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Chi è il Profeta*?

Esiste un libro, scritto qualche decennio dopo la fine della missione apostolico‑profetica del Messia/Cristo, Gesù figlio di Maria, che si intitola IL VANGELO SECONDO GIOVANNI.

Nel prologo di questo libro c' è scritto: "Ci fu un uomo mandato da Dio, il cui nome era Giovanni (Yàḥyā)…".

Nel primo capitolo di esso si legge: "Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei di Gerusalemme mandarono a lui sacerdoti e leviti per domandargli: "Chi sei?".

Egli confessò e non negò. Disse: "Non sono io il Cristo (MESSIA‑MASĪḤ)".

Gli domandarono: "Chi sei, dunque? Sei ELIA?".

Rispose: "Non lo sono!".

"Sei il PROFETA?". "No".

Chi riflette su questo dialogo non può non prendere atto che i Giudei di Gerusalemme, al tempo di Gesù, credevano che sarebbero comparsi tre personaggi ben precisi: il MESSIA, il profeta ELIA e un terzo personaggio che essi chiamano IL PROFETA.

Dal documento di questa credenza giudaica risulta che Giovanni rispose negativamente a tutte e tre le richieste.

Il MESSIA non era lui, ma suo cugino [Gesù il figlio di Maria] e per questo negò; non era nemmeno ELIA, perché Elia "era già venuto e [i Giudei] non se ne erano accorti (come viene messo in bocca a Gesù in un altro racconto romanzato della sua vita)".

Chi era dunque IL PROFETA atteso dai Giudei, se non il PROFETA MUHAMMAD, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria? Da numerosi testi si può ricavare senza la minima incertezza che, veramente, il PROFETA, la cui venuta era attesa dai Giudei era Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, e, scritturalmente, sono infondate identificazioni diverse del PERSONAGGIO giovanneo definito IL PROFETA.

In Deuteronomio, 18, 18/19 [indicazione di facile memorizzazione] si legge, messo in bocca a Dio una informazione data a Mosé: "Susciterò per loro [i Giudei, discendenti dei figli di Giacobbe figlio di Isacco figlio di Abramo] di mezzi ai loro fratelli [gli Arabi, discendenti di Ismaele, figlio di Abramo e fratello di Isacco] un profeta come te [come Mosé]; e, in realtà metterò le Mie Parole sulla sua bocca [il Sublime Corano, Parola di Allàh] ed egli, per certo, pronuncerà loro [ai Giudei, figli di Israele] tutto ciò che io gli comanderò; (19) e deve accadere, che l'uomo, il quale non avrà ascoltato le Mie Parole [il Sublime Corano], che egli [il Profeta suscitato in mezzo agli Arabi] avrà pronunciato nel mio Nome [Bismi‑llàhi], Io stesso gliene chiederò conto [nel giorno del giudizio]".

Non vi può essere alcun dubbio che nessun Arabo della storia ha raggiunto una levatura tale, da essere paragonabile a Mosè, tranne il profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria.

A ogni buon conto l'interamente informato in argomento è Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce.

N.° 175

Dhu-l-Higgiah 1433
Ottobre 2012

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