COME SI PASTEGGIA

Posate e dita è lo stesso poiché non esiste nessuna indicazione che vieti l’uso delle posate. I piatti o altri contenitori possono essere usati, ma il grande piatto comune è favorito in quanto mote sono le esortazioni dirette a favorire la condivisione. Del resto il mangiare da soli non è la cosa migliore, il che vale a dire che si deve darsi da fare per mettersi in diversi commensali attorno al piatto comune, alla luce del principio che “quando ce n’è per due, ce n’è per tre e così via… Attorno al piatto comune si svolge una lezione di iḥsān, l’io si eclissa. Nel nome di Allàh è più importante di noi stessi. Dopo che tutti hanno lavato le mani il più anziano dei commensali attorno al piatto inizia a mangiare e dopo di lui tutti i commensali incominciano a mangiare il cibo davanti a ciascuno di loro dal bordo verso il centro del grande piatto, prendendo delle piccole quantità con il pollice e l’indice della mano destra, a mo’ di pinza per portarle alla bocca. Il boccone ha da essere masticato e il bolo mandato giù prima di servisi di nuovo. Niente ingordigia!. Arrivato al centro del piattone, dove troneggia la carne essa viene, generalmente, fatta a pezzi dal più anziano dei commensali, il quale ne mette dei pezzetti davanti a ciascuno di essi al bordo del piatto, sul quale è di rigore non lasciare avanzi. A questo punto ci si può leccare lentamente le dita e poi asciugarsele e questo non s’ha da fare mai prima. Il piatto viene rapidamente tolto dalla tavola per essere rimpiazzato da quello del dessert. Quando esso è costituito da della frutta, la disposizione di essa è fatta in modo da favorire la spartizione. Ciascuno dei commensali prende un frutto, lo sbuccia e dopo averlo tagliato a pezzetti, rimette i pezzetti dentro il piatto, non prendendo la sua parte se non dopo. La bevanda è servita incominciando da destra da uno dei commensali, che si servirà per ultimo.
È raccomandato di bere in piccoli sorsi, preferibilmente tre, senza soffiare nel proprio bicchiere, né sugli alimenti caldi. Non s’ha da mangiare a crepapelle, ma terminare il pasto con ancora un po’ di appetito. Infine ci si lavano le mani, dopo di che si beve il thé o il caffè e si sta insieme conversando per tutto il tempo che la disponibilità di ciascuno permette. Il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse. “Non è musulmano, colui che mangia fino alla sazietà, sapendo che il suo vicino è a stomaco vuoto, senza offrirgli qualcosa da mangiare [o come disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria]”.

N.° 198

Shabàn
1437
Maggio
2016

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