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Ràgiab, settimo mese
dell’anno lunare

Dal 20 di aprile 2015 ha avuto inizio il mese di RÀGIAB, il settimo mese dell’anno lunare [egiriano], uno dei quattro mesi sacri,  già venerato dagli Arabi della giahilìyah, cioè nell’epocache precede l’era musulmana, l’Egira. In questo mese sacro le Tribù della Penisola rispettavano scrupolosamente una tregua d’armi, astenendosi dal combattersi a vicenda. In questo mese ebbe luogo, nella notte del giorno 27, l’evento miracoloso, al quale accenna Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, nella prima àyah della Sura XII del Sublime Corano, intitolata àsra (fece viaggiare), quando dice: 

Incondivisa è la divinità di Colui, che, in una notte, fece viaggiare il suo servo dalla Sacra Moschea alla Moschea al-àqṣā [Remota], di cui benedicemmo i dintorni - per mostrargli alcuni nostri segni. In verità, Egli è l’Audiente, l’Osservatore.
In quella notte avvenne il miracolo riassunto in tre parole: al-Isrā‹ wa l-mì‛rāǧ, che si può tradurre con l’espressione “il viaggio notturno e l’ascensione”. Infatti, nel corso di quella notte benedetta, a partire dal calar delle tenebre fino all’alba, il profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, fu fatto essere protagonista di uno dei Miracoli dell’Onnipotenza divina: Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, trasportò “il Suo servo” dalla Moschea Sacra della Mecca alla Moschea Remota di Gerusalemme, la Città Santa, Bàytu-l-Màqdis, da cui, poi, dopo averlo fatto ascendere alla Sua Divina Presenza, lo riportò, prima dell’alba, alla Mecca. Fu in quella notte benedetta, che il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, giunto alla Divina Presenza, ricevette il Comandamento dell’esecuzione quotidiana di cinque riti di adorazione.
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L’obbedienza a questo comandamento divino è fondamentale nella vita quotidiana di chi crede nella paternità divina del Sublime Corano e nella Missione apostolico-profetica di Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, perché è l’esecuzione del rito d’adorazione, che distingue da ogni altro uomo il Musulmano. E ciò perché l’esecuzione del rito, all’inizio del tempo in cui è prescritto, ravviva in lui la consapevolezza della propria identità islamica e lo preserva dal compimento di cattive azioni e dalla trasgressione. Suggestivo è il paragone fatto in proposito dal Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, per insegnare in forma dialogica ai suoi Compagni l’importanza del rito di adorazione. Egli, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, chiese: “Se un uomo si bagna nel fiume, che passa davanti a casa sua, cinque volte al giorno, gli resta forse addosso del sudiciume?” Risposero, subito, i Compagni, che Allàh si compiaccia di loro: “Certamente, no!”. Disse, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria: “Questo è l’effetto del rito di adorazione!” [o come disse in arabo in tal senso, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria] L’abbandono del rito di adorazione da parte di un musulmano, il quale ritenga che Allàh, l’Altissimo, non ne abbia bisogno, significa la sua uscita dall’Islàm, perché nel diario dell’uomo, tenuto dagli angeli scrivani il primo articolo delle azioni, che verrà preso in esame nel Giorno del Rendiconto sarà il rito di adorazione e se l’esame sarà negativo, ne saranno terribilmente negative le conseguenze. Quando i principali esponenti della classe dirigente meccana, ai quali il Profeta [che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria] aveva raccontato il Miracolo, si rivolsero a Abu Bàkr, che Allàh si compiaccia di lui, dicendogli che il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, aveva cercato di dar loro da bere di essere stato in una notte a Gerusalemme e di aver fatto ritorno alla Mecca, prima dell’alba, egli rispose: “Io sono fermamente credente che Allàh, l’Altissimo, gli parli, per cui non ho difficoltà a credere, che quello che egli ha detto sia vero! [o come disse in arabo in tal senso]”. Per questa fede il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, gli attribuì l’appellativo di aṣ -Ṣiddīq [il Confermatore della verità].
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Durante questo mese il Profeta (che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria) frequentemente innalzava ad Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, una invocazione speciale:
Allāhùmma, bārik la-nā
fī Ràǧaba wa Sha’bāna
wa bàlligh-nā Ramḍān!
O Allah, fa’ scendere su noi la Tua Benedizione nei mesi di Ràgiab e Sha’bān e facci giungere fino a Ramadàn”.
IL DIGIUNO IN RAGIAB

Il mese di Ràǧab – il settimo mese del calendario egiriano [lunare] è il secondo mese sacro dell’anno, il primo in ordine di tempo essendo Muhàrram [il primo mese dell’anno] e il terzo e il quarto, essendo, rispettivamente dhu-l-qà’da e dhu-l-Hìggiah [l’undicesimo e il dodicesimo mese dell’anno]. In questi mesi il digiuno super-erogatorio è raccomandato. Il Digiuno privilegiato per merito dopo quello di Ramadàn, che è un digiuno fàrḍ, vale a dire obbligatorio, è quello fatto in Muhàrram, in Ragiab [negli altri due mesi sacri: dhu-l-qà’da e dhu-l-Hìggiah e in Shà’bàn.

N.° 191

Ràgiab
1436
Maggio 2015

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